DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Intanto mi sono visto su Apple TV + le prime due puntate, ce sono solo due accidenti, della terza stagione di “Slow Horses”, ideata e scritta da Will Smith (non quel Will Smith), interamente diretta da Saul Metzstein, con uno strepitoso Gary Oldman in versione Monnezza, Kristin Scott Thomas antipatica, Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind Eleazar.
Ha ragione il critico di Vulture, Scott Tobias. Riprendere la serie è come infilarsi una di quelle canotte zozze di Jackson Lamb, il personaggio di Gary Oldman, cioè ti trovi a tuo agio. Capisci subito dove sei, cosa sta accadendo, chi devi seguire. Sei tornato a casa, anche se l’inizio della terza stagione si svolge a Istanbul e seguiamo le vicende di Katharine Waterston, guest star della puntata. Inutile che vi dica che è una delle migliori serie spionistiche di questi ultimi tempi. Favolosa poi la scena della visita medica di Gary Oldman. Mi ci sono del tutto ritrovato.
E in chiaro che vediamo? Ci sarebbe su Tv200 alle 20, 55 il melodramma medico-familiare “L’olio di Lorenzo” diretto dal George Miller, il geniale regista di “Mad Max” (leggo che è medico, oltre che regista, quindi…) con Nick Nolte, Susan Sarandon, Peter Ustinov, Kathleen Wilhoite, dove due genitori colti, preparati, ma non medici, scoprono che la malattia degenerativa, la ALD (adrenoleucodistrofia) e mortale del figlio di cinque anni, potrebbe essere curata o perlomeno rallentata con un metodo quasi artigianale, cioè con l’acido oleico dell’olio. Studiano e riescono a curarlo.
Su Cine 34 alle 21 l’opera prima di Giorgio Tirabassi “Il grande salto”, commedia con piccoli ladri con Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Gianfelice Imparato, Roberta Mattei e Lillo. Vabbé se c’è Lillo si vede. Su Iris alle 21 il thriller di nessun culto “Testimone involontario” di David Hogan con Keenen Ivory Wayans, Jon Voight, Paul Sorvino, Robert Culp. Magari andrebbe recuperato il fantasy “La bussola d’oro” diretto da Chris Weitz con Nicole Kidman, Daniel Craig, Eva Green, Dakota Blue Richards, Jim Carter, Sam Elliott, tratto dal romanzo per ragazzi di Philip Pullman. Non fu un successo.
Un pessimo esperimento per Chris Weitz, che dette le dimissioni e dopo un anno e mezzo venne richiamato. Ma non controllò mai il suo film come voleva. Non piacque del tutto neanche a Pullman. Vedendolo, George R. Martin si convinse che “Games of Throne” non dovesse diventare un film, ma una serie. Ci sarebbe stato molto più tempo per raccontare storie e personaggi. Per la New Line, che produsse il film con 180 milioni di dollari fu un disastro. Sbagliarono tutto.
Il film incassò nulla in America, solo 70 milioni di dollari, ma ne fece 302 dai mercati esteri arrivando così a 372 dollari. Sarebbe stato un successo, insomma, se la New Line non lo avesse svenduto rapidamente per la distribuzione estera dopo aver visto i risultati in America. Andò in bancarotta e venne assorbita dalla Warner Bros. Quanto al sequel del film, inutile dirlo, ma non si girerà mai.
paul sorvino testimone involontario
Su Rai Movie alle 21, 10 trovate il capolavoro di Michael Mann, “Heat”, con Al Pacino, Robert De Niro, Val Kilmer, Jon Voight, Tom Sizemore, Diane Venora. Rai Due alle 21, 20 propone il bel documentario prodotto e diretto da Domenico Procacci sulla storia del grande tennis italiano, “Una squadra” con Adriano Panatta, Nicola Pietrangeli, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli. Warner Tv alle 21, 30, per non sbagliare, ripropone per la centesima volta “Il buono, il brutto, il cattivo” con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Eli Wallach, Rada Rassimov, Aldo Giuffré, Enzo Petito.
Passiamo alla seconda serata, Cine34 passa il volgarissimo “Delitto sull’autostrada” di Bruno Corbucci con Tomas Milian, Viola Valentino, Bombolo, Olimpia Di Nardo, Giorgio Trestini, Adriana Russo e perfino Marina Frajese nel ruolo di una sporcacciona alla fiere dei bovini di Bologna. E’ il primo film della serie di Nico Giraldi non più prodotto da Galliano Juso, ma da Mario cecchi Gori.
