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LO SCIACALLO IN REDAZIONE – IL FIGLIO DI PIERO OTTONE RICORDA LE DIECI REGOLE STILATE DAL PADRE PER ESSERE UN BUON GIORNALISTA. E FRANCESCO MERLO REPLICA CON IL DECALOGO DEL PERFETTO GIORNALISTA “SCIACALLO”: “IMBRUTTIRE IL BRUTTO, AUMENTARE IL NUMERO DELLE VITTIME E CONTARE I DISPERSI COME MORTI. TRASFORMARE L’ALLUVIONE IN UN’ALLUVIONE DI COLPE. FARE IL TITOLO “SI POTEVA EVITARE” E RACCONTARE TUTTE LE ESITAZIONI COME ALLARMI IGNORATI...” (ANCHE A “REPUBBLICA” A QUALCUNO FISCHIERANNO LE ORECCHIE?)
Da “Posta e risposta – la Repubblica”
Caro Francesco, sabato nella tua posta ho trovato quel bel riferimento a Hemingway, e mi sono venute in mente le regole che mio padre, Piero Ottone, seguiva, e voleva far seguire, per fare buon giornalismo.
Ti allego i suoi 10 comandamenti.
1) Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità.
2) Cita le fonti. Se la tua fonte vuole restare anonima, diffida.
3) Verifica quel che ti dicono. Se non puoi verificare, prendi le distanze.
4) Non diffamare il prossimo, ed evita frasi tipo: “sembra che quel tale, si dice che il tal altro.”
5) Non obbligare il lettore a leggere una colonna di roba prima che cominci a capire cosa è successo.
6) Non fare lunghe citazioni tra virgolette all’inizio di un pezzo senza rivelare subito chi sia il suo autore (il metodo non crea suspense: dà solo fastidio).
7) Non mettere mai tra virgolette, nei titoli, frasi diverse da quelle che sono state pronunciate.
8) Evita iperboli e metafore come bufera (“il partito è nella bufera”), giallo (“il giallo di Ustica”), fulmine a ciel sereno, scoppiato come un bomba.
9) Prima di scrivere nel titolo che Londra è nel panico, va a Londra e controlla se otto milioni di persone sono davvero uscite di testa.
10) Non dire mai: “L’obiettività non esiste”. È l’alibi di chi vuole raccontare palle. (Piero Ottone, la Repubblica ,25 settembre 1996)
Stefano Mignanego
Risposta di Francesco Merlo:
Ecco, invece, nelle sciagure, i dieci comandamenti dello sciacallo:
1) Imbruttire il brutto.
2) Aumentare il numero delle vittime e contare i dispersi come morti.
3) Trasformare l’alluvione in un’alluvione di colpe.
4) Fare il titolo “Si poteva evitare” e raccontare tutte le esitazioni come allarmi ignorati.
5) I competenti sono sempre sprovveduti.
6) La Protezione civile è sempre lenta e impreparata a tutto.
7) Individuare, tra i colpevoli a prescindere, pochissimi “eroi”, meglio se vecchi o giovanissimi.
8) Chiedere ai superstiti come si sentono e consolarli promettendo che i politici pagheranno e “niente resterà impunito”.
9) Accarezzare la testa del bimbo e poi anche quella della madre che sorride mentre stringe le mani guantate degli “angeli del fango”.
10) Dire che questa è la fine del mondo e nulla sarà più come prima, “nemmeno noi che abbiamo visto e raccontato”.
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