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Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
Tanta paura, ma nessun crollo né ferito. Eppure la «botta», come la chiamano lungo la riviera del Conero, è stata davvero forte e lo spavento ha attraversato la quindicina di comuni che stringono come una cintura il promontorio anconetano. «Tremavano le vetrate in salotto, le scosse erano violente e sembravano non finire più, abbiamo preso in braccio nostra figlia Giulia di tre anni e siamo corsi in giardino, ma dopo il panico ci siamo accorti non era caduta a terra neppure una tegola del tetto».
Ciò che è accaduto a Gianni Riccobelli e Caterina Coltorti nella loro villetta di Loreto, cittadina-epicentro del sisma, è la sintesi della notte della grande paura senza danni nelle province di Ancona e Macerata. Il modello marchigiano antisismico ha retto anche stavolta come era già accaduto il 29 settembre del 2009. Segno inequivocabile che qui si è ricostruito meglio che altrove. Un'urbanizzazione orizzontale, tra palazzine bifamiliari, paesi che sono un'estensione modernizzata della tradizionale mezzadria, zone a bassa densità abitativa.
«Non si è risparmiato sul cemento armato, abbiamo fatto tesoro dei gravi terremoti del 1972 e del 1997, ci siamo riboccati le maniche e abbiamo tirato su case più solide - sintetizza Alessio Angeloni, impiegato di Osimo -. Molte abitazioni sono nate da cooperative di inquilini che non hanno risparmiato sui costi della sicurezza come in altre zone d'Italia è accaduto con imprese private di costruzioni». Insomma, le tragiche esperienze del passato sono servite. Molto spavento, nessuna conseguenza per persone e cose.
Anche perché la memoria condivisa dei precedenti sismi ha funzionato da efficacissimo monito per generazioni di marchigiani. «Il terremoto di magnitudo 4,9 che nella notte ha colpito le Marche rientra in un quadro di medio-alta sismicità dell'area», spiega Salvatore Barba, sismologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sottolineando che «la faglia è mappata molto bene». Sabato notte ci sono state una quindicina di repliche. Quella più forte è avvenuta alle 5,07 alla profondità di 10 chilometri. Anche la scossa principale è stata abbastanza superficiale (8,4 chilometri).
L'epicentro è stato localizzato nell'Adriatico centro-settentrionale, a pochi chilometri dalla costa. I comuni più vicini: Loreto, Numana, Sirolo, Porto Recanati hanno vissuto attimi di terrore. Il pensiero è subito tornato alla scossa di magnitudo 4,6 del 29 settembre del 2009: stessa zona e sempre di notte.
Ma andando indietro nel tempo è una sequela di eventi. «Il terremoto è stato forte, ma le strutture hanno retto e la risposta della Protezione civile è stata immediata - sottolinea l'assessore regionale Paola Giorgi -. Le Marche conoscono il fenomeno, ecco perché non ci sono stati danni strutturali: tutti gli immobili della zona del Conero, tra Ancona, Sirolo e Numana sono stati ristrutturati o edificati secondo criteri antisismici dopo i mesi drammatici del 1972». Una capillare attenzione alla prevenzione che si è ulteriormente rafforzata dopo il terremoto che nel 1997 colpì le Marche e l'Umbria, provocando crolli e vittime anche nella basilica di Assisi.
Al centro operativo di Montorso la sala operativa aggiorna di ora in ora le verifiche strutturali effettuate dai vigili del fuoco. «Il sistema ha retto», è il sospiro di sollievo condiviso.
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