JOE BEVILACQUA
Giangavino Sulas per “OGGI”
“Ma adesso il Mostro di Firenze diventa il Mostro dei due Mondi?». Se lo chiede con
sarcasmo un po’ macabro Vieri Adriani, avvocato fiorentino che nel 2017 grazie alle sue ricerche e alle rivelazioni fatte nel suo libro Delitto degli Scopeti - giustizia mancata ha convinto la Procura di Firenze a riaprire, dopo 31 anni, le indagini sull’ultimo duplice omicidio del Mostro.
Da un anno infatti ci sono due nuovi indagati, l’ex legionario Giampiero Vigilanti, 88 anni e il medico Francesco Caccamo, 87, per i quali il magistrato ha appena chiesto una proroga delle indagini. No, non c’è sarcasmo perché 26 anni fa il signor Joe Bevilacqua, un italo americano del New Jersey, sovrinten- dente del cimitero militare americano dei Falciani a San Casciano, si era presentato come supertestimone nel primo processo per i delitti del Mostro.
LA POLIZIA SU UNO DEI LUOGHI DEL DELITTO DEL MOSTRO DI FIRENZE
Oggi, un quarto di secolo dopo, Bevilacqua ricompare ma il suo ruolo è cambiato. È sospettato di essere lui il vero Mostro, un serial killer che in Toscana ha ucciso sette coppiette e in America, dove era soprannominato Zodiac, almeno altri cinque giovani. Potrebbe essere uno dei serial killer più ricercati della storia. Potrebbe costringere i magistrati fiorentini, e non solo loro, a riscrivere la storia giudiziaria dell’ultimo mezzo secolo.
Ecco perché Luca Turco, Procuratore aggiunto di Firenze, ha deciso di ricominciare da capo, riaprire gli archivi e l’intera inchiesta sui delitti del Mostro. Un’inchiesta mai chiusa, neppure con i processi degli anni Novanta, perché nessuno in realtà ha mai creduto che ad uccidere 14 ragazzi siano stati i compagni di merende Pacciani, Lotti e Vanni. Non a caso Paolo Canessa, il magistrato storico del Mostro, quando ha lasciato Firenze per fare il Procuratore capo a Pistoia, ha tenuto la delega su quei delitti e ha continuato a indagare.
IL CASO DEL MOSTRO DI FIRENZE - GIAMPIERO VIGILANTI
Ecco quindi adesso materializzarsi questo Mostro dei due Mondi che per 50 anni avrebbe ingannato tutti e avrebbe fatto girare a vuoto la macchina della giustizia italiana e americana. In California, era famoso per le lettere anonime che inviava ai giornali e per aver sfidato e sbeffeggiato la polizia con una serie di enigmi cifrati dopo ogni sua “impresa” criminale.
Francesco Narducci
Si faceva chiamare Zodiac e ha ucciso fra il 1968 e il 1969 cinque persone (e forse di più). Ha continuato a inviare i suoi messaggi criptati fino al 1974, poi è scomparso, forse perché, per fare il direttore del cimitero americano, si era trasferito a San Casciano in Toscana, dove fra il 1974 e il 1985 avrebbe massacrato sette coppiette. Delitti in fotocopia, con le stesse identiche modalita di quelli americani.
Molti elementi sembrano collegare Zodiac al Mostro di Firenze. Il metodo di sparo con pistole di piccolo calibro e una delle tante firme dei due serial killer. Il Mostro ha sempre usato una calibro 22 con lo stesso tipo di proiettili, la famosa serie H. Entrambi aggredivano e uccidevano coppie giovani appartati durante i weekend, prima di mezzanotte e nelle notti di novilunio. L’uso del coltello per asportare le parti intime femminili delle vittime. «Le mutilero e le mostrero affinche tutta la citta le veda», aveva scritto Zodiac al capo della polizia di San Francisco e ai giornali.
pietro pacciani
Il Mostro di Firenze non solo ha fatto scempio delle sue vittime con orribili mutilazioni ma aveva anche inviato per posta un lembo del seno di una delle ragazze uccise a Silvia Della Monica, magistrato della Procura di Firenze. Non ultimo: Zodiac e il Mostro avevano anche lo stesso numero di piede: 44,5. Lo confermano l’impronta di uno scarpone militare trovata sul luogo di uno degli omicidi in California e l’orma scoperta il 24 settembre 1981 a Calenzano accanto ai corpi di Susanna Cambi e Stefano Baldi.
