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    CUCINOTTA CUCINATA A BUTTAFUOCO LENTO - PIETRANGELO AZZANNA L’EX STAR: “ATTENTO, BATTIATO MIO FINO A OGGI HA COMANDATO MARIA GRAZIA CUCINOTTA” - COMANDATO DOVE? MA NEGLI UFFICI DELLA REGIONE! - BUTTAFUOCO ELENCA (PRESUNTI) FATTI E MISFATTI, MA LEI REPLICA SENZA SCOMPORSI: “SARÀ L’INVIDIA. IO ALLA MIA REGIONE HO DATO E NON HO RICEVUTO NIENTE, SE NON L’AMORE DELLA GENTE…”


     
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    Laura Anello per "La Stampa"

    Potrebbe raccontarsi come una contesa siciliana di sapore brancatiano, con il Guascone, la Femmina e il Gay. Dove la parte del Guascone è di Pietrangelo Buttafuoco, scrittore che del paradosso e dell'amore per la parola (e per le donne) ha fatto un'arte. Dove la Femmina è Maria Grazia Cucinotta, l'icona della mediterraneità procace. E dove il Gay è il neopresidente della Regione, Rosario Crocetta, che della sua scelta sessuale ha fatto materiale da teatro, così come delle sue vulcaniche nomine, a partire da quella di Franco Battiato come assessore al Turismo.

    A dare fuoco alle polveri è stato Buttafuoco. Che, in una lettera aperta all'amico Battiato su Panorama, lo prega di «decucinottizzare» gli uffici della Regione. «Attento, Franco mio - gli scrive - fino a oggi ha comandato Maria Grazia Cucinotta. Al punto che Daniele Ciprì ha dovuto girare in Puglia «E' stato il figlio», ambientato a Palermo. Mentre la iena Pif, ovvero Pierfrancesco Diliberto, per il suo straordinario film «La mafia uccide solo d'estate», non ebbe neppure la possibilità di essere ricevuto dall'allora assessore, fedelissimo del predecessore di Crocetta. Era arrivata, nel frattempo, Cucinotta».

    Che Buttafuoco abbia il dente avvelenato con il governatore uscente, Raffaele Lombardo, è cosa nota. Difficile dimenticare le parole al vetriolo che usò pochi mesi fa, quando lasciò la presidenza dello Stabile di Catania, denunciandone l'occupazione clientelare. Un'esperienza che ora gli fa dire che «l'unica cosa che si può fare in Sicilia è la villeggiatura». Un'amarezza così forte da fargli dimenticare la galanteria con una bella donna, lui che del suo «Fimmine» ha fatto quasi un manuale di seduzione.

    È la Cucinotta a determinare le sorti della cultura nell'Isola? Lei si fa una risata, velata di rabbia: «Sarà l'invidia. Io alla mia regione ho dato e non ho ricevuto niente, se non l'amore della gente. Eppure ho sempre cercato pervicacemente di fare qualcosa per la terra che amo. Collaborando con i rappresentanti delle istituzioni che volessero fare qualcosa di buono, prima Cuffaro, poi Lombardo, ora spero Crocetta. Chi ha combattuto contro un pregiudizio spero non se ne faccia condizionare. Per il resto sono apolitica, non ho mai votato».

    Le cronache vedono il suo volto accostato a iniziative della Regione già dal 2007. Video promozionali girati nei luoghi canonici del pittoresco - spiagge, mercati e carretti - il calendario del Parco dei Nebrodi, una collaborazione abortita con la fiction «Agrodolce». Poi la Cucinotta ha dismesso le vesti di attrice e ha assunto quelle di produttrice, con la società Seven Dreams. Ottenendo finanziamenti per i film «Viola di mare» e «L'imbroglio nel lenzuolo». E poi il libro «Film in Sicily» e quello sui vini «Il profumo della memoria», «tutto fatto gratis perché voglio dare una mano alla mia terra».

    Le corde si sono rotte con il progetto di «C'è sempre un perché», prima coproduzione italocinese. La Regione era uno dei tre partner, con due milioni di euro, ma la Corte dei Conti ha bloccato tutto. «Noi siamo andati avanti - dice la Cucinotta - mi sono esposta con le banche, il film uscirà a marzo. Spero di trovare nuovi interlocutori che capiscano quanto è importante per la Sicilia proiettare un'immagine positiva nel mondo. Perché io quelli che continuano a raccontare la malavita li costringerei a farlo fuori dall'Isola: i turisti scappano e i ragazzi di borgata pensano che la mafia è più forte di tutto».

    Qualcuno avrebbe preferito lei, la Femmina passionale, sulla poltrona conquistata dal gay paladino antimafia. «Mi hanno proposto di fare il sindaco di Messina, e pure il presidente della Regione». Chi? «Tutti, da destra e da sinistra. Ma non è il mio mestiere».

     

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