Sara Bennewitz per “la Repubblica”
NEPTUNE ENERGY 2
Eni mette nel mirino la britannica Neptune Energy, colosso del gas (74% della sua produzione totale) con un forte baricentro in Norvegia e Olanda, che secondo gli analisti potrebbe valere tra 5,5 e 6 miliardi di dollari.
L'operazione piace al mercato perché permetterebbe a Eni di accelerare nel suo obiettivo di migrare il 90% della sua produzione di idrocarburi sul gas entro il 2050, e di farlo con un'azienda molto concentrata sull'Europa, e quindi poco esposta al rischio geopolitico.
CLAUDIO DESCALZI OSPITE DI ATREJU
Neptune realizza infatti il 35% della sua produzione giornaliera di idrocarburi (130 mila barili al giorno, con l'obiettivo di arrivare a 165 entro il 2023) in Norvegia, il 16% in Olanda, un altro 16% in Indonesia, il 14% in Germania, il 12% in Uk e solo il 7% nel Nord Africa. Un giorno di produzione della società britannica equivale al 7,4% di quello che in media Eni estrae quotidianamente dai suoi giacimenti.
Neptune è stata fondata nel 2015 da Sam Laidlaw, ex amministratore delegato del leader britannico del gas Centrica, con il sostegno dei fondi di private equity Carlyle (30,6%) e Cvc (20,4%).
NEPTUNE ENERGY
Nel 2017 la società, di cui Laidlaw è presidente esecutivo, ha poi acquisito le attività della francese Engie attraverso un accordo che ha portato il fondo sovrano China Investment Corporation a diventare il suo maggior azionista con il 49%.
Negli ultimi anni i soci di Neptune hanno cercato una via d'uscita, tentando senza successo di quotarla in Borsa (allora la valutazione era di circa 8 miliardi di euro) e nel 2021 studiando una potenziale vendita di alcuni asset; poi Cvc, Carlyle e China Investment hanno sospeso le trattative, anche per cavalcare il positivo momento di mercato del settore.
NEPTUNE ENERGY
Nei primi nove mesi del 2022 il gruppo ha infatti registrato un utile operativo record di 2,29 miliardi di dollari e profitti netti per 852 milioni di dollari, con un debito netto che a fine settembre era sceso a 654 milioni.
Secondo Banca Akros i giacimenti di gas e petrolio Neptune hanno ancora riserve per i prossimi 13 anni (604 milioni di barili), pertanto Eni sarebbe capace di creare valore con l'operazione. Per Equita, Eni e Neptune insieme potrebbero infatti realizzare notevoli sinergie sul gas, essendo presenti in molti degli stessi mercati.
claudio descalzi
Infine per Bestinver, anche ipotizzando che Eni paghi 6 miliardi di dollari Neptune, sarebbe un buon affare: stando ai risultati dei primi nove mesi l'utile operativo di Eni insieme a Neptune salirebbe del 16% e il valore d'impresa della sua divisione di Estrazione & Produzione aumenterebbe del 10%.