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    ALLA FINE HA EVITATO IL BRACCIO DELLA MORTE - È MORTO IL KILLER DEL GIOCO DELLE COPPIE: RONDEY ALCALA ERA IN CARCERE DAL 1980 PER L’OMICIDIO DI 7 DONNE (MA POTREBBERO ESSERE MOLTE DI PIÙ LE VITTIME)  - NEL 2010 ERA STATO CONDANNATO A MORTE PER L'UCCISIONE DI SEI RAGAZZE, MA CI SONO 127 FOTO CHE FANNO SOSPETTARE CHE LA LISTA POTREBBE ESSERE BEN PIÙ LUNGA – NONOSTANTE IL PERIODO NEL BRACCIO DELLA MORTE, IN CALIFORNIA LA PENA CAPITALE È STATA CONGELATA IN UNA MORATORIA VOLUTA DAL GOVERNATORE GAVIN NEWSOM…


     
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    Anna Guaita per "il Messaggero"

     

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    I serial killer sono sempre sadici, eppure pochi sono arrivati alla crudeltà efferata che Rodney James Alcala manifestò nei suoi numerosi omicidi. Alcala è morto sabato notte per cause naturali nella prigione della California dove era rinchiuso sin dal 1980, ma dietro si lascia tante domande senza risposta. Nei suoi numerosi processi è stato riconosciuto colpevole di sette omicidi di giovani donne, mentre un ottavo processo non si è potuto tenere per le sue condizioni di salute precarie. Tuttavia la polizia continua a indagare sulla scomparsa di altre 127 donne delle quali Alcala conservava fotografie e di cui si è persa ogni traccia.

     

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    MORATORIA

    Rodney Alcala era nel braccio della morte, ma in California la pena capitale è congelata in una moratoria voluta dal governatore Gavin Newsom. Il 77enne omicida era comunque condannato all'ergastolo anche nello Stato di New York, dove aveva compiuto due dei suoi sette omicidi comprovati. Alto, di bell'aspetto ed estremamente intelligente, Alcala era noto come il «Dating game killer» perché nel 1978, a 25 anni, partecipò con successo a un gioco televisivo che metteva una giovane single a confronto con tre uomini nascosti dietro una paratia.

     

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    La ragazza doveva scegliere uno dei tre ignoti e alla coppia venivano regalati viaggi o cene al ristorante. In quell'occasione la ragazza scelse proprio Rodney, ma poi, avendo avuto l'opportunità di chiacchierare con lui, rinunciò all'appuntamento, spiegando che lo aveva trovato «inquietante». Aveva fiuto quella giovane donna: Rodney aveva già ucciso varie volte e quando era un teenager ha scontato un anno e mezzo di prigione per aver violentato una bambina di 8 anni. Il processo allora non si poté tenere, perché i genitori della bimba rifiutarono di farla testimoniare, e Alcala patteggiò, riconoscendosi colpevole solo di aggressione e scontando una pena minima.

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    Così la sua fedina penale rimaneva macchiata ma solo di una trasgressione ben inferiore alla sanguinosa violenza che aveva inflitto alla piccola. Intanto Alcala si trasferisce a New York, dove studia cinema sotto la guida del famoso regista Roman Polanski, che nel 1978 sarà lui stesso accusato di violenza contro una minorenne. Tornato a Los Angeles, Alcala si dà alla fotografia, che usa come esca per attirare giovani nella sua casa.

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    ORECCHINI E DNA

    Nel 1979 compie un errore che lo fa finalmente cadere nella rete della giustizia. Avvicina due ragazzine sulla spiaggia e chiede loro di fotografarle. Poi si allontana. Ma una delle due, la 12enne Robin Samsoe, salita in bicicletta per andare a lezione di danza, scompare e non se ne troveranno più tracce, fino a due settimane più tardi quando il suo corpo fatto a pezzi, con evidenza di ripetuta violenza sessuale, viene rinvenuto nella Angeles national forest. La polizia sospetta subito di Alcala, e trova un paio di orecchini della ragazzina fra gli oggetti personali del fotografo.

     

    La mamma di Robin li riconosce, tuttavia non siamo ancora in epoca di Dna e le prove scientifiche sono abbastanza primitive. Nel 1980 Alcala viene condannato a morte, ma nel 1984 la condanna è revocata, un secondo processo la reimpone e un secondo appello di nuovo la revoca. Si arriva così al 2003, quando la scienza forense conferma che sugli orecchini compariva il Dna della ragazzina, mentre quello dell'uomo era ovunque sul corpo mutilato della vittima. Contemporaneamente, il Dna di Alcala viene identificato sul corpo di altre quattro vittime, tutte uccise nello stesso modo, violentate, strangolate fino al punto dello svenimento, riportate in vita, stuprate ancora, spesso con oggetti d'acciaio, torturate a forza di morsi e tagli.

     

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    Nel 2010 è condannato a morte per l'uccisione di sei ragazze e doveva essere processato anche per l'uccisione di Christine Ruth Thornton, incinta di sei mesi. Ma ci sono 127 foto che fanno sospettare che la lista potrebbe essere ben più lunga. Alcala si è sempre rifiutato di collaborare.

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