AL PACINO ROBERT DE NIRO - HEAT LA SFIDA
La serie perde un po’ della prima spontaneità, ma funziona ancora benissimo. Meno trama gialla e più commedia. Nico indaga su un delitto legato al giro dei camionisti. Grandi battute: “Non sono sfortunato”, dice riferendosi a una mano di poker, “siete voi che c'avete un bucio di culo che se lo mettete fori dalla finestra le aquile ci fanno il nido”.
Bombolo fa l’allenatore di boxe che si tira su con una droghetta chiamata Vigorello, “Mo’ che ho bevuto Vigorello vi faccio un culo come ‘n ombrello”. Si è fidanzato, inoltre, con la mitica Bocconotti Cinzia, interpretata dalla strepitosa Gabriella Giorgelli, “è così brava a fare la mignotta che manco te ne accorgi”. E’ qui che Nico pronuncia la celebre battuta: “Annamo ar cinema a Orvieto, danno un film che si intitola Le pornomassaie. C’è una che nun se batte: fa gli gnocchi cor culo”.
Su 7Gold alle 23, 15 trovate il thriller “Under Suspicion” di Stephen Hopkins con Monica Bellucci, Gene Hackman, Morgan Freeman, Thomas Jane. Non riuscitissimo. Rai 4 alle 23, 35 propone l’ultimo film di Brian de Palma, non male come si dice, “Domino” con Nikolaj Coster-Waldau, Carice van Houten, Guy Pearce, Søren Malling, Paprika Steen.
Su La7D alle 23, 35 torna un grande titolo della commedia italiana con Alberto Sordi, “Bello, onesto, emigrato, Australia sposerebbe compaesana illibata” diretto da Luigi Zampa, scritto da Rodolfo Sonego, con Claudia Cardinale nel ruolo della compaesana, in realtà, molto poco illibata, visto che a Roma faceva la vita. Ci sono anche Riccardo Garrone e Angelo Infanti. All’epoca faceva molto ridere. Certo. Un’altra commedia per maschi.
pietrangeli bertolucci panatta 2
Rai Movie a mezzanotte e 10 minuti propone un grande film di Oliver Stone, “Ogni maledetta domenica” con Al Pacino allenatore di una squadra di football, Jamie Foxx, Cameron Diaz, Dennis Quaid, James Woods, Jim Brown, Bill Bellamy. Italia 1 alle 0, 50 propone l’horror “The Darkness” di Greg McLean con Kevin Bacon, Radha Mitchell, David Mazouz, Lucy Fry, Matt Walsh, Jennifer Morrison, dove una simpatica famigliola si ritrova dentro un incubo appena torna dalle vacanze e si scopre che il figlioletto ha portato via da un canyon un sasso sacro che serviva per placare gli spiriti dei nativi.
monica bellucci under suspicion
Cine 34 all’1, presenta il divertente “Quel bravo ragazzo” diretto da Enrico Lando con Herbert Ballerina alias Luigi Luciano, Tony Sperandeo, Enrico Lo Verso, Daniela Virgilio, Giampaolo Morelli e Gigi Burruano nella sua ultima apparizione al cinema. Come mafia comedy è accompagnata da una serie di battute del tipo “Io mangio, bevo e fotto!”. “A me piace ‘o sticchio!”. “Minchia!”.
Ma la cosa più interessante, è proprio il dichiararsi da subito commedia di mafia, con tanto di bei nomi siciliani da esibire. Dalla coppia clamorosa formata da Toni Sperandeo e Enrico Lo Verso, Vito e Salvo, i killer di famiglia, che si mangiano tutte le scene dove appaiono, a un geniale Gigi Burruano come Don Ferdinando, il vecchio boss che muore all’inizio del film dicendo al figlio, Herbert, che ha un piede sulla canna dell’aria che lo tiene in vita, “Spostati, coglione!”.
monica bellucci under suspicion
Ma Herbert capisce, “Campione”. Da Ninni Bruschetta come avvocato della famiglia al terribile boss cattivo della cosca avversaria Mario Pupella. Herbert mette di suo la bella faccia da ragazzo scemotto e candido di paese, il cammeo dell’amico Maccio come prete, Don Isidoro, quello di Ivo Avido come vigile del paese. Ma l’operazione è mista. Non andò male.
