gli esseri umani e le loro immagini christoph wulf

A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA – IL VIAGGIO NEL MONDO DELLE IMMAGINI DEL FILOSOFO E ANTROPOLOGO TEDESCO CHRISTOPH WULF CHE NEL LIBRO “GLI ESSERI UMANI E LE LORO IMMAGINI” ESPLORA COME QUELLO CHE VEDIAMO INFLUISCA SUI NOSTRI MODI DI ESSERE E DI FARE, PLASMANDO L'IDENTITÀ SOCIALE E QUELLA INDIVIDUALE - L'IMMAGINE È SEMPRE UN PROGETTO ANCHE QUANDO NON SI PROPONE COME TALE ED È BEN PIÙ CHE UNA REALTÀ MENTALE VISTO CHE…

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Estratto dell’articolo di Federico Vercellone per “la Stampa”

 

sguardo

[…] L'uomo è certo un animal rationale, ma è anche un soggetto cui è consustanziale muoversi in una giungla di immagini delle quali ha una vitale necessità al fine di muoversi nel mondo. Ogni volta che apriamo gli occhi abbiamo a che fare con immagini che producono gli effetti e i sentimenti più diversi. In ambito medico per esempio esse hanno un significato diagnostico, e si rivelano pertanto di grande peso nella vita degli uomini. Ma sono determinanti anche in molti modi diversi, per esempio nel creare atmosfere particolari: non a caso parliamo tanto di immagini cupe come di immagini serene e radiose.

 

gli esseri umani e le loro immagini di christoph wulf

Che le immagini siano parti della stessa configurazione biologica dell'homo sapiens è quanto ci viene suggerito dal filosofo e antropologo tedesco Christoph Wulf in Gli esseri umani e le loro immagini recentemente pubblicato in italiano da Meltemi, nella traduzione di Mariagrazia Portera, a cura e con una prefazione di Chiara Simonigh.

 

Non c'è dubbio che il valore e il significato delle immagini nel nostro mondo si sia immensamente amplificato. Anche in ragione della loro intensissima circolazione mediatica, esse costituiscono un motivo che interseca non solo le nostre vite individuali, in cui abbiamo a che fare con intuizioni, affetti, propensioni e persino decisioni, ma anche il nostro immaginario collettivo, che detta i nostri modi di essere e di fare, plasma la nostra identità sociale e quella individuale.

 

L'immagine è, a ben vedere, sempre un progetto anche quando non si propone come tale. La cosa vale tanto per il singolo quanto per la collettività. È quanto affiora anche nel lessico quotidiano quando diciamo: «Mi immagino di…». In questo modo esprimiamo qualcosa che abbiamo in animo di fare, diamo voce a un progetto che impegnerà la nostra vita.

immagine riflessa

 

[…] L'immagine è dunque ben più che una realtà mentale, popola tutto l'orizzonte delle nostre motivazioni, e ci sospinge in una certa direzione o in quella opposta. […] Le immagini sono, in breve, potenze che abitano l'individuo, modelli che contribuiscono alla sua identificazione. Il mondo moderno – sottolinea Wulf - assume per l'uomo la forma di un'immagine. Il riferimento a Heidegger, che ha intitolato L'epoca dell'immagine del mondo uno dei suoi saggi più famosi, sta a indicare che il nostro mondo, quello moderno, è accessibile all'uomo sotto la forma dell'immagine e per il suo tramite.

 

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Finiamo, in altri termini, per inventarci un mondo che sussiste quale riflesso del nostro modo di guardarlo, delle aspettative che rivolgiamo su di esso. In questo modo abbiamo ristretto arbitrariamente il campo, facendo di ogni immagine qualcosa di secondario e privo di autonomia, una rappresentazione di qualcosa. Questo dipende a ben vedere dal fatto che siamo stati educati alla visione prospettica che è divenuta qualcosa di naturale anche se non lo è affatto.

[…]

 

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abitiamo l'immagine come un mondo di sentimenti, motivazioni, riflessioni, pulsioni e oggetti mentali. Esse ci abitano a loro volta, e lo testimoniano frasi come «non riesco a togliermelo dalla mente», riferite a un amore o a un sentimento che ci possiede e pervade. Il fatto che queste immagini possano farsi meno vivide e intense nel tempo, non significa che originariamente non fossero dotate di una forza immensa, come attestano non solo sentimenti potenti come l'amore, ma anche i simboli religiosi e le bandiere di ogni tipo, per cui – com'è ben noto- si può vincere o morire, per non parlare poi del potere laico ma subdolo della pubblicità. Viviamo dunque, ci insegna Wulf, fra e nelle immagini che costituiscono una popolazione immensa che abita, senza soluzione di continuità e confini, sia il nostro cuore che le nostre menti.

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