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Giusi Fasano per il Corriere della Sera
ELICOTTERO CAMPOFELICE PRIMA DELLO SCHIANTO
Il testimone Loris Fucetola dice che «volava basso e piano», che «c' era molta nebbia, non si vedeva a pochi metri». L' elicottero Aw 139 del 118 dell' Aquila è passato sopra la sua testa e ha puntato dritto verso Campo Felice, la località sciistica dei romani, come la definiscono tutti nell' Aquilano.
Partito proprio dall' Aquila, il velivolo andava a recuperare uno sciatore che cadendo si era procurato «fratture agli arti inferiori». Chi era vicino alla piazzola d' atterraggio della stazione sciistica l' ha visto arrivare solo poco prima che toccasse terra oppure ripartire e subito dopo svanire inghiottito dalla nebbia. Fucetola, l' istruttore di fondo che ha dato l' allarme, racconta che «quando è tornato indietro ho prestato attenzione, all' improvviso ho sentito un botto, un forte rumore, penso sia stato l' impatto con la montagna. Il motore ha continuato a girare per un minuto poi non ho sentito più nulla».
GIANMARCO ZAVOLI ELICOTTERO CAMPOFELICE
Sentito, dice. Perché di visibilità, racconta chi era lì in quei minuti, ce n' era così poca da creare il micidiale effetto white out : ti ritrovi nel bianco totale e non distingui più il cielo dal pendio o dalla neve e in quel caso c' è un solo modo per scongiurare rischi, e cioè passare al volo strumentale.
Sono le 11.24 quando dallo stesso elicottero si attiva il crash beacon , un segnale radio che indica l' avvenuto impatto al suolo e che invia al Comando operazioni aeree del centro ricerche e soccorso di Poggio Renatico (e a chiunque possa ricevere segnali radio nei dintorni) le coordinate per individuare il punto dello schianto. Nel frattempo chi ha sentito l' impatto chiama il 118. Si avviano i soccorsi: l' Aw 139, dice il crash beacon, ha impattato contro il costone del Monte Cefalone a 1.700 metri di quota.
WALTER BUCCI ELICOTTERO CAMPOFELICE
Con il passare dei minuti si definisce anche la caduta: dal punto d' impatto al suolo ci sono più o meno 600 metri, che significa nessuno scampo per chi era a bordo. Quando i primi soccorritori arrivano ai piedi del monte Cefalone (siamo nel Comune di Lucoli) trovano l' elicottero senza più la parte anteriore della fusoliera e i corpi senza vita dell' infermiere Giuseppe Serpetti, del medico Walter Bucci, del tecnico di elisoccorso Davide De Carolis, del verricellista Mario Matrella, del pilota Gianmarco Zavoli e dell' uomo che tutti loro erano andati a soccorrere, il romano Ettore Palanca.
L' Agenzia nazionale per la sicurezza del volo apre un' inchiesta in tempo reale, ordina il recupero della scatola nera (oggi) e l' acquisizione di tutto ciò che può spiegare la tragedia. La pessima visibilità è l' indiziata numero uno. E intanto c' è chi pone una questione diventata polemica: era proprio necessario chiamare un elicottero per un traumatizzato alle gambe? Ed era il caso di sciare con quelle condizioni atmosferiche?
«Di fronte a condizioni meteo avverse e di neve instabile bisogna sapere rinunciare e ritornare indietro» dice Giorgio Gajer, presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico in Alto Adige. Invece Paolo Deluca, maestro di sci abruzzese che si batte da sempre contro gli interventi non giustificati in montagna trova «inaccettabile che per una frattura di gamba parta un elicottero, magari senza le condizioni di sicurezza».
La replica arriva da Andrea Lallini, gestore degli impianti sciistici di Campo Felice: «L' elisoccorso è stato chiesto dal medico che ha visitato il ferito nell' infermeria degli impianti perché lo sciatore aveva delle fratture importanti agli arti». All' inchiesta il compito di stabilire se e chi ha sbagliato. Ma Gino Bianchi, responsabile del 118 dell' Asl dell' Aquila e referente sanitario per le emergenze regionali, si arrabbia già: «Ci sono dei protocolli da seguire, nessuno fa cose a casaccio. La scelta di mandarlo lì per quell' intervento segue criteri clinici e situazionali».
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