DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Massimiliano Peggio per "La Stampa"
«Per il crack faresti qualsiasi cosa. Ti toglie ogni freno. Basta prenderlo una volta e ne diventi dipendente per sempre. Io non volevo prostituirmi, ma alla fine ci sono rimasto invischiato, perché vuoi la droga, non ne puoi fare a meno, e fai di tutto per averla. Sono arrivati anche a portarmi il crack a casa, o in ospedale, mentre ero ricoverato, pur di non lasciarmi andare. Ero diventato il loro gioco erotico».
Ricatti sessuali, droga, festini in case di lusso nel centro di Torino. Pusher che «segnalano» a facoltosi imprenditori giovani alla deriva, disposti a prostituirsi in cambio di dosi di crack. «Se vai in quelle case trovi droga a volontà». Un mondo sommerso che raggiunge altre terrazze, che ricordano quella milanese dell'imprenditore Alberto Genovese, accusato di aver stuprato una diciottenne durante un party. Cambia però il contesto della città, Torino.
Ci sono ragazzi giovanissimi, tossicodipendenti adescati in strada, con un passaparola tra spacciatori che prenderebbero compensi per ogni segnalazione. Così si sarebbero organizzati incontri omosessuali, festini per pochi invitati, anche durante i periodi di lockdown dello scorso anno. Fotografie con bottiglie di Champagne, piatti e cofanetti pieni di droga.
A svelare questo mondo di violenze all'inviato delle Iene Luigi Pelazza e alla Stampa è un venticinquenne torinese, Paolo. Nei giorni scorsi, dopo essere stato intervistato, ha presentato un'articolata denuncia ai carabinieri ed è entrato in una comunità di recupero. «Voglio ricostruirmi una vita» ha detto.
In questa storia, nel ruolo di predatori sessuali, ci sarebbero due imprenditori, di cui uno già incappato anni fa in una vicenda processuale per sfruttamento della prostituzione. Già allora era stato accusato di organizzare festini di questo genere, in un'altra terrazza sfarzosa del centro, adescando ragazzi con la trappola della droga. Un amico dei due uomini, finito nel mirino della Iena Pelazza, inseguito per le vie delle città, durante alcune di queste serate private avrebbe usato la droga dello stupro.
Paolo, in un paio di occasioni, avrebbe perso conoscenza, dopo aver bevuto. «Sì, in alcune circostanze è stato usato il Ghb, la droga dello stupro. L'ho visto con i miei occhi». Usato per poter stordire, per inibire la volontà delle vittime e ottenere così rapporti completi.
«Non ero il solo ragazzo a frequentare quelle case. È stato uno spacciatore marocchino a dirmi che un suo amico gli aveva chiesto di procurargli tossicodipendenti disposti ad avere rapporti omosessuali in cambio di droga. Lui mi ha dato l'indirizzo di uno dei due imprenditori».
Tra le righe del suo racconto, emerge anche un mistero. La morte di un trentacinquenne colto da malore probabilmente durante un festino. L'episodio risale al 3 aprile del 2020, nel pieno della prima ondata di pandemia di Covid. L'uomo è stato soccorso nell'abitazione di uno dei due imprenditori. Ricoverato all'ospedale Maria Vittoria in codice giallo, è morto il giorno seguente.
«Quella morte - spiega Paolo - è avvolta nel mistero. Tanti ne parlano nell'ambiente, anche se non sarà facile scoprire la verità, perché la salma è stata cremata. Probabilmente ai suoi familiari è stata raccontata una storia differente».
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