Estratto dell’articolo di Lorenzo D'Albergo per repubblica.it
elly schlein michela di biase
L’istantanea, a suo modo, è destinata a restare negli archivi del Pd romano. Elly Schlein, fresca vincitrice delle Primarie del 2023, entra nella sede del comitato elettorale sulla Prenestina. Varcata la soglia dello Spazio Diamante, la neosegretaria si imbatte subito in Michela Di Biase. Le due deputate si abbracciano e si incontrano due mondi: da una parte Schlein in jeans, sneakers bianche e giaccone, dall’altra la collega onorevole in tailleur. La stretta dura pochi istanti.
Ma segna l’inizio della rivoluzione: se Schlein può fare affidamento su qualcuno a Roma, dove le correnti soffiano sempre fortissimo e i malumori locali fan presto a diventare mal di pancia nazionali, quel qualcuno sarà sicuramente Di Biase. Una che conosce nel minimo dettaglio gli ingranaggi del partito, inclusa la sua immarcescibile tendenza al complotto e alla fronda.
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Il curriculum politico della 42enne è lungo. Si parte dal 2006, con la prima candidatura (con elezione) al consiglio del VII Municipio di Roma. Bis nel 2008, stavolta da capogruppo. Percorso simile in Campidoglio, dove è consigliera di maggioranza con Ignazio Marino sindaco e nel 2016 trova la riconferma da capogruppo. Il Pd questa volta, però, è all’opposizione. Governa Virginia Raggi. L’avventura si interrompe nel 2018 con la promozione in Regione, al fianco del governatore ed ex segretario Nicola Zingaretti. A coronare l’ascesa nel 2022 è l’elezione alla Camera.
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Ora, dicono i dem della sua area, sarebbe lei il “volto nuovo” del Pd romano che verrà. Lo stesso partito che, tra municipio, Campidoglio, Regione e Parlamento, rappresenta ormai da 17 anni. Per Schlein una guida per uscire indenne dalla giungla del potere capitolino. Dove la corrente che fa riferimento al sindaco Roberto Gualtieri, tanto per dire, adesso è chiamata ad assorbire la batosta per la sconfitta di Stefano Bonaccini, candidato del cuore del primo cittadino.
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ESULTANO I BIG MA LEI PROVERÀ A SCHIERARE I VOLTI NUOVI
L. Sal. per il “Corriere della Sera”
«Non ha funzionato l’uomo solo al comando, non funzionerebbe la donna sola al comando». Così Elly Schlein ha sempre detto, dai palchi di questa lunga corsa congressuale, di «voler fare squadra». E al di là delle buone intenzioni di cui è lastricata ogni campagna elettorale — e delle frecciate al concorrente più volte accusato di renzismo, sinonimo di accentramento — Schlein ha tuttavia un motivo in più per insistere sul concetto di squadra.
Lo ha avuto nei giorni della sfida e lo ha ancora di più oggi. E questo perché la squadra dovrebbe essere lo scudo migliore contro il pressing da parte dei tanti big del partito che hanno via via appoggiato la sua candidatura. E di quelli che proveranno all’ultimo a salire sul carro.
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È per tutto questo però che Elly Schlein, appunto, punta intanto a mandare avanti la sua, di squadra, che ci si aspetta ad alto tasso di donne e quarantenni. Quali sono i nomi? In prima fila c’è Michela Di Biase, oggi deputata del Pd, capogruppo in consiglio comunale a Roma ai tempi (difficili) di Raggi. E anche moglie di Franceschini, da molti considerato uno dei padri della candidatura di Schlein. Poi c’è Stefano Vaccari, responsabile nazionale organizzazione del partito, che pure è legato a Bonaccini da un lungo rapporto. Nella lista ci sono anche le Sardine, il movimento di attivisti nato a Bologna nel 2019, volto noto Mattia Santori. Forse una sorpresa, sicuro una nemesi visto che quell’associazione «dal basso» era stata creata proprio per sostenere Bonaccini nelle elezioni per il seconda mandato come presidente dell’Emilia-Romagna.
Un ruolo lo dovrebbero avere anche tre nomi che vengono dalla sinistra della sinistra, tragitto più volte rivendicato da Schlein.
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Il primo è Nico Stumpo, oggi tra i pochi eletti di Articolo Uno, e che nella segreteria di Pier Luigi Bersani era responsabile dell’organizzazione del Pd. Poi Arturo Scotto, anche lui in Parlamento con Articolo uno, dopo un passato con Sel e Nichi Vendola. Della partita dovrebbe far parte anche Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud nel governo Conte due ma, a differenza di Franceschini e Orlando, non in quello Draghi. E anche di un’altra generazione, avendo da poco superato i 40 anni. Se però Schlein ha detto più volte di voler una sinistra «ecologista e femminista», è lecito aspettarsi altre donne nella sua squadra. Un ruolo dovrebbe avere anche Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema, che in questa campagna ha coordinato la rete degli amministratori locali. Ci dovrebbero essere anche Chiara Gribaudo e Chiara Braga. Tra gli altri nomi il portavoce di Schlein Flavio Alivernini e quello della mozione che l’ha sostenuta Marco Furfaro. Senza contare che sul carro del vincitore si fa spesso la fila e non sempre si trova posto.
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