UBER MAIOR, TAXI CESSAT! – A TORINO PROTESTA NAZIONALE DEI TASSISTI CONTRO LA APP – LA MANAGER DI UBER: “INSULTATA E MINACCIATA, SONO SOTTO SCORTA DA MESI”

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1. TAXI, DA TUTTA ITALIA A TORINO CONTRO UBER

Roberto Giovannini per “la Stampa

 

UBER UBER

Nuova escalation nella guerra tra i tassisti e Uber, la multinazionale globale che sta introducendo in tutto il mondo un’applicazione che trasforma in taxi (e a prezzi ridotti) chiunque possegga un’automobile. Ieri, a Genova, un pronunciamento di un giudice di pace - che ha restituito la patente a un automobilista beccato dai vigili a lavorare con Uber - ha fatto infuriare i tassisti del capoluogo ligure. I quali non hanno saputo far di meglio che prendersela con spintoni e improperi con due cronisti del quotidiano Secolo XIX, che stavano facendo semplicemente il loro lavoro. 

 

Corteo nazionale a Torino

Stamani 2000 tassisti arrabbiati sfileranno con un corteo nazionale a Torino. Città dove ha sede l’Authority di regolazione dei Trasporti, e il cui presidente Andrea Camanzi sembra intenzionato finalmente a dire la sua, e stabilire se in base alle leggi vigenti il servizio offerto da Uber è legale o no. Quel che è sicuro e dimostrato è che fare il driver con UberPop è un lavoro che fa guadagnare una miseria.

tassisti contro i privati di ubertassisti contro i privati di uber

 

La sentenza di Genova

Il giudice di pace di Genova era chiamato a esprimersi sulla richiesta di un driver di Uber nella versione UberPop (quella aperta a tutti) di riavere la patente sequestrata dai vigili per esercizio abusivo della professione di taxista. E ha deciso di restituire al ricorrente patente e libretto. Cosa ci sia scritto nella sentenza non è chiaro: la multinazionale ha fatto sapere che per il giudice di pace Uber non è «un servizio di trasporto pubblico, ma una condivisione volontaria di un’auto privata per esigenze di mobilità all’interno di un social network».

 

I tassisti genovesi - che come i loro colleghi spesso sembrano fare di tutto pur di rendersi impopolari - hanno reagito bloccando a lungo il centro con le loro auto bianche incolonnate. Per placarli c’è voluto il viceprefetto di Genova, che si è fatto dare la sentenza, ha ricevuto una delegazione di tassisti e ha spiegato che: primo, la sentenza del giudice di pace non ha effetti generali sulla legittimità di UberPop; secondo, in realtà l’assoluzione è legata solo alla norma (apparentemente sbagliata) del Codice della Strada su cui si erano basati i vigili. 
 

La decisione del garante

taxitaxi

Vero è che non si può continuare con tanta incertezza e confusione. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ieri ha telefonato al Garante dei Trasporti Camanzi: «Mi ha assicurato - ha riferito - che a brevissimo si pronuncerà sull’argomento». Vedremo come Camanzi - che per il primo pomeriggio aveva convocato i rappresentanti dei tassisti - scioglierà il dilemma. Oggi, alle 9 da piazza Arbarello partirà il corteo che attraverserà le vie di Torino. Arriveranno 2000 tassisti da tutta Italia, presumibilmente arrabbiati e pronti ad accogliere in modo poco urbano la concorrenza. 


 

2. “IO, INSULTATA E MINACCIATA SONO SOTTO SCORTA DA MESI” - LA MANAGER DELLA SOCIETÀ: “NON HO PAURA”

Egle Santolini per “la Stampa

 

«Stai più all’erta, ti vengono in mente certe cose. Ti ritrovi il motorino danneggiato e pensi: sarà un caso?». L’altra settimana a questa donna bionda di 31 anni, general manager di Uber per l’Italia, i tacchi alti «solo perché stamattina sono andata in tivù, ma di solito mi vesto più alla start up», hanno fatto trovare un lenzuolo appeso ai fili della luce, sotto casa, davanti agli occhi di tutti. C’era scritto: «Benedetta Arese Lucini puttana, riceve in...», e poi il suo indirizzo. Si specificava: «Per Maran è gratis» , ed ecco sistemato anche l’assessore al Traffico del Comune di Milano. 
 

