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Niccolò Zancan per “la Stampa”
Come se il virus fosse suscettibile a questa frontiera. «Quando ho indossato la mascherina per la prima volta dietro al bancone del mio bar, ho ricevuto molte critiche dai clienti. Dicevano che li terrorizzavo». Remo Cimato è il gestore del «Caffè Italia»: davanti alla spiaggia più famosa di Mentone vede passare tutta questa gente che sembra indifferente alla paura. «Sono stati giorni molto strani quelli di luglio e di agosto. Chiudevo il locale, andavo a prendere un po' d'aria e avevo timore degli assembramenti al punto che dovevo scapparmene via. Ti facevano passare anche la voglia di fare una passeggiata. C'era una sorta di menefreghismo».
L'estate è finita nel modo peggiore in Costa Azzurra. Piove e nessuno può più permettersi di scherzare. Il 19 settembre in Francia si sono registrati 13.498 nuovi casi di Coronavirus, ieri erano 10.596, ma la percentuale di positivi rispetto al numero di tamponi era aumentata. Il 30 per cento dei posti disponibili nelle rianimazioni è occupato da malati di Covid. La zona che va da Marsiglia al confine italiano, passando da Nizza, è quella con più persone ammalate.
Un lungomare che adesso si sta spopolando, e non solo perché è finita la stagione. La crescita dei casi è esponenziale. I primi provvedimenti assomigliano all'inizio di un lockdown. Non si può stare fuori in più di dieci, nemmeno in spiaggia e nei parchi. Niente musica nel centro storico e spettacoli sulla Promenade des Anglais di Nizza. Dopo l'estate del liberi tutti, ora ci sono nuove regole che limitano la libertà individuale.
«Vivendo oltre il confine io seguo entrambe le televisioni e vedo modi molto diversi di intendere questa pandemia», dice Remo Cimato. «I francesi la chiamano influenza, non la prendono sul serio come facciamo noi. E adesso, purtroppo, i risultati si vedono».
Sull'edizione domenicale del Nice-Matin, il principale quotidiano della Costa Azzurra, il Covid occupava solo lo spazio di due piccole notizie da 15 righe. La prima spiegava che era stato annullato un festival in programma nel Principato di Monaco dal 14 al 22 novembre. La seconda era il bollettino del giorno con i nuovi casi: 593 persone ricoverate in rianimazione. A dire il vero, c'era anche un approfondimento nelle pagine scientifiche sul tema della seduzione al tempo del Covid.
«A luglio e agosto è stato un delirio. Spiagge gremite. Camerieri senza mascherina. Bar affollati. Neppure in farmacia dovevi entrare con la mascherina», dice una ragazza italiana. Proteggiamo il suo anonimato perché il seguito della sua storia è un monito. Quando è tornata a Torino da una vacanza trascorsa proprio qui, a Mentone, era preoccupata. Ha fatto un test sierologico a sue spese. Risultato: positivo.
Ha scritto al servizio sanitario, ed ecco la mail di risposta: «Per i rientri dalla Francia non sono previsti né l'isolamento fiduciario né il tampone. La invito a monitorare le sue condizioni e a contattare tempestivamente il suo medico curante in caso di insorgenza di sintomi». Questa si chiama solitudine. «Non so cosa fare», dice la ragazza. «Per ora sto bene. Mi sento solo un po' spossata fisicamente. Ma mi domando: è possibile che non ci sia nessun controllo su chi ritorna da un paese con oltre 10 mila contagi al giorno?».
L'ingegnere Gabriele Trani vive a Mentone e lavora a Montecarlo. «Vedo troppe persone che se ne fregano. Abito in Francia da un anno. Qui c'è una percezione del pericolo inferiore. Non hanno tramesso un senso di responsabilità». La Costa Azzurra sta alla Francia come la Sardegna sta all'Italia. Turisti da ogni parte d'Europa. Discoteche illuminate, che ora hanno spento le luci. «Io non so cosa costava ai francesi mettersi la mascherina», dice Michael Jouan, 30 anni, sarto di Parigi. Lui la tiene correttamente. Ma sa di essere un'eccezione: «Di sera, nei locali, nessuno la mette. Ecco perché la situazione adesso è così grave».
Il fatto è che l'obbligo di indossarla non c'era. Per tutto giugno e per tutto luglio si poteva stare senza. Ad agosto ancora. Poi è comparso il primo cartello a Mentone: «Qui la mascherina è obbligatoria dalle dieci di mattina all'una di notte , sette giorni su sette. Multa di 135 euro ai trasgressori». Indicava la zona del mare, quella di maggior passaggio di gente. Adesso è obbligatoria ovunque. E, presto, il coprifuoco in vigore a Nizza, con il divieto di servire alcolici dopo le 20, potrebbe essere esteso a tutta la regione. È finita l'estate, sono finite le feste.
«Siamo venuti a giugno per la prima volta, era tutto caotico», dice il ristoratore romano Andrea Sciuccoli. Cielo grigio, una sola persona in acqua. I pensionati italiani entrano e escono dal «Casinò Barrière», rigorosamente muniti di protezioni. Passa Carmine Ambesi, imprenditore da 27 anni a Mentone: «Forse è stata un'estate sbagliata. Ma questo resta un paradiso». Finalmente anche in Costa Azzurra misurano la temperatura a chi si siede al tavolo di un ristorante.
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