DICHIARAZIONI SPONTANEE
Eppure il 6 giugno 1994, durante il primo processo per i delitti del Mostro, il sovrintendente del cimitero americano si era presentato spontaneamente in Corte d’Assise perché, malgrado vivesse a soli 300 metri dal luogo del duplice delitto degli Scopeti, nessuno degli inquirenti era andato a chiedergli se avesse visto o sentito qualcosa.
i misteri del mostro di firenze
Lui invece ai giudici raccontò che aveva visto, sentito e notato molte cose nei giorni che avevano preceduto l’ultimo crimine, quello dei francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, l’8 settembre 1985. Raccontò di aver visto la giovane Nadine prendere il sole in bikini, disse che la coppia stranamente per tre giorni si era fermata accampata agli Scopeti, dove c’era ben poco da vedere, e soprattutto si dilungò su un individuo sospetto notato vicino alla tenda delle vittime che sembrava l’identikit di Pietro Pacciani («robusto, profilo aquilino, abbronzato, capelli pettinati all’indietro»).
i delitti del mostro di firenze
Per Pacciani arrivò una condanna a 7 ergastoli che in Appello si trasformò in una clamorosa assoluzione invocata addirittura dall’Accusa con una memorabile requisitoria del Procuratore Piero Tony. L’americano tornò nell’anonimato lasciando una scia di perplessità e misteri e una domanda: mentì o aveva manie di protagonismo? Difficile anche spiegare perché disse ai giudici di aver saputo dell’omicidio alle 7 del mattino quando i corpi furono trovati sette ore dopo.
La sua testimonianza franò soprattutto quando, prima Nino Filastò, storico difensore di Mario Vanni e poi, 11 anni dopo, l’avvocato Vieri Adriani, scoprirono che i due francesi erano stati uccisi almeno 24 ore prima di quanto sostenuto dagli inquirenti e dai giudici nei processi. Lo scoprirono attraverso l’esame del contenuto gastrico che e il parametro piu certo per stabilire l’ora della morte e l’esame delle larve sui cadaveri affidato a Francesco Introna, la massima autorita nel campo della Entomologia forense. E proprio sulla data di questo omicidio Vieri Adriani ha ottenuto nel 2017 la riapertura delle indagini.
gli omicidi del mostro di firenze
UN ALIBI CERTO
Ma se la morte dei giovani francesi deve essere retrodatata di 24 ore l’assassino non poteva essere Pacciani. Aveva un alibi per quella sera essendo stato visto a cena alla Casa del Popolo della Cerbaia e aveva avuto un guasto alla macchina per cui aveva dovuto chiamare il meccanico. Perche il supertestimone aveva mentito? Forse glielo chiederanno adesso i magistrati di Firenze, anche se lui, attraverso il suo avvocato, ha smentito di essere sia il californiano Zodiac sia il Mostro di Firenze.
Francesco Narducci
Ma chi ha rivelato questa storia, il giovane giornalista Francesco Amicone, che l’ha raccontata sul settimanale Tempi e su Il Giornale, non fa un passo indietro. «Lui ha ammesso le sue responsabilita», dice a Oggi Amicone, «la Procura di Firenze e in possesso di un documento di quattro pagine, di una denuncia e di altro materiale. La smentita non conta niente perche ci sono le sue parole intercettate l’11 settembre 2017 quando parlando al telefono con il suo biografo disse: “Loro lo sapevano”, riferendosi alla sua vita da serial killer e ai suoi colleghi americani della Criminal Investigation Detachment (Reparto investigativo dell’esercito Usa di stanza, guarda caso, nella base di Camp Derby a Livorno, ndr)».
Il biografo in questione, in realta e lo stesso Amicone che lavorava per ricostruire la vita di Zodiac. E, anche se il giornalista non lo dice, al magistrato fiorentino e stata consegnata la soluzione (presunta), di quattro messaggi cifrati di Zodiac che rivelerebbero proprio il nome e il cognome dell’ex direttore del cimitero dei Falciani. «Ruggero Perugini, il poliziotto capo delle Sam (Squadre antimostro) che arresto Pacciani, ha scritto un libro, Un uomo quasi normale, nel quale oltre che del Mostro di Firenze parla di Zodiac», spiega Amicone.
pietro pacciani circondato dai carabinieri
«Quando fra i testimoni del processo ho trovato il nome di Bevilacqua e ho scoperto che era americano mi sono incuriosito. Feci delle ricerche e telefonai alla ABMC (Florence American Cemetery and Memorial, ndr) dove mi diedero il suo telefono. La prima volta che mi presentai a casa sua sapeva benissimo perché ero andato lì», chiarisce.
«La criminologia in tema di serial killer è rigorosa e ci sono dati che portano a identificare con ragionevole certezza a quale serial killer sia possibile attribuire un delitto, la cosiddetta firma. Fra Zodiac e il Mostro la firma è letteralmente identica. Uno dei collegamenti fra loro è il 1974. Joe Bevilacqua nel luglio del 1974 (atti del Congresso e una intervista, ndr) diventa assistente dell’ABMC a Firenze».
pia rontini e claudio stefanacci, uccisi dal mostro di firenze a vicchio
Amicone non sottolinea che due mesi dopo l’arrivo in Toscana di Zodiac, il 14 settembre 1974, a Borgo San Lorenzo furono uccisi Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. Il primo delitto del Mostro anche se c’era già stato un duplice omicidio nel 1968 a Lastra in Signa, assassinio dai più considerato un omicidio passionale all’interno del clan dei sardi.?«Mi ha suggerito come decifrare la frase “My name is cipher”», ci rivela ancora Amicone.
mario vanni
«L’ho decifrato come aveva indicato ed è venuto fuori il suo nome. L’11 settembre 2017 gli ho telefonato e gli ho detto: “C’è il tuo nome sopra” e lui ha risposto: “Lo sapevano”. Chi? I suoi colleghi del Criminal Investigation Detachment. E poi la conversazione è andata avanti con altre ammissioni come: “Non mi sono consegnato per non mettere nei guai gli altri”; “Cosa devo portare alla polizia?”».