Iris all’1, 15 presenta invece un giallo ambientato nella comunità ebraica osservante di New York, “Una estranea fra noi” diretto dal vecchio e glorioso Sidney Lumet con Melanie Griffith, Eric Thal, Jamey Sheridan, Mia Sara, Lee Richardson. Ovviamente ci sono di mezzo dei diamanti scomparsi. Rete 4 alle 2, 10 ripropone l’altro Satyricon, quello cioè diretto da Gian Luigi Polidoro, scritto da Rodolfo Sonego, prodotto da Alfredo Binim che osò sfidare uscendo addirittura prima il Satyricon di Fellini. Se non avete visto il “Satyricon” di Polidoro con Don Backy e Franco Fabrizi che fanno i protagonisti, Ugo Tognazzi Trimalcione, Tina Aumont, Mario Carotenuto, ve lo consiglio, anche se temo sia la copia piena di tagli che ho visto un paio d’anni fa nelle notti di Mediaset.
Di per sé non era malissimo, nei ricordi del tempo. Le visioni successive riportano un film monco che poco ha a che vedere con l’originale. Tognazzi è divertente come Trimalcione, fra peti e rutti. Tina Aumont, che poi arriverà davvero a Fellini col Casanova, è una bellissima Circe, Carotenuto, che doveva esserci nel Satyricon “vero”, è un ottimo Eumolpo. Ma Don Backy e Franco Fabrizi sono una scelta un po’ azzardata e un po’ trash. Il vero problema è che il Satyricon felliniano, che uscirà pochi mesi dopo, si rivelerà un capolavoro e allora del film di Polidoro, anche per colpa della censura che lo porterà via dalle sale per quasi un anno, non importerà più niente a nessuno. Il film viene finanziato, malamente, da Angelo Rizzoli, che «non aveva mai perdonato a Federico di averlo tradito dopo Giulietta». Ma tira fuori solo 380 milioni. «Non bastano neanche per i costumi», si lamentava Alfredo Bini.
I guai del film cominciano subito. È subito guerra di querele tra Fellini e Bini: «A sporgere la prima querela è stato Bini, il quale ha ravvisato gli estremi della diffamazione aggravata (da uno a sei anni di reclusione) nelle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti da Fellini nei giorni scorsi. Il regista aveva in sostanza accusato il produttore di scorrettezza e di plagio, sostenendo di avere pensato per primo a tradurre in film il Satyricon del grande scrittore latino Petronio Arbitro. Bini afferma invece di avere suggerito l’idea a Fellini e di poterlo dimostrare.
“Io desideravo che Fellini dirigesse il mio film e in diverse occasioni discutemmo insieme del progetto». Fellini ha replicato querelando a sua volta Bini. Ugo Tognazzi, in data 24 ottobre 1968, rivela che sarà (come da titolo di giornale) un «Trimalcione per dispetto». Dispetto a Fellini, ovviamente, al quale rimprovera di avere fatto promesse non mantenute. Così, per ripicca, fa il Satyricon di Polidoro, assieme a altri ‘felliniani’ come Franco Fabrizi o altri rifiutati dal Maestro, come Mario Carotenuto.
Un bel po’ d’anni dopo Tognazzi stesso riconobbe che «La levatura del Satyricon di Polidoro era quella che era, e anche la mia partecipazione era quella che era. Dopodiché, però, Bini voleva sfruttare pubblicitariamente la cosa e in una conferenza stampa io credo di essermi lasciato andare per amore di battuta a un paio di frasi che seccarono Fellini, che mi diede querela. Poi la ritirò molto cordialmente un anno dopo.»
Il film, «ancor più sbrindellato di quanto avessi proposto io», come raccontava Sonego, «uscì sei mesi prima di quello di Fellini. Incassò 270 milioni in soli tre giorni riuscendo quasi a rientrare nei costi. La guerra legale fra Rizzoli e gli avvocati degli americani che avevano i diritti mondiali del film di Fellini fu spietata. Dopo tre settimane il nostro film, già denunciato per oscenità e sequestrato per pornografia, si beccò addirittura un’accusa di pedofilia. Sbucò un testimone a dichiarare che aveva visto Franco Fabrizi importunare un bambino.
