DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima.
La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
Flavia Perina sulla Stampa: «Ma l’elenco degli esempi potrebbe estendersi all’infinito, come conferma in qualche modo la dichiarazione di un senjores, il ministro Adolfo Urso». Deve trattarsi di uno junior cresciutello. (Si scrive senior, con la i non con la j, e il plurale in latino è seniores, ma non si capisce perché Perina usi il plurale).
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Incipit dell’editoriale di Lucia Annunziata sulla prima pagina della Stampa: «Col solito tono “di lavoro”, il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha annunciato il ritorno al Memorandum Hansell».
Ignoriamo in che cosa consista il «tono “di lavoro”», ma, volendo lavorare accuratamente, Annunziata avrebbe dovuto scrivere Antony Blinken, senza la h nel nome, come risulta dal sito ufficiale del Dipartimento di Stato (www.state.gov/secretary) e come dovrebbe ben sapere una giornalista che ha lavorato dagli Stati Uniti per Manifesto, Repubblica e Corriere della Sera, fondato e diretto un’agenzia di stampa nata dall’Associated press e sposato un collega americano.
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Google News riporta un titolo dal sito RomaIt.it: «Chiara Ferragni, l’ultima strategia messa assegno dalla nuova società di comunicazione». Non vorrà mica lucrare anche sulle elemosine in chiesa?
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«Peraltro il Made in era già sbarcato sulla Luna nel 1969: la bandiera piantata da Oldrin diede fama al North Carolina: era Made in NC», scrive Massimo Sideri in un corsivo sul Corriere della Sera. L’astronauta dell’Apollo 11 che calpestò per secondo il suolo lunare dopo il comandante Neil Armstrong si chiama in realtà Buzz Aldrin.
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Fabrizio d’Esposito nella rubrica Il chierico vagante sul Fatto Quotidiano si cimenta, a puntate, con la massoneria in Vaticano e, nella seconda, scrive di una visita apostolica affidata da Paolo VI «a un cardinale canadese, Édouard Joseph Gagnon».
Ma il prelato, che apparteneva all’ordine dei sulpiziani e si chiamava Édouard, non Édouard Joseph, ricevette la porpora nel concistoro del 25 maggio 1985 da Giovanni Paolo II, quando papa Montini era morto da quasi sette anni. Canadese, e suo quasi omonimo, è Richard Joseph Gagnon, dal 2013 arcivescovo di Winnipeg, in Canada.
Nella terza puntata, d’Esposito inciampa ancora nella medesima omonimia scrivendo che «Paolo VI affidò la Visita Apostolica all’arcivescovo canadese Édouard Joseph Gagnon»; sbaglio doppio, perché Édouard Gagnon, vescovo dal 1969, fu nominato arcivescovo titolare di Giustiniana Prima nel 1983, e dunque da Giovanni Paolo II. Non contento, aggiunge altri errori onomastici, ribattezzando il «Segretario di Stato Jean-Maria Villot», che, essendo francese, si chiamava ovviamente Jean-Marie, e poi «l’arcivescovo siriano melchita Hilarian Capucci», il quale, vissuto per sua fortuna in tempi non pervasi dall’ideologia gender, si chiamava invece Hilarion. Insomma, d’Esposito sarà pure vagante ma certo è ben poco chierico.
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Titolo a tutta pagina dalla Stampa: «Il dolore del marito della donna investita. “Ogni giorno usciva a comprare le brioches”». Che tragedia doversi accontentare delle fette biscottate.
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Gianmaria Canè recensisce sul Corriere della Sera il libro Il “Cagnone” (Minerva edizioni), che Federico Bini ha dedicato a Giancarlo Mazzuca, giornalista di lungo corso in varie testate (Il Resto del Carlino, Corriere della Sera, Il Giornale, La Voce, Il Giorno, Quotidiano Nazionale), sovente come direttore o vicedirettore: «Tanti anche i libri, scritti spesso assieme al fratello Alberto, su personaggi storici e non come Benito Mussolini, Gianni Agnelli, Raul Gardini». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no. Quindi Canè avrebbe dovuto scrivere «personaggi storici e no».
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La Repubblica - Japanese Airlines
Titolo dal sito della Repubblica: «Rivoluzione Japanese Airlines: l’ex hostess diventa presidente». Non esiste alcuna compagnia aerea con questo nome: c’è solo la Japan airlines, come peraltro documenta la scritta sulla carlinga di un aereo nella foto accanto al titolo.
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Sulla Stampa, l’editorialista che si firma con lo pseudonimo Montesquieu parla di «un governo sperimentale, per guida sia politica che personale, dove brilla una sola stella, attorniata da un firmamento buio, nebuloso, indistinto» e fa un riferimento non esplicito a Silvio Berlusconi: «La “stella” è il prodotto di una tradizione politica estranea al nostro quadro costituzionale, arrivata a governare nella bizzarra, inedita, spregiudicata coalizione dell’imprenditore “sceso” in politica dall’impresa – una singolare scala di valori –, con alleati occultati l’uno all’altro, all’apparenza».
javier milei giorgia meloni 27
In realtà il presidente del Milan, nel suo discorso videoregistrato, il 26 gennaio 1994, usò una metafora sportiva: «Ho scelto di scendere in campo», non in politica. La frase fu già travisata dal premier dimissionario Mario Monti in un tweet scritto la sera di Natale del 2012: «Lamentarsi non serve, spendersi sì. Saliamo in politica».
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Dall’Ansa: «A soli due mesi dal suo insediamento, il presidente argentino Javier Milei ha effettuato il primo rimpasto di governo chiedendo le dimissioni di due importanti funzionari di aree strategiche. Si tratta del direttore della Previdenza sociale (Anses), Osvaldo Giordano, e della segretaria per le Miniere, Flavia Royon: due funzionari dell’esecutivo in quota all’opposizione cosiddetta “dialoghista”».
Trattandosi di semplici funzionari, non si può chiamare rimpasto, che è la «parziale riorganizzazione della composizione politica di un governo mediante la sostituzione di alcuni ministri e senza formale apertura della crisi di governo» (Grande dizionario della lingua italiana), spesso nella locuzione rimpasto ministeriale («sostituzione di uno o più ministri senza aprire una crisi di governo» (Lo Zingarelli 2024).
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Titolo da Rivolta d’Adda sulla Provincia di Cremona: «Potature, stop al traffico / Chiuse via Dante e via Alighieri». Nel dubbio, meglio intitolare a Dante Alighieri due strade, piuttosto che una sola. (Nel testo, però, la prima si chiama via Piave).
stefano lorenzetto per la quinta volta nel guinness dei primati
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