Francesco Amicone ha chiesto a Zodiac che gli rivelasse con quale arma avrebbe ucciso in Toscana. Non lo sappiamo. Forse la notizia e contenuta nel documento consegnato in Procura. Quindi resta insoluto il mistero della pistola, una Beretta calibro 22 con cui sono stati usati proiettili serie H provenienti dalla stessa scatola, come indicano i numeri di serie sui bossoli ritrovati accanto alle vittime.
il pm paolo canessa indaga sul mostro di firenze
Una cosa e certa, a Pacciani e Vanni non e mai stata trovata un’arma, non risulta avessero mai avuto una pistola e non sono mai stati visti sparare. Mentre chi ha ucciso le sette coppie non solo sapeva sparare, ma aveva una freddezza e una mira infallibili. Non ha mai sprecato un colpo.
Quando testimonio nel 1994, Bevilacqua aveva lasciato la direzione del cimitero dei Falciani ma era rimasto in Italia come ambasciatore americano per il cimitero militare di Anzio, anche perche aveva un ottimo curriculum come veterano di guerra in Vietnam e 20 anni passati nell’esercito di cui dieci nella Military Police.
i delitti del mostro di firenze
Era un militare quindi, «un uomo in divisa», come per decenni ha sostenuto l’avvocato Nino Filasto, difensore di Vanni, il postino di San Casciano, l’uomo che durante i processi racconto dei “compagni di merenda” e che assieme al pentito Giancarlo Lotti fu condannato all’ergastolo. Filasto aveva certamente raccolto le confidenze di qualche informatore ma soprattutto aveva capito che l’assassino delle coppiette «era sempre un passo avanti» rispetto agli inquirenti. Conosceva e anticipava le mosse. Chi lo informava? Aveva agganci nelle istituzioni?
Forse oggi la Procura di Firenze lo scoprirà anche perché fra le migliaia di documenti dovrà recuperare una famosa intercettazione in cui si parla di un americano che si chiamava Ulisse apparso sulla scena nove anni dopo Zodiac. Questo nome trapelò inaspettatamente il 30 giugno 2003 nel carcere Don Bosco di Pisa dove Mario Vanni scontava la sua condanna.
i delitti del mostro di firenze
Una intercettazione ambientale ne carpì uno sfogo mentre parlava con l’amico Lorenzo Nesi incaricato dagli inqui- renti di fare il provocatore e cercare di fargli ammettere che Pacciani, ormai defunto da 5 anni, era il vero Mostro. Vanni con voce alterata urlò: «Ma non è stato Pacciani», e si lasciò sfuggire un rivelazione mai fatta prima: «È stato nero, Ulisse, l’americano. È stato lui che li ha uccisi tutti. Era una belva».
«VENIVA DALL’AMERICA»
Lorenzo Nesi commentò: «Storie da Grand’Hotel». E Vanni replicò: «È vero. Veniva dall’America». Si dice che Paolo Canessa, il magistrato fiorentino allora titolare dell’inchiesta dopo Pier Luigi Vigna, ascoltando questa registrazione rischiò di cadere dalla sedia: «Chi diavolo è questo americano?», urlò.
i delitti del mostro di firenze
Vanni sosteneva che era un uomo di colore ma perché mai il postino di San Casciano con un ergastolo sulle spalle e sapendo che il suo amico Pacciani era morto e non poteva più essere giudicato, avrebbe dovuto inventarsi un americano di nome Ulisse? Glie- lo chiesero al processo in cui Francesco Calamandrei, farmacista di San Casciano, era imputato come mandante degli omicidi del Mostro.
L’accusa la sosteneva la moglie di Calamandrei, ricoverata in un manicomio, e il far- macista fu assolto ma Vanni in quel processo non volle aprire bocca. Ulisse l’americano se lo era inventato o era stata una rivelazione di Pacciani? Molti, infatti, sono convinti che Ulisse e il contadino di Mercatale si fossero conosciuti. Si incontravano nel bosco mentre Pacciani faceva il guardone e Ulisse alias Zodiac cercava le sue vittime? Solo Zodiac, visto che è l’unico ancora vivo, può svelare il mistero.
i delitti del mostro di firenze pietro pacciani