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di Federica Cravero per “la Repubblica”
Da due giorni non avevano più la scorta gli italiani rapiti in LibiaAvevano sempre avuto una scorta armata, ma negli ultimi giorni gli era stata tolta, Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due italiani rapiti ieri in Libia. La notizie trapela da fonti vicine all'azienda per la quale lavorano, la Con.I.Cos di Mondovì, in provincia di Cuneo. "Non si capisce il motivo per cui si sia deciso di togliere l'appoggio di guardie armate ai tecnici, ma sembra che la scelta sia stata fatta perché la zona veniva ormai ritenuta sicura".
"Li hanno fermati in mezzo alla strada, nel deserto. Probabilmente hanno visto un'auto ferma e hanno rallentato pensando fosse in panne...". A raccontarlo è Pier Luca Racca, che per dieci anni ha lavorato in Libia, anche al cantiere dell'aeroporto di Ghat, e che conosce i due italiani rapiti con i quali ha anche lavorato. "Ho parlato con un nostro referente libico, è stato lui a raccontarmi queste cose", spiega l'uomo, che nel 2014 è tornato a vivere a Mondovì, dove ora gestisce una edicola.
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"In Libia non era più come una volta - spiega - così dopo dieci anni abbiamo deciso di tornare a casa. Ho provato a chiamare alcuni colleghi che sono ancora là, ma il telefono neppure squilla..."
Intanto arrivavano le prime reazioni dei familiari di uno dei rapiti, Bruno Cacace. "Potete immaginare come mi sento, non so nemmeno più come mi chiamo" dice la sorella Ileana. E' stata una notte di angoscia a villa Primula, la casa a due piani di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, dove vive la famiglia di Cacace. Nell'abitazione ci sono anche l'anziana madre, Maria Margherita Forneris e il fratello gemello del tecnico della Con.I.Cos.,Claudio.
"Il loro dolore è il nostro", dice il sindaco del paese, Gian Paolo Beretta, che questa mattina si è recato di buon ora a far visita alla famiglia Cacace. "Conosco bene Bruno e tutti i suoi parenti - aggiunge il primo cittadino -. Siamo una piccola comunità e ci conosciamo tutti. Bruno lavora in Libia da molti anni, conosce la lingua e la cultura di quei posti e spero che questo l'aiuti a tornare presto".
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