Federico Ercole per Dagospia
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l’immaginario di Mario, sebbene in superficie possa sembrare edificato da una narrazione minimale e solo funzionale al gioco, è assai ricco di invenzioni fantasiose, soprattutto quando l’idraulico sconfina dal suo saltellante genere di appartenenza e diventa protagonista di giochi di ruolo come quelli disegnati da AlphaDream o Intelligent Systems.
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Ad arricchire l’universo “mariesco” di idee, storie e modi di giocare giunse su Switch nel 2017, in maniera sorprendente, Mario+Rabbids Kingdom Battle, videogame strategico a turni non convenzionale per la dinamica mobilità e per l’enfasi sull’esplorazione che negavano la staticità classica di questo genere tattico; un’opera buffa e persino epica in cui Fungolandia si fondeva con il dolcemente sciocco ecosistema dei coniglietti antropomorfi nati nelle regioni sognanti di Rayman (un altro grande eroe del “platform” inventato dal bravissimo ma purtroppo ritiratosi Michel Ancel) per poi divenire indipendenti in una serie di giochi non eccelsi ma talvolta divertenti.
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Il valore comico comunque innegabile dei Rabbids fu esaltato in Kingdom Battle, spinto dalla vicinanza con Super Mario e dalle metamorfosi nei suoi leggendari personaggi, risultando in una miscela irresistibile di fantastiche bizzarrie.
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Sviluppato e inventato da Ubisoft Milan e Davide Soliani, quindi una cosa italiana come le origini favolose dell’idraulico baffuto, Mario+Rabbids Kingdom Battle fu un successo di pubblico e di critica, così ecco che oggi ha un seguito, creato dallo stesso team e sempre per Nintendo Switch. Si tratta di Mario+Rabbids Sparks of Hope, scintille di speranza in giro per una strana quanto suggestiva galassia minacciata dalle mire distruttive ed egemoniche di una malevola entità spaziale.
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FINO ALL’ULTIMA FRONTIERA
Si comincia nell’idilliaca pace del castello della Principessa Peach, una quiete che, come insegna la tradizione mariesca, è sempre destinata a non perdurare. Ecco dunque una minaccia micidiale scivolare giù dall’empireo, una mostruosa pseudo-manta spaziale che crea distruzione, altera le barriere tra gli spazi e i tempi, avvicinando Sparks of Hope alla deliziosa fantascienza di Mario Galaxy.
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Dopo quest’incipit che ci introdurrà le più che tenere nuove creature dette, appunto, Spark (un incrocio riuscitissimo nella sua “pucciosità” tra i Rabbids e gli Svavillotti)e che ci porrà alla guida di una astronave, l’avventura prosegue nel migliore dei modi, su un pianeta di spiagge inquinato da escrescenze nerastre e moleste, battuto da una pioggia fitta che dona ai suoi panorami la malinconica bellezza del mare d’inverno.
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Non sarebbe giusto anticipare i seguenti pianeti del gioco, perché un viaggio nello spazio esige la sorpresa della scoperta, ma in ognuno di essi risulta riuscito un dialogo con il clima e le stagioni e si tratta di ambienti sempre più vasti rispetto alla prima terra piovosa e marittima sulla quale viaggiamo, che funziona come addestramento per le future imprese.
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La fusione tra esplorazione e movimentati scontri strategici, tra comicità e urgenza avventurosa, tra storie e giochi, è architettata in maniera fluida ed egregia, alternando momenti di puro spasso alla riflessione, una rilassata contemplazione alla meditazione tattica. Gli spazi sono assai piacevoli da navigare anche quando più labirintici e sono musicati da una colonna sonora ispirata, accompagnati da suoni efficaci e nella tradizione di Mario, sempre risuonanti con le note della partitura in un contrappunto armonico e ritmico, giusto e naturale. Irresistibili, anche se contenute, le “vocine” dei personaggi, soprattutto quella gracchiante di Rabbid Peach.
STRATEGIE STELLARI
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I protagonisti di Sparks of Hope sono talmente riusciti o già iconici, che risulta talvolta difficile scegliere la composizione del “party” con cui affrontare le battaglie: ci portiamo Luigi con il suo arco di precisione o Peach con il suo ombrello cannone, la nuova (affascinante in maniera clamorosa) Edge con il suo spadone oppure Rabbid Mario con i suoi pugni devastanti? Le innumerevoli, sempre coinvolgenti battaglie esigono tuttavia una certa elasticità nella scelta tra gli eroi, quindi finiremo per utilizzare tutti i personaggi, che comunque salgono di livello anche quando non sono nella squadra.
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Ad alimentare il potere di questa squadra di eroi ci sono gli innumerevoli Spark, “equipaggiabili” dai personaggi e anch’essi potenziabili, che garantiscono diverse abilità. Talvolta si ha l’impressione di essere troppo forti, ma una battaglia imprevista ci può dismostrare il contrario, obbligandoci a ripensare con umiltà la nostra strategia.
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Se i giochi di strategia a turni, soprattutto quelli classici giapponesi, ricordano una partita a scacchi sceneggiata con ambizioni shakesperiane (ad esempio è appena tornato restaurato il classico Tactics Ogre), in Mario+Rabbids Sparks of Hope si gioca invece su una scacchiera spassosamente anarchica dove i confini tra il bianco e il nero sono più sfumati, quasi annullati, per stimolare la creatività tattica del giocatore e deliziarlo con i toni ridenti anche quando più seriosi di una stramba narrazione fantascientifica. Un’opera ancora più ispirata della precedente, per meravigliare e fare pensare bambini già in grado di leggere ed adulti.