Marco Giusti per Dagospia
LA DEA FORTUNA
Mi dispiace per Salvini e Fontana, e pensare che è stato pure ministro per la famiglia, ma il cinepanettone più caldo e più attento al senso della famiglia, cattolico magari no ma bergogliesco forse sì, è proprio questo supermélo La dea fortuna firmato da Ferzan Ozpetek, che lo ha scritto col fido sceneggiatore-coproduttore dei suoi film migliori Gianni Romoli. Magari il pubblico più sofisticato gli preferirà il più curioso e misterioso film precedente, Napoli velata, anche quello costruito a partire da una celebre scultura con significati nascosti, ma questo è sicuramente più commedia, cioè si ride, e più mélo, cioè si piange, secondo i modelli del cinema ozpetekiano (con due k viene male).
Forse vedendolo in mezzo a critici, più diffidenti, e a industry romana, produttori & cinematografari di Prati, adoranti, non si percepisce bene il lato più forte del film. Che è proprio questa naturalezza della commedia familiare gay con tanto di crisi e amica malata (temi immancabili per Ozpetek), ma che presentati a Natale diventano qualcosa di esplosivo nel nostro cinema, che già mette in fila un Pinocchio garroniano un presepe ficarrapiconiano e un pamphlet politico antisalviniano (si sepra) zaloniano.
LA DEA FORTUNA
Se il cinema, come un tempo, fosse lo specchio della nostra società non potremmo insomma che festeggiare tanta civilità e modernità di pensiero. Ma non eravamo gli scorreggioni del cinepanettone? Dove sono finiti tutti i puzzoni? Quelli che facevano i film con dentro mille sponsorizzazioni di mutandari e di crociere? Per questo Natale scompare tutto, compresi Salvini e Fontana, impresentabili nel presepe civile, e il film che più spiega il calore della famiglia, inoltre in termini di commedia, dove ci possiamo riconoscere, forse Fontana no, è il cinepanettone mélo gaio di Ozpetek.
Che rilancia, inoltre, la stella di Edoardo Leo, già gettonatissimo nel nostro cinema, in versione idraulico romano bisex di gran cuore, che si ritrova a casa una crisi col suo amore, Stefano Accorsi, traduttore e intellettuale frustato con baffetti, che lo tradisce con un pittore bonazzo, e i due figli piccoli della sua migliore amica e ex-fidanzata, ovviamente Jasmine Trinca, stavolta mora versione Laura Morante, che è baronessa un po’ scocciata e un bel po’ malata.
LA DEA FORTUNA - STEFANO ACCORSI - FERZAN OZPETEK - EDOARDO LEO
E non vuole tornare da mammà a Bagheria, te ce credo è la perfida Barbara Alberti in versione Maleficent, preferisce che i suoi figli stiano con la coppia di amici gay attorniati dal presepe umano alla Ozpetek, con tanto di Sierra Ylmaz, il Mario Brega del regista, Filippo Nigro, e tanti altri, tutti in adorazione della Madonna Mina, che ci regala anche una nuva canzone su testi e musica di Ivano Fossati. Sì, è Natale. Ozpetek fa un grande lavoro su Edoardo Leo, rendendolo un personaggio nuovo, un Mastroianni meno bello ma più del popolo.
LA DEA FORTUNA
Gli mette a fianco uno Stefano Accorsi di grande spessore e sicurezza, e una Jasmine Trinca che deve chiudere il triangolo amoroso. Perché forse uno dei figli è proprio dell’idraulico. Chissà? La dea fortuna del titolo è quella meravigliosa di Palestrina, che ci riporta a un mondo pagano sicuramente presalviniano, il senso è nella frase, più volte detta nel film, che basterà fissare una persona, chiudere gli occhi, conservare quell’immagine, per avere la persona amata per sempre. In sala da oggi.