Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per www.corriere.it
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Se Elisabetta era la costante del Regno, la costante di re Carlo sono fischi e proteste: ormai non c’è apparizione del sovrano in pubblico che non sia accompagnata da sonore contestazioni, con i manifestanti che inalberano cartelli con la scritta «Not My King», non il mio re.
[…] l’ascesa al trono di Carlo ha dato la stura a un sentimento di insofferenza verso la Corona che da tempo covava sotto la cenere.
[…] Le proteste sono coordinate dal gruppo Republic, che ha in programma grandi manifestazioni per l’incoronazione del 6 maggio: le donazioni in loro favore si sono triplicate negli ultimi due anni, con un notevole aumento dopo la morte di Elisabetta.
«Nell’ultimo paio d’anni il repubblicanesimo è stato spinto dalla lite sul principe Harry e dallo scandalo sul principe Andrea», ha detto al Telegraph il leader di Republic, Graham Smith. «Ma le gente è anche scontenta – ha aggiunto – per l’affare dei soldi in cambio di onorificenze che ha coinvolto il re: dunque adesso è tutta un’altra cosa, perché la gente è molto contenta di criticare Carlo. Lui si porta addosso un peso di 70 anni e nei tre o quattro anni prima della morte della regina c’è stato uno scandalo dopo l’altro».
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«[…] La monarchia è una istituzione indebolita, si è aperta una falla sotto la linea di galleggiamento e se continuiamo a spingere, affonderà […]».
Il problema sono soprattutto le giovani generazioni. Soltanto il 24% nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni pensa che la monarchia sia un bene per la Gran Bretagna e anche nella fascia 25-49 anni l’approvazione non supera il 49. […] se la regina aveva un tasso di approvazione del 79%, quello di Carlo è fermo al 56%.
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Dunque la monarchia britannica è in pericolo? In realtà, solo il 22% pensa che ci debba essere un referendum […] Per questo Carlo tira dritto e ignora le contestazioni.
«Non c’era mai stato dubbio che la morte della regina avrebbe rafforzato la voce dei repubblicani – dicono a corte -. La regina era tenuta in tale rispetto che il re era consapevole che ci sarebbe stato un calo di sostegno. Ma il re ignorerà i sondaggi del giorno e farà il lavoro che gli è richiesto: ha una visione di lungo termine del suo ruolo e crede che anche la gente adotterà una visione di lungo termine del suo contribuito». E allora, Dio salvi il Re?
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