Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
giovanni toti
«Ero già confuso prima, ma dopo aver letto le interviste e i discorsi di Stefano Parisi mi sono confuso ancor di più. Però può darsi che non abbia capito io». È scivoloso come il caldo umido della serata romagnola il giudizio di Giovanni Toti sul ruolo e il progetto che intende realizzare l' ex candidato sindaco di Milano.
Dubbi e perplessità del governatore ligure, da alcuni dipinto come delfino deluso per la mancata investitura a leader, erano già emersi nei giorni scorsi. Ma, forse complice l' ospitata fra i «barbari sognanti» della Lega di Milano Marittima, la presa di distanza si è fatta più netta.
«Non so qual è il mandato che Berlusconi ha affidato a Parisi - spiega sotto il palco della festa leghista il presidente della Liguria - anche perché si sono parlati solo loro due...».
Un tema che declina a modo suo anche Matteo Salvini, mentre si aggira tra gli stand dopo essersi improvvisato come dj con lo stesso Toti in una famosa discoteca. «Parisi non so cosa voglia fare da grande. Se intende ritornare ai vecchi minestroni, con ingredienti del calibro di Alfano, Cicchitto, Tosi, glielo lasciamo volentieri».
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
Sul palco il governatore ligure parla quasi da padrone di casa (ed è accolto bene dalla base leghista). Per lui, già consigliere politico di Berlusconi, il centrodestra deve essere un attacco a tre punte: Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia.
giorgia meloni giovanni toti atreju
«Questo è il punto di partenza non d' arrivo» taglia corto a mo' di stop a chi, come appunto il «traghettatore» milanese, pare muovere da altre prospettive. «Ventilare coalizioni neocentriste - chiarisce Toti - non porta da nessuna parte. Lo dice l' aritmetica prima della politica. Senza la Lega il centrodestra non ha futuro. Salvini fa la sua parte, presidia un' area che noi di Forza Italia non possiamo coprire. Altro che lepenismo».
Il giudizio è severo anche sugli ex compagni di strada del Nuovo centrodestra. «Il loro apporto al progetto può essere tutt' al più aggiuntivo, non certo sostitutivo...».
Il tema della serata dovrebbe essere il «buongoverno del centrodestra nelle Regioni».
Sul palco ci sono anche il governatore del Veneto Luca Zaia e l' assessore lombardo all' Agricoltura Gianni Fava (in sostituzione di Roberto Maroni, ma non è un' assenza strategica).
giovanni toti matteo salvini giorgia meloni
Si parla del governo dei territori, ma fatalmente ogni discorso batte là dove il dente duole. Il centrodestra che solo se unito in tutte le sue diverse componenti può giocarsi la partita (Salvini a margine dice: «Renzi è arrivato al capolinea, i Cinque Stelle a Roma e Torino dimostreranno che non sono capaci. Prepariamoci, tocca a noi»).
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Dopo le divisioni delle elezioni amministrative, c' è una partita decisiva alle porte, quella del referendum. «La vittoria del No può segnare la nascita di un nuovo centrodestra» dicono all' unisono Toti e Zaia. Ma a condizioni molto chiare: «Alla larga voltagabbana e opportunisti - mette in guardia il governatore veneto -. Serve un nuovo contratto con gli italiani, ma stavolta scritto con il sangue in modo che si potrà risalire al gruppo sanguigno dei traditori. Il fallimento del nostro ultimo governo non l' abbiamo ancora digerito».
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È una sorta di tappeto rosso steso sotto i piedi del collega Toti: «Lasciamo perdere i personalismi. Agli italiani non importa nulla di Parisi come di Toti. Ci chiedono lavoro, sicurezza, politiche di sviluppo. Chi ha cuore il futuro del centrodestra deve riunire tutte le componenti, nessuna esclusa, intorno al tavolo, e stendere un programma condiviso. Le altre sono scorciatoie».