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    MISTERO FUHRER - TRA THRILLER E VERITA’ STORICHE, ENZO CANIATTI IN “IL SIGNOR WOLF” IPOTIZZA CHE HITLER SIA RIUSCITO A FUGGIRE VERSO IL SUD AMERICA: IL SUO PRESUNTO SUICIDIO, AVVALORATO DALLA STORIOGRAFIA UFFICIALE, SAREBBE SOLTANTO UN’ABILE MESSA IN SCENA


     
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    Da “IlGiornale.it

     

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    http://www.algama.it/2016/04/14/lultimo-segreto-dei-nazisti-in-un-thriller-formidabile/

     

    LA TELA DEL RAGNO

    (Di Enzo Caniatti)

     

    ENZO CANIATTI ENZO CANIATTI

    Tra i carcerati nazisti era nota come Spinne (ragno). All’apparenza non aveva nulla di segreto ed era ben nota anche alle forze alleate che controllavano i campi di internamento. Secondo alcune fonti era nata spontaneamente a opera di un piccolo gruppo di SS internate nel campo di Glasenbach in Austria per mantenere i contatti con le proprie famiglie e “darsi una mano” tra vecchi camerati.

     

    Secondo altre invece la Spinne era qualcosa di ben più sinistro. Noto ben presto in tutte le zone occupate dagli Alleati, il comitato di mutuo soccorso si incaricava di fare pervenire ai parenti le lettere dei prigionieri. Attraverso questa innocente via venne stabilita un’efficiente rete di contatti fra i nazisti che si trovavano internati e l’organizzazione clandestina messa a punto prima del crollo del Terzo Reich. Pochi ne conoscevano il nome O.D.E.S.S.A (Organisation der SS-Angehšrigen) ovvero Organizzazione dei membri della SS.

     

    ENZO CANIATTI - IL SIGNOR WOLF ENZO CANIATTI - IL SIGNOR WOLF

    Non esistono documenti ufficiali che ne provino l’esistenza, ma secondo alcuni storici e ricercatori Odessa era, e probabilmente è ancora, la più segreta organizzazione di mutuo soccorso degli ex appartenenti all’Ordine Nero. A metterla in piedi furono due alti gerarchi del partito nazista noti come Hitler At Nazi Rally la Sfinge e lo Sfregiato: il Reichsleiter Martin Bormann e l’Obergruppenfuhrer Ernst Kaltenbrunner. Il cinico e pragmatico segretario del Partito e il massimo responsabile dell’insieme delle polizie naziste raggruppate sotto lo RSHA.

     

    Da Kaltenbrunner dipendevano anche la Gestapo e la mostruosa macchina di morte dei campi di sterminio che il Dottore si applicò a perfezionare. Refrattario al mondo occulto del suo grande méntore il Reichsfuhrer-SS Heinrich Himmler, Kaltenbrunner ne eseguiva coscienziosamente gli ordini, ma non condivideva il suo ottimismo sulla vittoria della Germania o, in seconda battuta, sulla possibilità, una volta uscito di scena Hitler, di trovare un accordo con gli Alleati e salvare se stessi e il regime nazista.

     

    Apprezzava invece il cinico pragmatismo di Bormann col quale finì per stringere una segreta alleanza che probabilmente lo avrebbe condotto a prendere il posto di Himmler se questi fosse caduto in disgrazia agli occhi di Hitler.

     

    MARTIN BORMANN MARTIN BORMANN

    Quando però ciò avvenne, mancò il tempo per la nomina ufficiale. Sia la Sfinge Bormann che lo Sfregiato Kaltenbrunner non avevano alcuna intenzione di suicidarsi: prepararono quindi per tempo un piano di fuga non soltanto per sé, ma anche per i loro accoliti. Impossibile attualmente stabilire quale delle due menti ideò l’organizzazione segreta che, immediatamente dopo la caduta del Terzo Reich, iniziò a occuparsi degli “orfani” della croce uncinata.

     

    Da documenti del CIC (il servizio di informazione americano) risulta che a Bad Aussee in Austria, prima della fine delle ostilità, fu installata una centrale SS dove si fabbricavano false carte d’identità e falsi passaporti. L’ordine di mettere in piedi una stamperia segreta era venuto da Kaltenbrunner che nella zona di Bad-Ischl, Ebensee, i monti dei Morti e Mitterndorf aveva creato un ridotto alpino forte di 1500 uomini.

     

    MARTIN BORMANN MARTIN BORMANN

    Un’intera rotativa era stata trasportata in gran segreto, un pezzo per volta, a Bad Aussee: qui era stata rimontata pronta a entrare in funzione qualora il Reich millenario avesse cessato d’esistere. Kaltenbrunner non riuscì a usufruire dei servigi dell’organizzazione. Catturato, fu colpito da ictus: ciò non impedì però ai giudici del tribunale internazionale di Norimberga di condannarlo all’impiccagione per crimini di guerra e contro l’umanità.

