Federico Ercole per Dagospia
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Da Carletto a Castlevania, da Resident Evil Village a Darkstalkers, risulta allettante quando il Giappone si impadronisce con risultati chimerici dell’horror occidentale, riciclando e mutando soprattutto i suoi archetipi, quelli identificati da Stephen King nel teorico Danse Macabre: il Licantropo, il Vampiro e la Cosa senza Nome. La nuova variazione giapponese del lupo mannaro, di Dracula e della creatura di Frankenstein giunge con la grande espansione di Monster Hunter Rise, ovvero Sunbreak, uscita per Nintendo Switch e PC.
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Traghettandoci con stile dalla demonologia nipponica degli “yokai” del gioco originale alla superficie fantastica del romanzo gotico, Capcom amplifica dunque il suo già straordinario bestiario con il gorillesco Garangolm ispirato all’invenzione di Mary Shelley, con il glaciale e oscuro lupo Lunagaron, con lo spaventoso e solenne drago Malzeno che rimanda al Conte di Bram Stoker nelle sue traduzioni cinematografiche più che nell’origine letteraria.
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Sunbreak arricchisce in maniera mostruosa la già gigantesca simulazione fanta-venatoria di Rise, trasformandolo in uno dei Monster Hunter più riusciti, immediati e appaganti sia che si desideri cacciare da soli (il metodo più cavalleresco) che in cooperativa locale o online (un po’ scorretto verso le bestie, anche se almeno questa volta il numero dei giocatori che le caccia determina un aumento di difficoltà).
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Monster Hunter Rise aveva un punto debole, le missioni “Furia”, uno scervellato e caotico assalto continuo di mostri obbligatorio in alcuni noiosi ma per fortuna pochi passaggi necessari per proseguire nel gioco. In Sunbreak, mutandi lo scenario e già scoperta ed eliminata la causa delle “Furie”, queste non esistono più! Capcom ha ascoltato il suo pubblico di appassionati che quasi sempre ha torto (da Mass Effect 3 in poi) ma questa volta no.
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Per cominciare Sunbreak bisogna tuttavia finire Rise, e dovrete quindi tollerare le “Furie” come tutti i cacciatori di mostri prima di voi; ma non preoccupatevi sono poche quelle inevitabili, meno ostiche di quello che si potrebbe pensare e soprattutto queste non penalizzano lo svolgimento comunque epico e spettacolare del gioco.
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LA CACCIA SI FA (DAVVERO) DURA
Sunbreak è quello che nella storia di Monster Hunter si chiamava versione “G”, un’espansione definitiva che introduceva nuovi elementi narrativi, mostri e una difficoltà più elevata. Assecondando questa tradizione ogni sfida di Sunbreak risulta assai più ostica anche delle missioni più complesse che concludevano Rise, e il rapporto bestiale tra uomo e mostro (laddove anche l’uomo è mostro nell’accezione di Nietzsche) è più equilibrato, tornando le bestie ad essere davvero punitive e spesso vittoriose.
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Per sconfiggere un velocissimo, nero e perfido Nargacuga; per vincere schivando le code tossiche e le fiamme di Rathian e Rathalos; o per trionfare sui viola fumi esplosivi del Magnamalo ci vorranno (da soli almeno) oltre trenta minuti di lotta, consumando ogni risorsa, soccombendo inevitabilmente se non si indossa l’armatura adatta e non si impugna l’arma giusta. Insomma, Sunbreak è un puro Monster Hunter “G”, destinato a crescere ancora, mese dopo mese, con aggiornamenti gratuiti che introdurranno nuove creature o nuove mutazioni.
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TRA SPIAGGE TROPICALI E RUDERI DI UN MEDIOEVO PSEUDO TRANSILVANO
Può sembrare in contraddizione con il tono gotico che una delle due nuove ambientazioni aggiunte da Sunbreak a Rise sia composta da spiagge tropicali, dalle quali si espandono caverne e colli invasi dalla giungla. Si tratta di una regione già vista nella serie Capcom e qui rivisitata in maniera drastica, per uniformarla alle nuove idee ludiche ed esplorative introdotte con Rise; la sua assolata presenza non stona tuttavia con la tetra atmosfera generale, così evidente nella regione assai cupa e “transilvanica” della Cittadella, perché le creature mostruose condizionano il paesaggio, rimandando inoltre ad un’altra tipologia di horror occidentale, quello “da spiaggia” da lo Squalo di Spielberg/Benchley in poi.
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Sunbreak ci offre inoltre la possibilità di tornare ad esplorare le regioni di Rise con nuove missioni. Ci sono altre novità, oltre la mai troppo lodata latitanza delle “Furie”: caccie cooperative con personaggi gestiti dall’intelligenza artificiale per il giocatore solitario e sconnesso che vuole provare comunque l’ebbrezza della cooperazione o la possibilità davvero vincente di “equipaggiare” due set di mosse speciali o la facoltà di accelerare la fusione degli utilissimi talismani.
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Con le sue lunghe cacce convulse quanto strategiche, la sua quieta e riflessiva esplorazione, l’attenta raccolta delle risorse e la contemplazione dei panorami selvaggi e magnifici di una natura quasi possibile, Monster Hunter Sunbreak è una ferina vacanza virtuale nell’altrove, videogioco ideale per viaggiare da fermi verso una preistoria favolosa che risulta brutale e sanguinaria ma non come il sudato, infetto, disseccato, bruciante e guerresco presente.
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