Estratto dell’articolo di Ugo Magri per “La Stampa”
sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare
L'Europa non può restare ostaggio di pochi Paesi che ricattano tutti gli altri. Quando sono in gioco questioni vitali, perlomeno su quelle, bisogna poter decidere a maggioranza invece che all'unanimità. Altrimenti «si rischia la paralisi», hanno convenuto con un certo grado di preoccupazione Sergio Mattarella e il suo omologo della Repubblica Ceca, Petr Pavel, in visita a Roma.
Fare esempi sarebbe superfluo in quanto sono mesi che l'ungherese Viktor Orbán sta bloccando gli aiuti finanziari e militari all'Ucraina, su cui gli altri leader europei sarebbero d'accordo. Per giunta Orbán punta i piedi pure all'aumento dei fondi per l'immigrazione.
Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki
Ma l'atteggiamento ungherese è solo l'antipasto di quanto accadrebbe il giorno che, dagli attuali 27 membri, l'Unione si dovesse allargare a 30 o 32: chiunque potrebbe mettere veti. Perciò Mattarella non ha dubbi, «almeno su alcuni temi occorre superare il voto all'unanimità e passare al voto a maggioranza degli Stati membri».
In particolare l'Europa deve «parlare con una voce sola nella politica estera e di sicurezza, nonché dotarsi di strumenti di politica finanziaria comune». Detta così sembra un'affermazione ovvia; in realtà non la è affatto, nemmeno in casa nostra.
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1
È di una settimana fa il voto al Parlamento Ue con cui Lega e Fratelli d'Italia si sono pronunciati contro le decisioni prese a maggioranza, invece che all'unanimità. Una posizione, va detto, che fa a pugni con quella espressa dal ministro degli Esteri Antonio Tajani (favorevole alla maggioranza qualificata nelle decisioni di politica internazionale) e della stessa premier che ha sottoscritto con la Germania un Piano d'azione tutto orientato al rilancio dell'integrazione europea.
[…] fa osservare Mattarella, «non bisogna contrapporre sovranità europea e sovranità nazionale», che sarebbe un «falso dilemma». Esiste «una sovranità nazionale di bandiera, che però non incide sui reali problemi, e una sovranità condivisa». Quest'ultima non solo «rispetta le specificità e le culture dei singoli Paesi», ma è in grado di incidere sulle grandi questioni mondiali dove altrimenti non conteremmo nulla.
giorgia meloni contro il mes meloni orban