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Stefano Semeraro per lastampa.it
Al mondo manca Roger Federer, ma a Roger Federer, per ora, non manca il tennis. «Non mi sto allenando, perché onestamente non ne vedo il motivo», ha spiegato il Numero 1 Emerito durante una chat con il tri-campeon del Roland Garros Guga Kuerten. «Sono contento di come mi sento fisicamente, e credo che la ripartenza del Tour sia ancora parecchio lontana. Dopo aver giocato tanto tennis, è importante dal punto di vista mentale godersi questo stacco».
Tempo per la famiglia
Provate a biasimarlo. Ad agosto compirà 39 anni; in banca ha un patrimonio stimato di 600 milioni di dollari (più di 550 milioni di euro) e nella bacheca del suo villone di Zurigo 103 tornei, 20 dei quali dello Slam. Okay, Djokovic (17) e soprattutto Nadal (19) incalzano, ma dov’è la fretta? Chi vive nella leggenda, in fondo, può permettersi di guardare con distacco l’affannata quotidianità degli altri.
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La pensano diversamente Rafa Nadal, il suo grande avversario, che ha già postato le sue prime immagini in campo nell’Academy di Maiorca, e Novak Djokovic, il numero 1 del mondo che, chiusa la parentesi di quarantena a Marbella, oggi sarà a Belgrado per presentare l’Adria Tour, la serie di tornei in cui è coinvolto anche come organizzatore. La fase Federer, però, segue calendari diversi dalla Fase 2 del pianeta.
A rischio anche gli Us Open
roger federer
L’Atp da parte sua ha esteso lo stop del circuito fino al 31 luglio, ed è verosimile pensare che anche agosto se ne andrà in quarantena. A settembre rischiano di saltare gli Us Open - che in alternativa potrebbero forse spostarsi da New York, assediata dal virus, alla Florida - e, molto bene che vada, si tornerà a giocare sulla terra in autunno, con il Roland Garros per ora piazzato in calendario fra il 20 e il 27 settembre.
Potendo, meglio allora godersi ancora un po’ di riposo, la vita in famiglia con Mirka e le due coppie di gemelli che di sicuro non avevano mai avuto a disposizione il papi per tanto tempo. «Da quando mi sono operato nel 2016 non ero mai stato a casa per cinque settimane di seguito», ammette Roger, il primo a fermarsi quest’anno, prima ancora dell’esplodere della pandemia, per una nuova operazione al menisco la cui convalescenza si sarebbe conclusa proprio in questo periodo.
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L’unico rischio, alla sua età (tennistica) da Patriarca, è quello di abituarsi all’ozio, e di stentare poi a togliersi di dosso la ruggine, fisica e mentale.
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«Quando inizierò a capire che ci avviamo alla ripresa - assicura il Genio - e avrò uno scopo per cui allenarmi, di sicuro sarò super motivato». A sgonfiare un po’ l’entusiasmo dell’unico tennista al mondo che gioca in casa ovunque si trovi, osannato dai tifosi di ogni nazionalità, semmai è la prospettiva di dover giocare a porte chiuse, non esclusa né da Parigi né da New York.
«La maggior parte delle volte che ci alleniamo non c’è nessuno a guardarci (bugia: negli Slam ormai si contano a migliaia gli spettatori dei suoi set di riscaldamento, ndr). Quindi ovviamente per noi è possibile giocare senza fan. D’altro canto mi auguro davvero che il circuito possa tornare in fretta alla normalità. Va bene tenere duro fino a quando i tempi saranno maturi, riempiendo gli stadi per un terzo o per metà. Ma per me giocare i grandi tornei a tribune del tutto vuote sarebbe molto difficile». Persino l’eco dei suoi magnifici colpi non sarebbe che la colonna sonora di un’assenza.
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