     

    Lo RSHA non lasciò comunque allo sbando gli uomini del suo formidabile apparato poliziesco. Sul solo territorio tedesco non c’erano meno di 45.000 funzionari e impiegati della Gestapo e 65.000 membri dell’SD (il servizio di sicurezza delle SS). Risulterebbe che quantomeno i quadri più elevati ottennero “nuove identità” fabbricate dai servizi specializzati del RSHA. Furono inoltre stabiliti codici segreti per comunicare, al riparo da controlli di censura da parte dei vincitori. Quando i nazisti lasciavano i campi di internamento, venivano subito arruolati nella nuova organizzazione clandestina.

     

    LE VIE DEI RATTI

     

    Gli investigatori della Commissione per i Crimini di Guerra, gli agenti dell’OSS (il servizio segreto americano antesignano della CIA) e del CIC scoprirono nel 1947 gli itinerari seguiti dai gerarchi nazisti per fuggire dalla Germania.

    ERNST KALTENBRUNNER ERNST KALTENBRUNNER

     

    Individuarono tre principali direttrici. La prima conduceva dalla Germania all’Austria e all’Italia e di qui alla Spagna. La seconda puntava verso i Paesi arabi del Vicino Oriente e la terza consentiva di raggiungere alcuni Paesi del Sud America. Che partissero da Berlino, Brema, Francoforte, Augusta, Stoccarda o Monaco la prima meta era l’Allgäu, un’isolata zona boschiva nella Baviera meridionale vicina ai confini svizzeri e austriaci. Molti percorsi convergevano su Memmingen, pittoresca cittadina medievale nel cuore dell’Allgäu tra la Baviera e il Wurttemberg.

     

    Lì partivano due vie. Un itinerario conduceva a Lindau sul lago di Costanza, dove si biforcava di nuovo in un percorso verso Bregenz in Austria e in un altro verso la Svizzera. Apparve presto evidente che queste vie di fuga erano state attentamente preparate non certo da individui isolati, ma da una complessa organizzazione clandestina che disponeva di uomini, mezzi e un fiume di denaro. Gli investigatori scoprirono che tra i nazisti il percorso Nord-Sud era noto come “l’asse B-B” ovvero Brema-Bari. Il CIC chiamò le vie di fuga, in modo più appropriato, “Rat Lines”, le vie dei ratti.

     

    L’ENIGMATICO MAGGIORE RAUFF

     

    Ranuccio Bianchi Bandinelli con Mussolini e Hitler Ranuccio Bianchi Bandinelli con Mussolini e Hitler

    Il maggiore SS Walter Rauff è un personaggio poco noto dell’universo nazista, eppure, secondo alcune fonti, questo abile capo dell’SD per l’Italia del Nord fu l’uomo di punta scelto da Kaltenbrunner e Bormann per preparare la via di fuga ai gerarchi nazisti verso l’Italia sotto la protezione delle alte gerarchie del Vaticano. Rauff nacque a Kšthen, vicino a Dressau, nel 1906 e, sino al Natale del 1942, la sua fu la vita di un oscuro funzionario dell’SD inviato come delegato generale in Tunisia. Un avamposto di trascurabile importanza, dove la popolazione araba non dimostrava grande simpatia per i tedeschi e non aveva intenzione di perseguitare la ricca comunità ebraica che vi era insediata da molti secoli e con la quale conduceva eccellenti affari.

     

    hitler himmer hitler himmer

    Tutto cambiò quel Natale, quando Rauff fu convocato a Berlino dove incontrò prima Kaltenbrunner e poi Bormann. Quali furono gli ordini non è dato saperlo ma, tornato in Tunisia, Rauff trasferì il suo quartiere generale da Cartagine a Tunisi e l’organico passò da 48 a più di 200 uomini. Con un colpo di mano Rauff fece arrestare tutti i più importanti e influenti rabbini, notabili e commercianti della comunità ebraica di Tunisi.

     

    Li fece condurre a Cartagine e li informò che aveva ricevuto ordine da Berlino di trasferire tutti gli ebrei in Germania. Da abile giocatore attese che il suo auditorio fosse in preda allo sgomento e allo sconforto prima di proporre “un patto”: lui aveva il potere di rimandare a data indefinita il trasferimento, in cambio però la comunità ebraica doveva versare mezza tonnellata d’oro.

     

    Alcune testimonianze sostengono che il prezzo del riscatto fu effettivamente versato in più rate, anche se non fu mai registrato o inviato a Berlino. Si dice che Rauff riuscì a far trasportare l’oro in Portogallo attraverso il Marocco spagnolo. Qui fu fuso e venduto sulle piazze di Londra e Amsterdam. Lo Sturmbannfuhrer non approfittò però del bottino, che servì invece a finanziare la rete segreta ideata dai suoi capi. Dopo il successo dell’operazione Tunisi, le quotazioni di Rauff salirono notevolmente. Risulta che incontrò ben otto volte Bormann, il quale gli affidò probabilmente l’incarico più delicato: sondare gli umori delle gerarchie vaticane in previsione di una richiesta d’aiuto per salvare i “cattolici” nazisti dai “senza Dio” bolscevichi.

