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Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Come dimora, l’androne della stazione di Trastevere. Se fosse un verso ritagliato da una canzone di Venditti, non ci sarebbe niente da aggiungere. In realtà è l’ultimo, estremo, confine cui si è spinta la burocrazia. Grazie a un atto ufficiale compilato con surreale zelo, una senzatetto è obbligata a dormire nell’atrio davanti alla biglietteria e le Ferrovie dello Stato non possono più chiudere gli ingressi di notte. Perché dalle 21 alle 7 quella è la casa di Laura.
Laura, si chiama così la protagonista involontaria di questa storia. La conoscono tutti allo scalo di Trastevere, perché da quasi due anni bivacca con il suo compagno Bruno su un paio di coperte luride in un angolo dell’atrio. Tutti i giorni sono lì, a chiedere l’elemosina, a bere, a volte a spogliarsi, più spesso a picchiarsi tra loro. Laura e Bruno, “invisibili” sotto gli occhi di tutti.
Succede però che il 19 maggio scorso il Tribunale di Roma, “sezione per le applicazioni delle misure di prevenzione per la sicurezza e pubblica moralità”, sottopone Laura, 38 anni, alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Ha dei precedenti, qualche furto, si dice che una volta abbia pure cercato di sfilare la pistola a un finanziere. «Ma non è cattiva, non dà fastidio ai passeggeri», racconta un addetto alle pulizie. Il 24 settembre i carabinieri del Comando di Porta Portese si presentano dalla donna per notificarle l’atto e ed eleggere un domicilio dove essere reperibile ogni notte.
«Androne della stazione», dichiara. Ora, chissà qual era il tono con cui lo ha detto. Forse era il più serio che aveva, perché la sua casa, in fondo, è davvero lì attorno a lei, quel cumulo di coperte, stracci, cartoni di vino da quattro soldi e resti vari di una vita vissuta per terra, in ogni senso. Comunque, il militare non si scompone, e scrive esattamente «androne della stazione di Trastevere» sul verbale. Firma dell’interessata, firma del verbalizzante. Timbro.
Per questo pezzo di carta, probabilmente non ancora arrivato al magistrato o forse finito in fondo alla pila di altri pezzi di carta sulla sua scrivania, le Fs non possono più chiudere lo scalo, come avevano deciso di fare dal 6 ottobre (da mezzanotte alle 4 di mattina), proprio per motivi di sicurezza: girano personaggi strani, c’è un po’ di spaccio. Meglio spegnere tutto per qualche ora.
Una settimana fa però il metronotte incaricato, durante il giro di verifica per assicurarsi che nessuno fosse rimasto dentro, si è trovato di fronte a Laura e al suo provvedimento di sorveglianza. Quindi ha dovuto lasciare le porte a vetri aperte.
«In tanti anni di carriera — spiega Franco Fiumara, direttore della protezione aziendale di F. S. — non mi era mai capitato che qualcuno scegliesse come domicilio un atrio di una stazione. Non possiamo chiuderla dentro, perché sarebbe sequestro di persona. E nemmeno la possiamo cacciare, perché violeremmo la misura disposta dal Tribunale». Così F. S. ha fatto istanza urgente all’autorità giudiziaria «per individuare in tempi celeri altri indirizzi».
Laura ieri non era interessata più di tanto alla questione. «Vaffanculo giornalista...», si è limitata a dire, mentre, completamente ubriaca, un calzino sì e uno no, sedeva sulla sua coperta sudicia. Poche ore prima si era picchiata a sangue con un’altra “invisibile” che vive in un magazzino vicino. Ora è Bruno che le dà qualche schiaffo, dopo l’ennesima visita di controllo di carabinieri e polizia. L’uomo si alza e se ne va, urlando qualcosa di incomprensibile. Lei piange, si tira su, si arrotola una sigaretta, e poi corre dietro al suo amore sgangherato tra i binari. Nella stazione di Trastevere, la sua dimora dalle 21 alle 7.
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