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    DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - A VENTI ANNI DAL SUO ESORDIO SU GAME CUBE, TORNA QUEL CAPOLAVORO DELL’AVVENTURA FANTASCIENTIFICA CHE È "METROID PRIME", CON UNO SPETTACOLARE RESTAURO SU NINTENDO SWITCH - UN’OPERA ANCORA OGGI DIFFICILMENTE COMPARABILE PER VALORE ARTISTICO E LUDICO. ATTRAVERSO LO SGUARDO DI SAMUS ARAN ESPLORIAMO IL PIANETA TALLON IV FINO AL SUO MARCESCENTE CUORE DI TENEBRA IN UNA SINFONIA ESALTANTE E MISTERIOSA DI VISIONI, AZIONI E SUONI… - VIDEO

     


     
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    Federico Ercole per Dagospia

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    Sono trascorsi due decenni da quando atterrammo per la prima volta sul pianeta Tallon IV, un tempo oasi di bellezza e vita nel nero gelido dello spazio, poi intossicato dall’avvento di un senziente e malevolo morbo precitato sulla sua superficie con un meteorite. Accogliemmo Metroid Prime sulla Game Cube con un vago scetticismo, perché innamorati delle due dimensioni di questa storica, seminale  e rivoluzionaria saga di Nintendo mentre  questa volta saremmo dovuti “essere”  la cacciatrice di taglie Samus Aran in prima persona, controllandola per un ambiente tridimensionale, temendo così che le sue fenomenali avventure sci-fi si fossero trasformate con un’adulante metamorfosi, per ammiccare ad un pubblico di giocatori cresciuto con Doom e Wolfenstein,  in una specie di sparatutto in soggettiva.

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    Ma ci sbagliammo, perché Retro Studios riuscì a restituire, in una maniera che oggi ci sembra quasi impossibile, tutto ciò che vi è di grandioso e terrificante nelle imprese bidimensionali dell’eroina: l’angosciante senso di solitudine, la tensione, i metodi di esplorazione, l’aumento progressivo e devastante della potenza  offensiva di Samus, la rivelazione scandita con sapiente lentezza di una minaccia cosmica. Metroid Prime non fu solo un nuovo vertice della serie, ma uno dei più grandi videogiochi d’avventura mai realizzati.

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    Metroid Prime torna a sorpresa, dopo l’annuncio della settimana scorsa durante il Nintendo Direct, con una versione rimasterizzata per Switch che in realtà è un quasi “remake”perché, sebbene non cambi nulla dello svolgimento del gioco, Retro Sudios ha lavorato sul suo codice sorgente rielaborando il sistema di illuminazione, aggiungendo nuove “texture” per implementare dettagli inediti al panorama ed è intervenuta in maniera sensibile e gratificante sui modelli poligonali di Samus e dei nemici. Inoltre questa volta si possono utilizzare i due “stick”del controller per muovere il personaggio e nel frattempo mirare o guardarsi attorno. Anche i tempi di caricamento sono ridotti.

     

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    Ma se queste migliorie “modernizzano” senza dubbio l’esperienza adattandola ad un nuovo pubblico, è necessario tuttavia valutare se il tempo non abbia dissolto le alchimie ludiche ed emozionali di Metroid Prime. Assolutamente no, quest’opera permane un capolavoro, ancora oggi più sperimentale e avveniristica di tanti videogame contemporanei, un epico e micidiale viaggio nell’ignoto e anche un manuale terorico sulle modalità della visione, sempre mutevole nell’alternanza sconvolgente di luci, colori, filtri e punti di vista. Esperito con degli auricolari e in modalità portatile, al buio, Metroid Prime è pura realtà virtuale senza necessità di visori.

     

    CUORE DI TENEBRA

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    Dopo un breve ma già entusiasmante preludio su una cadente stazione spaziale, Samus atterra su Tallon IV priva dei suoi potenziamenti a causa di un’esplosione. Qui si si comincia ad esplorare una verdeggiante e malevola superficie fino alle rovine di un’antica e illuminata civiltà, quella dei Chozo, estintasi nella ricerca di una soluzione per il Male che affligge Tallon IV e nell’attesa messianica di una salvatrice, ovvero noi che giochiamo.

     

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    Nel corso del gioco, secondo le regole che i Metroid antenati hanno definito, esploreremo le varie aree del pianeta tornando spesso sui nostri passi per rivelare  luoghi inesplorati grazie al nuovo equipaggiamento del quale entreremo in possesso per gradi. Zone arse e ardenti, miniere infestate dalle radiazioni, relitti di astronavi affondati, monti ghiacciati fino al cuore di tenebra dove ci attende la minaccia definitiva. L’esplorazione non si affranca mai dallo studio meticoloso e affascinante del panorama, perché attraverso un visore possiamo scansionare la fauna aggressiva, la flora e le strutture architettoniche per immagazzinare dati, costruendo una narrazione che si alimenta con lo sguardo e l’analisi.

     

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    Oltre allo scanner entreremo successivamente in possesso di un visore per identificare le fonti di calore e di uno a infrarossi. I momenti durante i quali si deve navigare lo spazio con queste modalità della visione sono di una potenza travolgente, non solo estetica. Inoltre come da tradizione Samus può trasformarsi in una sfera, così la visuale muta dalla prima alla terza persona in segmenti claustrofobici o vertiginosi.

     

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    Nel corso dell’avventura anche l’arsenale offensivo e l’armatura di Samus si ampliano, consentendo di sconfiggere creature sempre più pericolose o di sprofondare senza penalità di movimento nel liquido e di muoversi in zone radioattive. E mentre anche l’opzionale diviene attività perentoria nello struggimento della solitaria lotta per la sopravvivenza della protagonista, non cedono mai la tensione e l’esaltazione per la scoperta, favorendo un’esperienza che va oltre il gioco, un’avventura fantascientifica difficile da comparare ad altre e alimentata da un panorama sonoro che costruisce con musiche e rumori un senso di ostilità pari a quello restituito dalle immagini.

     

    GLI OCCHI DI  SAMUS

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    Metroid Prime è diverso da tutti i giochi in soggettiva che non siano cose per la VR o i suoi due notevoli seguiti (soprattutto il secondo, Echoes) che si spera giungano presto su Switch, mentre se ne attende un quarto in tormentata lavorazione da anni. La differenza risiede proprio nell’intensità con la quale lo sguardo di Samus si pone in rapporto allo spazio che osserva  ed esplora, cosicché la sua visione non si percepisce mai come quella vicina ma distante di una macchina da presa “antropomorfizzata” funzionale all’attività ludica ma come quella appartenente ad un corpo, che è sia il nostro che quello di Samus.

     

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    Qui si tratta di un vedere consapevole, lo sguardo come coscienza. Straordinari per questo sono quelle frazioni di secondo, quegli attimi straordinari e fuggenti, durante i quali vediamo riflessi gli occhi di Samus sul vetro del suo elmo a causa di particolari effetti luminosi e cromatici. Così è come se lei ci intravedesse  e si  guardasse se stessi nella malia altissima che alimenta quel riflettente cristallo osmotico tra verità e illusione che è ogni videogioco.

     

    Imperdibile anche se già esperito, fondamentale per chi lo perse, Metroid Prime primeggia ancora oggi persino tra le più meritevoli invenzioni videoludiche recenti, oscurando la mediocrità, anche quando inspiegabilmente blasonata, con il fulgore della sua arte.

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