    WALTER RAUFF WALTER RAUFF

     

    Nominato, nell’autunno 1943, capo dell’SD dell’Italia del Nord, Rauff iniziò a tessere la sua tela recandosi più volte a Roma. Rinnegando, in quanto SS, i dogmi pagani del suo capo supremo – il Reichsfuhrer-SS Heinrich Himmler – Rauff, grazie ai buoni uffici di monsignor Hudai, capo spirituale dei cattolici tedeschi nella Penisola, strinse solidi rapporti con alcuni prelati che avevano libero accesso in Vaticano e conquistò alla sua causa monaci francescani, gesuiti, domenicani, preti croati, padri superiori di conventi posti in posizioni strategiche sulle potenziali vie di fuga.

     

    La maggioranza di loro non era assolutamente nazista, ma riteneva che la croce uncinata fosse il male minore davanti alla travolgente avanzata di falce e martello. Grazie a questa rete di connivenze e protezioni Rauff assicurò all’organizzazione una serie di rifugi gli uni collegati agli altri, che partendo da Roma permettevano di raggiungere i porti di Genova e Bari.

     

    L’ORA DI O.D.E.S.S.A.

     

    MEMMINGEN MEMMINGEN

    Per alcuni ricercatori la rete Spinne e le Vie dei Ratti furono solo il preludio, in attesa che fosse pronta a entrare in funzione la complessa e tentacolare organizzazione nota come Odessa. In Germania gli americani che avevano vinto la guerra erano tornati negli Stati Uniti, sostituiti nei vari organi che davano la caccia ai criminali di guerra da funzionari che avevano vissuto in patria o combattuto su altri fronti. L’oscuro e labirintico universo nazista era a loro del tutto sconosciuto. Le ricerche divennero meno capillari e i controlli più blandi. Era il momento ideale per i grandi criminali rimasti nascosti in rifugi sicuri di lasciare la Germania e rifarsi una nuova vita in qualche ospitale Paese del Sud America. Della loro fuga si occupò Odessa. Fra i suoi principali “clienti” ci furono Eichmann, il burocrate dello sterminio; Mengele, il dottor morte di Auschwitz, e probabilmente lo stesso Bormann. In brevissimo tempo l’Odessa creò una capillare rete di contatti e di trasporti.

     

    Riuscì per esempio a inserire suoi uomini tra gli autisti tedeschi reclutati dagli americani per trasportate sull’autostrada da Monaco a Salisburgo The Stars and Stripes, il giornale dell’esercito statunitense. I corrieri avevano fatto domanda di assunzione sotto falsi nomi e a Monaco i servizi di sicurezza americani avevano “dimenticato” di controllare la loro identità.

     

    BAD AUSSEE BAD AUSSEE

    Risultato: nascosti al sicuro tra i pacchi di giornali su camion militari americani che nessuna guardia di confine si sarebbe mai sognata di controllare, viaggiavano piccoli e grandi criminali della croce uncinata. La rete era completa ed efficiente. Ogni 60 – 70 chilometri c’era una Anlaufstelle (scalo), composta da un minimo di tre a un massimo di cinque persone. Il gruppo conosceva solo l’ubicazione dei due scali più vicini: quello dal quale provenivano i fuggiaschi e il successivo verso il quale dovevano essere condotti.

     

    Le Anlaufstellen erano ben mimetizzate: un capanno di caccia abbandonato, una baita, un’anonima locanda, un alpeggio isolato vicino al confine. Qui i viaggiatori restavano per qualche giorno o anche settimane in attesa che fosse venuto il momento propizio per la prossima tappa del lungo viaggio; a volte lunghissimo visto che spesso li conduceva per mare negli ospitali lidi dell’America Latina dove li attendeva una nuova vita sotto l’ala protettrice di Odessa. Gli scali vennero costituiti lungo tutto il confine austro-tedesco e soprattutto a Ostermiething, nell’alta Austria, a Zell am See nel distretto di Salisburgo e a Igls, presso Innsbruck nel Tirolo.

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    Vi era poi una cosiddetta “via dei monasteri” fra l’Austria e l’Italia. Gli enormi capitali necessari per gestire un simile movimento venivano sia dal bottino “messo da parte” sia dalle imprese più o meno lecite che operavano all’ombra di Odessa. Per esempio si scoprì che a Lindau era stata costituita una società di “esportazioni e importazioni” con sedi al Cairo e a Damasco gestita da un certo Haddad Said che in realtà altri non era che lo SS-Hauptsturmfuhrer Franz Ršstel: organizzava gli espatri dei suoi camerati.

     

    LA FINE DI HITLER

     

    Tra le ipotesi più sconcertanti c’è quella che Odessa abbia aiutato a fuggire verso gli ospitali lidi del sud America anche Adolf Hitler: il suo presunto suicidio, avvalorato dalla storiografia ufficiale, sarebbe quindi soltanto un’abile messa in scena

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