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ZELENSKY NON CI STA A PRENDERE IL CETRIOLONE – CHIUSO NELLA TENAGLIA DIPLOMATICA DI TRUMP, CON PUTIN CHE PRETENDE DI PAPPARSI DONBASS E CRIMEA, IL LEADER UCRAINO RIFIUTA UN ACCORDO “MODELLO GAZA” CALATO DALL’ALTO DAGLI STATI UNITI – KIEV HA POSTO UNA SERIE DI PALETTI PER ACCETTARE IL PIANO DI PACE: NON INTENDE CEDERE TUTTO IL DONBASS, VUOLE DECIDERE SULLE DIMENSIONI DELL’ESERCITO, PRETENDE L’INGRESSO NELLA NATO E CHIEDE GARANZIE “AUTONOME” DI SICUREZZA DI LUNGO PERIODO...

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Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa”

 

VOLODYMYR ZELENSKY INCONTRA DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA - 17 OTTOBRE 2025 - FOTO LAPRESSE

No a un accordo modello Gaza, no a tetto sul numero di soldati, necessità di garanzie «autonome» di sicurezza di lungo periodo. Sono queste le linee rosse, assieme al nodo sovranità, in base alle quali Kiev si potrebbe decidere nel dare l'assenso a una trattativa negoziale per siglare la pace.

 

Lo riferiscono a La Stampa fonti ucraine al Palazzo di Vetro, secondo cui il piano in 19 punti è senza dubbio un passo in avanti e riflette la «finestra di opportunità più grande mai avuta sino a questo momento». Ma ci sono dei «ma» come i tre punti sopra elencati che rappresentano delle linee rosse imprescindibili. Kiev ha deciso di metterlo momentaneamente da parte per arrivare almeno a una tregua, e poi definirli più avanti.

 

DONALD TRUMP - VOLODYMYR ZELENSKY - CASA BIANCA, 17 OTTOBRE 2025 - FOTO LAPRESSE

La prima è la questione territoriale, con la cessione o il mantenimento dei territori del Donbass ancora controllati dall'Ucraina e il principio che «nulla si decide senza Kiev». La seconda è sulle future dimensioni dell'esercito ucraino. Il piano di partenza prevedeva un limite di 600 mila militari, dopo i colloqui di Ginevra le unità sono aumentate a 800 mila, mentre per alcuni non ci deve essere limite eterodiretto.

 

«Solo l'Ucraina» può inoltre scegliere «le dimensioni del suo esercito», ha notato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

 

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vladimir putin donald trump anchorage, alaska foto lapresse

C'è poi l'ingresso di Kiev nella Nato i giochi non sono chiusi, almeno per gli europei, secondo cui il veto automatico è stato eliminato. Oltre alle garanzie ex Art. 5 del Trattato Atlantico da estendere all'Ucraina in quanto partner senza tessera Nato, secondo la formulazione caldeggiata a più riprese da Giorgia Meloni.

 

Infine, il dibattito verte sui 100 miliardi di dollari di beni russi congelati e da destinare alla ricostruzione dell'Ucraina.

 

Spigolature che potrebbero far scivolare l'intesa al di là delle festività natalizie. «Dite quello che volete sui metodi del presidente Trump, ma il suo desiderio di porre fine alla guerra in Russia è sincero. Il problema è che Mosca non vuole la pace in Ucraina, vuole l'Ucraina a pezzi». È questo quello che pensa una certa parte di osservatori, secondo cui ogni volta che la Casa Bianca offre un ramoscello d'ulivo, «il Cremlino lo brucia e commette crimini di guerra più efferati».

 

volodymyr zelensky e donald trump a new york

«Solo l'Ucraina» può inoltre scegliere «le dimensioni del suo esercito», ha notato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Anche lì, non è un aspetto secondario perché da come esce l'Ucraina dalla guerra dipenderanno molte scelte sulla sicurezza di Ue e Nato.

 

Washington ha proposto un vertice dei leader a ottobre, «ma il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov se n'è pulito sulle scarpe, chiedendo all'Ucraina di smettere di resistere e all'Occidente di ignorare i bambini rapiti e i prigionieri decapitati. Be', Trump ha staccato la spina a Budapest, lasciando intendere che avrebbe potuto punire il Cremlino, e un Vladimir Putin in preda al panico ha inviato Kirill Dmitriev con un "piano di pace" così assurdo da far vergognare un propagandista di medio livello». [...]

la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse