DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI…
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Le soluzioni possibili al risiko bancario che coinvolge Unicredit, Bpm e Credit Agricole sono tre:
1) Unicredit alza il prezzo la sua offerta di Ops di almeno il 20-30% e Credit Agricole, attraverso il suo amministratore delegato Philippe Brassac, sì mette d’accordo con Andrea Orcel e realizza una plusvalenza rotonda, con accordo di cessione di filiali;
2) Credit Agricole dice no all’offerta di Unicredit e Mps e riesce ad attrarre un altro 20% di capitale e lancia l’Opa. A quel punto Bpm va a finire, con risparmi e credito delle aeree più ricche del paese, in mano ai francesi. E qui il Mef di Giorgetti potrebbe far scattare la Golden Power (come i tedeschi sull’operazione Unicredit su Commerzbank)
3) Visto che a palazzo Chigi sono furiosi per l’incontrollato risiko, il Mef sta studiando con JP Morgan un’opa di Mps su Bpm, con un dovizioso aumento di capitale della banca senese da parte dei soci Milleri e Caltagirone.
Tutti i giochi sono aperti…
PHILIPPE BRASSAC CREDIT AGRICOLE
LE MOSSE FRANCESI AGITANO IL GOVERNO UN PIANO PER UNIRE SIENA E MILANO X FACTOR
Estratto dell’articolo di Gianluca Paolucci per “la Stampa”
Forse aveva ragione chi, come Andrea Orcel, sosteneva che Crédit Agricole avesse messo nel mirino il Banco Bpm. O più probabilmente è stata proprio l'offerta di Unicredit sull'istituto guidato da Giuseppe Castagna a spingere il gruppo francese a muoversi per poter mettersi al tavolo della trattative da una posizione di maggior forza. […]
Nell'area della maggioranza di governo, dove la fiducia sulle intenzioni dei francesi è piuttosto scarsa, c'è una certa preoccupazione. L'annuncio di Unicredit del 25 novembre ha messo in discussione il piano governativo di un Monte dei Paschi destinato a essere la spalla del terzo polo bancario da costruire attorno a Banco Bpm, con Caltagirone e Delfin chiamati a equilibrare, dal punto di vista politico, un assetto che rischiava di essere troppo sbilanciato sul versante leghista.
Dopo l'offerta di Unicredit sul Banco, proprio dall'area leghista si erano levate le voci più scomposte contro l'operazione: dalla minaccia del Golden power - Unicredit è ancora una banca italiana - fino all'attacco a Bankitalia.
Creando l'ennesimo disallineamento nella maggioranza con chi, come Forza Italia, ha una posizione più laica sull'argomento. Ecco, come primo effetto, si può dire che la salita nel capitale di piazza Meda da parte dei francesi dell'Agricole ha reso attuale il tema del Golden power quando prima non lo era affatto. Anche se la banca francese ha detto subito di non essere intenzionata a lanciare un'Opa e comunque ha informato preventivamente il Mef delle sue intenzioni.
Più importante delle dichiarazioni pubbliche è quanto avvenuto in queste settimane, dal 25 novembre a oggi, lontano dai microfoni. La mossa di Unicredit vieta a Bpm di intraprendere tutta una serie di operazioni straordinarie, in virtù della «passivity rule». Come ad esempio lanciare a sua volta un'Opa, che renderebbe la banca più grande e quindi l'operazione più dispendiosa.
Qualcuno ha pensato anche di mettere mano alla norma sulla passivity rule, ma è bastato che il Financial Times pubblicasse l'indiscrezione per costringere il Mef a una secca smentita. Più concreto invece il piano recapitato al Mef stesso da alcune banche d'affari: a lanciare l'Opa su Banco Bpm potrebbe essere Mps. Un'offerta anche in questo caso in sole azioni, con un premio allettante.
Mps non è soggetta alla passivity rule e il terzo polo sarebbe salvo. Il Tesoro si diluirebbe ulteriormente, per la soddisfazione di Bruxelles. La presenza dei soci italiani garantirebbe uno zoccolo duro di azionisti che darebbe stabilità alla governance e tutti potrebbero essere contenti. Il piano […] è fermo sulle scrivanie dei tecnici del ministero. Anche perché prima c'è da ottenere il timbro dell'Unione europea sul rispetto degli impegni presi dallo Stato al momento dell'intervento su Mps, nel 2017. […]
[…] nell'ambiente finanziario nessuno crede che Orcel si tirerà indietro. […] Il rilancio dell'offerta arriverà, le incertezze sull'Opa lanciata da Bpm su Anima (il cui titolo è ancora abbondantemente sopra il prezzo dell'offerta) rischiano di sgonfiare il prezzo del Banco e rendere di per sé più vantaggiosa l'offerta di Orcel e soci capaci di reggere a un'offerta vantaggiosa tra quelli del Banco non se ne vedono.
A cominciare proprio dai francesi, il cui obiettivo dichiarato è quello di difendere il proprio investimento. Chiaro, ma quale? Quello nel capitale del Banco, che si è apprezzato di circa il 100% dalla primavera del 2023, quando l'Agricole è salito a sorpresa al 10%, e dunque si è già difeso benissimo da solo? Quello nella joint venture nel credito al consumo di Agos, o nelle polizze assicurative vendute agli sportelli del Banco? O forse quello con Unicredit, che distruibuisce ai suoi clienti i fondi di Amundi, controllata di Agricole e che scade nel 2027? Un po' tutti, certamente. Tradotto, forte del suo 15% può mettersi al tavolo e negoziare Orcel, che prima di Natale dovrebbe vedere il numero uno della banca francese, Philippe Brassac. […]
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