BENEDETTA ARESE LUCINI 2BENEDETTA ARESE LUCINI 2

Benedetta, Detta per gli amici, Maledetta per l’ala oltranzista dei tassisti, laurea in economia internazionale alla Bocconi ed esperienze professionali a Londra, New York, San Francisco, Kuala Lumpur, è il bersaglio di chi ritiene un male da combattere il servizio di noleggio con conducente. Una battaglia rude che oggi produce, a Torino, uno sciopero dei taxi di 24 ore, in concomitanza con l’audizione dell’autorità di regolazione dei trasporti.

 

E intanto, al di là di ogni torto e di ogni ragione, nei confronti di una giovane donna che fa il proprio mestiere si sta registrando un attacco che non si può che definire sessista. Ci fosse stato al suo posto un Benedetto, avrebbero usato un epiteto così circostanziato? 
Il risultato è che ora Arese Lucini (antenato patriota recluso allo Spielberg e ava dedicataria dell’ode di Ugo Foscolo «All’amica risanata») è sotto protezione della Digos.

 

Qualche mese fa ha dovuto cambiare casa: «Abitavo proprio sopra una colonnina dei taxi, a marzo hanno cominciato a tappezzarla di poster con la mia faccia, non mi sono più sentita sicura. Ma il salto di livello è stato due mesi più tardi, a un evento organizzato da “Wired”. Quando sono salita sul palco sono scoppiate delle bombe carta e mi hanno lanciato delle uova. Non sono riuscita neppure a cominciare il mio intervento». 
 

BENEDETTA ARESE LUCINIBENEDETTA ARESE LUCINI

È venuta a prendermi sulla soglia, in quest’edificio in zona Tortona, ma poi è rientrata subito in ufficio: «Andiamo a chiacchierare di là, un po’ defilate». Per strada, sul muro, una scritta testimonia che han stanato Uber pure qui: «Gli abusivi violentano i clienti», nota bene al maschile; dentro, in ufficio, un gruppo di ragazzi in felpa e jeans, «il mio team, ha visto come siamo pochi?».

 

Tra loro anche la ragazza con cui Benedetta ha cominciato l’avventura italiana: «All’inizio anche lei era molto esposta, lavoravamo in Rete e arrivavano i primi messaggi violenti, sempre da account fasulli. Non era bello ma pareva una minaccia più astratta».
 

Ha paura? «L’avrei se mi sentissi sola, ma ho molti amici, una famiglia che mi vuol bene e un gruppo che mi protegge. Anche loro sono rimasti sconcertati: di certo hanno avuto molti problemi sui nuovi mercati, ma mai un attacco ad personam come questo. Eppure tutto questo mi rende più forte. Siamo tre sorelle, tutte in giro per il mondo a lavorare. A loro ho detto che devo andare avanti, rimanere qui, perché alle nostre figlie non possa mai più capitare una cosa del genere».

 

tassisti spagnoli in rivoltatassisti spagnoli in rivolta

Pentita di essere tornata in Italia? «Ero all’estero da dieci anni: non nego che mi sarei aspettata un atteggiamento un po’ più evoluto, soprattutto da parte delle nuove generazioni, ma non mi scoraggio. Dopo la Malesia, dove si costruiva tecnologia dal nulla, ho cominciato a pensare che l’avrei fatto più volentieri nel mio Paese. Era giusto tornare a casa». E adesso è in ballo e continua a ballare. Con un rammarico: che «si sia reso impossibile il dialogo. Perché fra i tassisti ci sono tanti che con noi parlerebbero, ma restano isolati e da soli mica ci vengono».