LA VERITÀ DI BISI: “L’ENI MI PORTA UNA SFIGA PAZZESCA. LA MIA CONSULENZA NON ANDÒ IN PORTO E FINISCO PURE INDAGATO. COME SI DICE, CORNUTO E MAZZIATO” – SCARONI DOVEVA RESTARE PRESIDENTE

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Luca Pagni per “la Repubblica

 

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA LUIGI BISIGNANI FOTO LA PRESSE ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA LUIGI BISIGNANI FOTO LA PRESSE

Non ho fatto una gran bella figura in questa storia. La mia consulenza in Nigeria non è andata in porto, chi si è rivolto a me non mi parla più e finisco pure indagato. Come si dice, cornuto e mazziato ».

 

Luigi Bisignani, da anni il lobbista per eccellenza nei rapporti tra la politica e le società controllate dallo Stato, non nega il suo coinvolgimento nella trattativa tra Eni e il faccendiere nigeriano per lo sfruttamento di un ricco giacimento al largo delle coste africane. Non potrebbe, ci sono le intercettazioni che lo provano. E ammette di essere stato lui, forte dei suoi rapporti di lunga data con l’allora amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ad aver innescato tutta la vicenda. Ma di esserne uscito quasi subito. «Anche perché quando la trattativa di Eni entra nel vivo, ero agli arresti domiciliari per l’inchiesta sulla P4. Come avrei potuto interessarmi senza che la magistratura intervenisse...»

Paolo Scaroni Paolo Scaroni

 

Come mai un lobbista che si è sempre occupato di “poltrone” si ritrova al centro di un affare miliardario legato al petrolio?

«Un finanziere che conoscevo, Gianluca Di Nardo, uno dei fondatori di Fastweb, mi ha chiamato. E siccome tutti sanno del mio rapporto con Scaroni, mi chiede se posso contattarlo per proporgli una opportunità che si è presentata in Nigeria, per un giacimento off shore. Ne ho parlato con Scaroni il quale ha poi coinvolto Claudio Descalzi, allora capo dell’esplorazione di Eni che conosceva tutti in Nigeria».

 

In verità, c’è una intercettazione in cui lei dà consigli anche a Descalzi...

claudio descalzi claudio descalzi

«Descalzi l’ho visto una sola volta... Ogni tanto mi chiamava Di Nardo per tenermi aggiornato. Fino a quando ricevo una sua telefonata incazzato come una pantera in cui mi rivela che sono stati scavalcati e che Eni è andata a trattare direttamente con esponenti del governo nigeriano. Da quel momento esco di scena, di certo non in modo brillante. Cosa sia successo, perché li abbiano scavalcati, perché poi sia tutto saltato, non saprei dire. Di sicuro, l’Eni mi porta una sfiga pazzesca: tutte le volte che in qualche modo me ne occupo finisco in tribunale (il riferimento è alla condanna a 2 anni e sei mesi per la vicenda Enimont, ndr.) ».

 

Ma è proprio inevitabile, quando il business riguarda il petrolio, avere sempre a che fare con mediatori, faccendieri, intermediari con ruoli spesso oscuri?

Logo \"Eni\"Logo \"Eni\"

«Non ne ho idea, è un mondo che mi è del tutto estraneo. Ho solo messo in contatto due persone che conoscevo. Non ho partecipato a riunioni, non sapevo che alcune delle persone coinvolte avessero cause in corso a Londra».

 

Risulta, però, che lei consigliasse Scaroni anche su altre partite energetiche. C’è un’altra intercettazione in cui l’ad di Eni la chiama dopo un incontro con l’allora premier Silvio Berlusconi per capire come comportarsi sugli accordi per il gas con il colosso russo Gazprom.

«È andata così: Scaroni mi chiama un po’ perplesso perché, avendo un appuntamento con Berlusconi dopo un viaggio in Russia per riferirgli di possibili accordi, era stato ascoltato solo per 4-5 minuti. Ma non sapeva che Berlusconi, in quei giorni, aveva uno dei suoi casini....se non ricordo male le rivelazioni di Wikileaks».

 

Lei lo avrebbe riconfermato Scaroni all’Eni?

«Credo che un uomo della sua esperienza, che ha lavorato tanti anni a livello internazionale, sarebbe stato un ottimo presidente, con Descalzi come amministratore delegato».