Poi gli americani diedero 300 mila dollari sull’unghia a Rizzoli e chiusero il negativo del film in un frigorifero di Los Angeles». Il film rimase bloccato un anno. E il bambino del racconto è in realtà il minore Francesco Pau, di 14 anni, nei panni di Gitone, che viene adescato dall’Ascilto di Franco Fabrizi. Più o meno come da copione, però. Il processo stroncò la carriera di Franco Fabrizi, come spiega Tatti Sanguineti «attore ambiguo e capovolto a cui si sarebbe potuta tagliare la battuta più censurata dal copione: Ma non vedi che è frocio?» Il processo al film finisce con la vittoria dei censori, come si legge su “La Stampa”:
«Satyricon è (in parte) osceno, condannati produttore e regista: tre mesi e dieci giorni a Bini, Polidoro e al soggettista Sonego. Assolti gli attori Valérìe Lagrange, Franco Fabrizi, Don Backy. Cinquanta metri di pellicola (2 minuti di proiezione) dovranno essere distrutti. In particolare sono stati tagliati: «1) quasi tutte le scene relative a un rito priapeo ambientato nella ‘grotta di Priapo’; 2) quella relativa ad un episodio ambientato nella nave di Trifena (attrice, Valérie Lagrange) e che ha come protagonista la schiava Psiche;
la rivolta delle gladiatrici 2
3) quella relativa ad un incontro nella stanza di un albergo fra Ascilto (attore Don Backy) e Gitone (attore il ragazzo quattordicenne Francesco Pau); 4) quattro scene della cena in casa di Trimalcione, interpretato da Ugo Tognazzi; 5) l'incontro fra la maga Circe ed Encolpio (attore Franco Fabrizi); 6) un episodio ambientato in una stanza d'albergo fra Gitone (Francesco Pau) ed Ascilto (Don Backy); 7) tutte le scene che hanno come protagonista la sacerdotessa Antonia. Complessivamente perché il Satyricon non sia osceno dal punto di vista giuridico è necessario sopprimere circa cinquanta metri di pellicola (l'intero film è di 3 mila metri): poco meno di due minuti.» Il film tornerà in sala il 18 marzo 1970. Ma in che stato?
Chiuderei con il mischione tra peplum all’italiana e blaxploitation “La rivolta delle gladiatrici” o “The Arena”, diretto da Steve Carver e Joe D'Amato, interamente girato a Roma, con Lucretia Love, Pam Grier, Paul Muller, Margaret Markov, Puccio Ceccarelli. Dirige Steve Carver, allievo della American Film Institute alla sua opera prima con l’aiuto di Aristide Massaccesi, che diresse le scene d’azione. Lo monta e lo supervisiona, per l’edizione americana, Joe Dante.
la rivolta delle gladiatrici 3
In un primo tempo il produttore, Roger Corman, aveva pensato di farlo dirigere addirittura a Martin Scorsese che aveva esordito poco prima con lui con “Boxcar Bertha”, scritto come questo dai Corrington. “Mi è capitato di vederlo in televisione, negli Stati Uniti”, ha dichiarato Massaccesi, “E’ stata un’esperienza affascinante: era tagliato molto più veloce e devo dire che era immensamente migliore della versione originale. Il film era stato prodotto da Corman all’epoca in cui ero ancora un regista in affitto: non avevo ancora cominciato a produrre”.
herbert ballerina quel bravo ragazzo
Rosalba Neri ricorda benissimo che il regista era Steve Carver e Massaccesi faceva le scene d’azione. Per l’occasione vengono chiamati tutti i grandi stuntmen del tempo per fare i gladiatori, mentre le stesse ragazze protagoniste, le statuarie Pam Grier e Margaret Markov, fanno le scene di daga e di lotta senza controfigure. Daniele Vargas è Tomarchio, proprietario dell’arena in cerca di qualcosa di elettrizzante per il suo pubblico (“Cosa posso fare? Trovare un altro Spartacus?”). Ci sono anche caratteristi del tempo, come Baccaro, Poli e Laurenzi. Fellini venne sul set a fare una visita. Rete 4 alle 4 passate.
quel bravo ragazzo 6bello onesto, emigrato in australiabello onesto emigrato australia sposerebb...quel bravo ragazzo.
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