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    MA L’EPIDEMIA QUANDO CALA? - DA SETTIMANE RESTIAMO SUL PLATEAU DELLA CURVA DEI CONTAGI. COSA NON VA? DUE I FATTORI CHE POTREBBERO AVERCI RALLENTATO: I FOCOLAI EPIDEMICI SCOPERTI IN RITARDO IN RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE (RSA) E CASE DI RIPOSO E I CASI DI TRASMISSIONE ALL'INTERNO DELLE FAMIGLIE - GLI ESPERTI: “AVEVAMO ASPETTATIVE PIÙ ALTE”


     
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    Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”

     

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    Arrivare alla fine di aprile con un numero di casi ridotti a qualche decina. Solo a queste condizioni si potrà lasciare spazio all' ottimismo e affermare che l' epidemia per il momento è stata stroncata. «Se da qui in avanti i numeri diminuissero di 300-400 al giorno, come è avvenuto da venerdì a domenica, lo sforzo degli italiani sarebbe completamente ripagato», ragiona davanti all' ultimo bollettino della Protezione Civile Francesco Forastiere, impegnato con l' Associazione italiana di epidemiologia in un gruppo di lavoro sulla fase 2.

     

    Abbiamo sotto gli occhi la curva della Cina che da un certo punto in poi, per effetto delle drastiche blindature, puntò nettamente verso il basso. Da noi questo fenomeno ancora non è stato così evidente, eppure siamo a 5 settimane dal lockdown. Silvio Brusaferro, presidente Iss, il 31 marzo parlò di plateau.

     

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    Dopo venti giorni siamo ancora su questo plateau. Qualcosa non va? «È vero, avevamo aspettative più alte. Però adesso siamo in chiara discesa e ci stiamo avviando verso la fine della prima ondata epidemica purché si punti con decisione sulla sorveglianza del territorio», nota Forastiere. Uno sforzo cui sta lavorando il ministero della Salute. Potenziare con uomini e mezzi i servizi di prevenzione delle Asl per metterli in condizione di esercitare una sorveglianza stretta e rapida su quanto avviene a livello locale.

     

    Dunque modificare la strategia: dagli ospedali ai luoghi di vita e lavoro. Dopo i picchi del 21, 26 e 28 marzo, quando i nuovi positivi erano circa 6 mila al giorno secondo la Protezione civile, con un su e giù drammatico, l'epidemia ha infine mostrato segni di cedimento e ha cominciato a scendere con un' inclinazione che si sperava portasse all'uscita completa dal plateau a inizio maggio.

     

    GIOVANNI REZZA GIOVANNI REZZA

    Invece l'agonia si sta rivelando più lunga. Due i fattori che potrebbero aver rallentato il percorso e quindi l' uscita dal plateau . I focolai epidemici scoperti in ritardo in residenze sanitarie assistite (RSA) e case di riposo hanno inciso sull' andamento della curva rendendolo meno deciso. A questo si aggiunge l' ipotesi, descritta dall' Istituto Superiore di Sanità, di casi di trasmissione all' interno delle famiglie, come è stato osservato in Germania.

     

    «Non ci sono contagi da supermercato», ha sintetizzato Giovanni Rezza, dipartimento malattie infettive dell' Istituto superiore di sanità, confermando che l' attenzione va spostata tra le mura domestiche dove i contatti sono molto ravvicinati e possono caratterizzare «la coda dei casi». L' Iss sta avviando uno studio sull' aspetto meno noto dell' epidemia. «Non ci sono ancora dati - dice Forastiere -. Anche per l' Oms il passaggio alla fase 2 è legato alla capacità di identificare precocemente i casi e isolare i contatti delle persone positive. È l' arma più importante del Servizio Sanitario».

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