25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA…
Vittorio Zucconi per “D - La Repubblica”
I primi segnali di nervosismo si avvertono una settimana prima della data prevista e il nervosismo degenera in crisi acuta con l' avvicinarsi dell' ora fatale.
Neppure anni e anni e anni di esperienza e milioni di chilometri percorsi con ogni mezzo di trasporto attenuano l' ansia per quella cosa che rende ogni viaggio un incubo: la maledetta valigia.
Odio la valigia. La odio con una passione travolgente, incondizionata, che neppure materiali ultraleggeri, rotelle, chiusure lampo, compartimenti a fisarmonica e maniglie estraibili hanno mai sedato. Ho speso fortune in bagagli di ogni concepibile dimensione e forma, che si accatastano prendendo polvere in cantina come quei ricordi rimossi e tossici che gli psicoanalisti cercano di estrarre dalla memoria.
Ma se il trasporto delle valigie è una semplice fatica fisica, aggravata dall' età e dagli acciacchi, e un costo aggiuntivo creato dall' avidità delle compagnie aeree - in base anche alla curiosa scoperta che il bagaglio diventa più pesante con l' aumento dell' età di chi lo trascina - è il riempirlo che scatena le crisi, quando scatta la domanda letale: che cosa ci mettiamo dentro?
Nessuno, neppure gli esperti e i viaggiatori di professione, ha mai prodotto la formula perfetta per risolvere correttamente l' equazione fra i giorni previsti lontani da casa e il numero di camicie, calzoni, giacche, vestiti, mutande, sottane, maglie, golf, scarpe, bluse, costumi da bagno, lozioni, pillole, calze da insaccare.
Nell' ansia e nei dubbi, esplode la difference, l' insanabile differenza fra i sessi. Studi attendibili confermano che uomini e donne concepiscono la preparazione delle valigie in maniere opposte. Le femmine della nostra specie soffrono della sindrome della lumaca, di colei che vorrebbe portarsi addosso la propria casa ovunque vada. I maschi hanno l' istinto della cavalletta, pronti a saltare di qua e di là, senza preoccuparsi di che cosa portarsi dietro.
Il risultato, quando si viaggia in coppia, è che si porta sempre troppa roba. L' overpacking, l' esagerare nel bagaglio, è universale, soprattutto se, come in casa mia, la preparazione delle valigie è vigliaccamente lasciata alla moglie con il patetico pretesto che lei le sa fare meglio. Il che è vero, appartenendo la signora alla scuola cosiddetta delle "Bambole Russe", in base alla quale ogni anfratto e ogni buco, compreso l' interno delle scarpe, dovrà essere riempito da qualche cosa e non andare sprecato (al contrario, io appartengo alla "Scuola dell' Esplosione Atomica" che produce, da una sola valigia, una reazione a catena capace di generare altre valigie al ritorno per raccogliere i detriti della prima).
Meglio un valigione da emigrante o due valigie medie? Quanti medicinali? Quel trolley imbottito e gonfio come un Buddha entrerà nelle striminzite cappelliere? All' arrivo ci accoglierà una nuova Era Glaciale o un aggravamento dell' Effetto Serra?
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