sergio mattarella centenario aeronautica
1. DAGOREPORT
Il Quirinale ha i suoi codici. Tace, ma "parla" di sponda, per interposta persona. A volte lo fa con l’inchiostro prudentissimo dei quirinalisti, altre, con personalità care al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
È questo il caso delle stroncature alle riforme costituzionali di Giorgia Meloni, arrivate dai presidenti emeriti della Consulta, in primis Marta Cartabia.
L’ex ministro della giustizia del governo Draghi, in audizione alla commissione Affari costituzionali del Senato, ha avvertito del rischio che il ruolo del Presidente della Repubblica venga depotenziato dalla riforma del premierato. L’algida costituzionalista ha espresso dubbi anche sul premio di maggioranza del 55%, già bocciato dalla Consulta in passato.
meloni crosetto
Le critiche della Cartabia sul premierato raccontano un più ampio irrigidimento del Quirinale, anzi, un’incazzatura vera e propria, per le scomposte critiche alla magistratura da parte di esponenti del governo.
Se il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha fatto da ventriloquo di Giorgia Meloni (parlando di “un’opposizione giudiziaria” e di una “corrente della magistratura in cui si parla di come fare a ‘fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”), e il sottosegretario Mantovano ha immaginato di sottoporre le toghe a test psico attitudinali, nessun esponente dell’esecutivo è sembrato ricordare che la “toga-in-chief”, in quanto capo del Consiglio superiore della magistratura è proprio il Presidente della Repubblica.
marta cartabia sergio mattarella
Ciò che non è andato giù a Sergio Mattarella non è solo legato alla sostanza delle critiche mosse ai magistrati, ma anche la forma: la Mummia sicula si è infastidita che un attacco del genere sia stato condotto senza un preventivo confronto, o una comunicazione, con il Colle. Non si mette il Capo dello Stato nella scomoda posizione di doversi “schierare” contro il governo, a difesa del potere giudiziario.
parodia dei manifesti di giorgia meloni
2. L’EX PRESIDENTE DELLA CONSULTA, CARTABIA: «IL PREMIERATO INCIDE SUL QUIRINALE»
«Nei due disegni di legge», sia quello del sindaco d’Italia che il premierato, «cambia il ruolo del presidente della Repubblica». Lo ha sottolineato ieri Marta Cartabia, ex ministra della Giustizia ed ex presidente della Consulta, nel corso delle audizioni in commissione Affari costituzionali del Senato nell’ambito dell’iter delle riforma della Carta.
«Questa alta istituzione di coesione, garante dell’equilibrio costituzionale viene incisa», in un caso togliendogli alcuni poteri, «nell’altro condizionandolo fortemente introducendo degli elementi di rigidità che delimitando il perimetro di azione» e «questo credo che meriti una riflessione seria, perché la flessibilità degli interventi presidenziali forse potrebbe rendersi necessaria anche in futuro di fronte a situazioni impreviste e imprevedibili che sono frequenti nella storia di uno Stato».
marta cartabia foto di bacco (1)
Cartabia ha poi espresso dubbi sul premio di maggioranza del 55% […]. «Credo che questa previsione sia molto problematica: già si è pronunciata la Consulta su situazioni analoghe» […]. […] Meglio limitarsi a «qualcosa di generale su equilibrio tra governabilità e rappresentatività».
3. LA BOCCIATURA IN CORO DEL PREMIERATO DAGLI EX PRESIDENTI DELLA CONSULTA
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
«È un progetto di legge quasi eversivo per alcuni aspetti ed estremamente debole per altri». Si lascia andare a un giudizio severissimo l’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo nel corso dell’audizione in commissione Affari costituzionali del Senato che ieri ha iniziato l’esame del Ddl Casellati sul premierato.
Un verdetto condiviso da tutti gli emeriti — Marta Cartabia, Gustavo Zagrebelsky e Gaetano Silvestri — invitati a esprimersi sulla proposta di modifica della forma di governo imposta da Giorgia Meloni.
sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare
Non c’è nulla da salvare in quei cinque articoli che di fatto stravolgono l’architettura istituzionale della Repubblica, mutandola in un unicum senza eguali al mondo: in nessun paese del globo terraqueo — sottolineano — esiste un modello come quello proposto dal centrodestra. «E questo forse qualcosa vorrà dire».
Uno dopo l’altro, […] gli ex presidenti della Corte smontano la riforma varata in Cdm e, con essa, le bufale della maggioranza a proposito di un testo che, a suo dire, mira a rafforzare la governabilità senza intaccare i poteri del Capo dello Stato e le prerogative del Parlamento.
giorgia meloni primo discorso dopo i risultati del voto
«È falso», avvertono quasi all’unisono gli emeriti, sebbene con toni diversi: più soavi Cartabia, più foschi gli altri tre. A dare il la è la prima donna ad aver infranto il tetto di cristallo della Consulta: i due disegni di legge depositati a palazzo Madama, il premierato e quello sul sindaco d’Italia targato Italia viva […] seguono in realtà «due strade diverse », spiega Cartabia. Finendo tuttavia per «incidere» entrambi, «fortemente », sul ruolo del Capo dello Stato.
[…] esorta Cartabia, «serve una riflessione seria». Invocata pure dal collega De Siervo. «L’elezione diretta del presidente del Consiglio con la simultanea elezione di entrambe le Camere rappresenterebbe un unicum nel panorama delle democrazie contemporanee », segnala.
«I problemi di disfunzionalità dei governi parlamentari sono diffusi in tutto il mondo, ma nessuno ha risposto con una riforma di questo tipo». Che non solo «riduce moltissimo i poteri del Capo dello Stato in materia di nomina del premier incaricato, di valutazione di idoneità dei ministri e di scioglimento del Parlamento», ma «esclude anche la possibilità che personalità estranee alle classi politiche elette assumano ruoli di vertice». In sostanza nessun Draghi potrà più essere chiamato a “salvare” la patria.
GUSTAVO ZAGREBELSKY ALLA SCUOLA DI FORMAZIONE M5S
E c’è dell’altro. Anche il premio di maggioranza al 55% appare problematico. «Se si introducesse un sistema presidenziale con questo premio », senza peraltro indicare una soglia minima di consensi per ottenerlo, «i rischi sarebbero elevatissimi», ammonisce Zagrebelsky.
«Con il 55% dei seggi, la maggioranza di turno avrebbe i numeri per eleggersi da sola il suo presidente della Repubblica, insieme ai cinque giudici costituzionali e a quelli del Csm di competenza parlamentare». Un bonus talmente «sproporzionato» da violare, rincara Silvestri, «il principio supremo dell’ordinamento perché la maggioranza non sarebbe frutto della volontà popolare ma della macchina calcolatrice».
gaetano silvestri
Prove tecniche di regime? Zagrebelsky le evoca, pur senza dirlo apertamente: «Con questo Ddl si metterebbero nelle mani della coalizione che vince le elezioni anche ulteriori riforme della Costituzione». Chiaro il messaggio: se passa adesso, poi chi governa potrà stravolgere il resto. […] È un rovesciamento della forma di governo esistente», avverte il giurista torinese. «Qui è in gioco la concezione stessa della democrazia, bisogna essere molto cauti».
il video di giorgia meloni sul taglio al cuneo fiscale 9 GIORGIA MELONI giorgia meloni al g20 di bali. 1 sergio mattarella funerali silvio berlusconi 2.