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    SE NE VA A 86 ANNI LESTER PIGGOTT, IL LEGGENDARIO FANTINO INGLESE CHE HA SCRITTO LA STORIA DELL'IPPICA MONDIALE - PIGGOTT, CHE HA VINTO PIÙ DI 5.000 GARE IN CARRIERA E ALMENO UNA VITTORIA IN TUTTI I DERBY, HA RIVOLUZIONATO LO SPORT, CON UN NUOVO MODO DI MONTARE: STAFFE CORTE, SEDERE PER ARIA E NESSUN MOVIMENTO - NATO DA UNA FAMIGLIA DI FANTINI, LA SUA TAGLIA "OVERSIZE" (ERA ALTO 1,73) LO COSTRINSE A UN REGIME DIETETICO DURISSIMO. ERA FAMOSO PER AVERE SEMPRE IL SIGARO IN BOCCA, CHE LO AIUTAVA A...


     
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    Piero Mei per “il Messaggero”

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    «Ehi, Lester, a quest' ora già con il sigaro acceso? Ma così perderai l'appetito per tutto il giorno», gli dicevano i colleghi fantini e gli allenatori che lo incontravano all'alba, nella nebbia, sulle piste d'allenamento inglesi.

     

    «Lo faccio per questo», rispondeva Lester Piggott, uno dei più grandi fantini del Novecento, tra i primi tre, gli altri sono Gordon Richards e Frankie Dettori. E' che il grande avversario di Lester, che chiamavano The long fellow, il ragazzone, perché era alto 1,73 metri, oversize per il suo mestiere di jockey, è sempre stato il peso. Per restare entro un limite accettabile, tra i 54 e i 55 chili, ha dovuto tirar via del suo corpo almeno 14 chili.

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    Anche per questo aveva quella faccia rugosa e quell'aria tra il triste e l'inespressivo che lo hanno fatto chiamare anche Faccia di pietra, o Poker face.

     

    LA CARRIERA

    E' morto ieri in Svizzera dove risiedeva da tempo. Aveva 86 anni. Aveva anche 4.493 vittorie in Inghilterra, e più di 5.300 a metterci insieme quelle conquistate all'estero. La prima a 12 anni in sella a The Chase ad Haydock Park, l'ultima sull'isola ancora ad Haydock Park, in sella a Palacegate Jack, quando ne aveva quasi sessanta. Poi s' era regalato una coda nell'estate australiana e l'ultimo successo fu a Canberra.

     

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    Piggott ha lanciato un modo di montare in corsa: staffe corte, sedere per aria, nessun movimento per non turbare l'equilibrio proprio né quello del cavallo. Accompagnarlo alla vittoria. Magari nel Derby: a Epsom, dove si corre il più famoso al mondo, l'ha fatto nove volte cominciando 18enne con Never Say Die (quota 32 contro 1) e l'ultimo lo ha vinto nel 1983 con Teenoso. Ma sono stati suoi tutti i Derby: cinque in Irlanda, tre in Germania, tre in Italia (Bonconte di Montefeltro, Cerreto e Welnor), uno in Francia. Perfino uno ciascuno a Singapore e in Slovacchia.

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    E' stato 11 volte campione dei fantini in Gran Bretagna, lo definivano il cocco delle casalinghe perché le massaie inglesi non disdegnavano di entrare in un betting shop e scommettere sul cavallo montato da Piggott. Del resto, quando smise di impegnarsi con contratti di scuderia ma lanciò la moda del freelance, la sua scelta condizionava le quote dei bookmakers: se lo montava Piggott, quel cavallo diventava il favorito. Diceva che il più facile da montare era stato il campione Sir Ivor; con Nijinski ha vinto la Triplice Corona. La Regina lo fece baronetto e poi lo disfece quando Lester finì coinvolto in una condanna per evasione fiscale, un anno di carcere.

     

    IMPENETRABILE

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    Era nato fantino: lo era suo nonno, lo era suo padre, lo erano suocero e cognati; la figlia Maureen ha sposato un allenatore di cavalli. Era anche nato sordo a un orecchio e cresciuto un po' balbuziente, tutte faccende che lo resero silenzioso e impenetrabile. Crebbe anche molto attento al denaro.

     

    Una volta gli chiesero 5 sterline per una colletta e lui disse al questuante «dimmelo all'altro orecchio», questi lo fece, aumentando la richiesta a 10 sterline; e Lester: «Ridimmelo all'orecchio di prima, ti era venuto meglio». Non aveva bisogno di provare un cavallo: gli bastava salirci su e durante il canter per andare in partenza già capiva tutto di quel purosangue; della corsa, lo faceva lungo i metri previsti. «Era il mio eroe e un buon amico», ha detto Frankie Dettori. Lo acclameranno ancora i frequentatori di quei nove ippodromi inglesi nei quali c'è una statua dedicata a lui. Una la scoprì proprio la Regina a Epsom, dove sabato si corre il Derby e chissà quanti ricordi Piero Mei

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