Estratto del libro “Le parole che mancano al cuore” di Fabio Canino
Fabio Canino
Mentre la macchina percorreva le strade della città, cercava di figurarsi come sarebbe stato il loro incontro, lì in mezzo a tutti gli altri. Si sarebbero semplicemente detti “ciao”? Si sarebbero scambiati uno sguardo? Oppure Thiago lo avrebbe abbracciato e, avvicinando la bocca al suo orecchio per non farsi sentire dagli altri, gli avrebbe sussurrato che gli era mancato e che era contento di rivederlo? All’idea, il cuore gli si scaldava, per poi subito ripiombare in quel senso di vuoto insopportabile: la paura che Thiago lo rifiutasse una volta per tutte.
FABIO CANINO - LE PAROLE CHE MANCANO AL CUORE
Quando arrivò, nello spogliatoio non c’era ancora nessuno. Gli asciugamani erano appesi ordinatamente sopra a ciascun armadietto. Com’era strano, quel luogo, senza il solito chiasso...Da una parte gli sembrava una tana accogliente, lontana dal mondo, dall’altra un posto asettico, quasi la stanza di un ospedale. Matteo si sedette sulla panca di legno davanti al suo armadietto, si prese la testa fra le mani, e cercò di respirare. Poi, all’improvviso, un rumore di passi.
Sollevò la testa e la bocca gli si aprì in un sorriso. Thiago era lì, sulla soglia, lo guardava.
Si fissarono per un tempo che Matteo non riuscì a calcolare, ma che fu come un tuffo dall’alto di una cascata. Alla fine, quando il suo corpo infranse l’acqua, i suoi occhi si erano fatti caldi, le lacrime gli si affacciavano dalle palpebre. «Ehi...» mormorò Thiago.
E allora le lacrime scesero giù, lungo le sue guance. Matteo le sentì, fra i singhiozzi, radunarsi sotto al mento. Non piangeva così da quand’era bambino.
CALCIATORI GAY
Thiago venne verso di lui. Si inginocchiò di fronte a lui, lo abbracciò. Matteo sentì che le braccia gli tremavano. Provò a stringerlo anche lui, ma era un abbraccio che sembrava la scossa di un terremoto, un’onda impossibile da fermare. «Ti amo» disse Matteo.
Thiago ebbe un sussulto. «C-cosa?». «Ti amo, sì» ripeté Matteo.
Ora, dopo il tuffo dalla cascata, dopo il tragitto lungo le agitate acque del fiume, era giunto al mare, e dentro sentiva come una pace senza confini. Thiago lo fissava incredulo, muovendo le labbra, come se cercasse di parlare ma non ci riuscisse. «Ti amo» disse, e con un sorriso lo baciò. Matteo mormorò: «Scusa...». «Non ti preoccupare, okay?»
«Okay...». Poi restarono semplicemente abbracciati, finché nuovi rumori di passi annunciarono che i loro compagni di squadra stavano arrivando. Matteo corse a sciacquarsi la faccia. Si guardò nello specchio, con gli occhi rossi, i capelli scompigliati e l’aspetto sconvolto. Ma non si era mai sentito meglio di così.