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CLIC! OLTRE L’IMMAGINE-DALLA BELLEZZA ARISTOCRATICA DI GLORIA VANDERBILT ALLA FORZA SELVAGGIA DI TINA TURNER: L’AVANGUARDIA GLAMOUR DI AVEDON IN 85 SCATTI

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Simone Marchetti per “la Repubblica”

 

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«Penso di aver ritratto centomila volti prima di diventare un fotografo». Parole di Richard Avedon, uno dei reporter di moda e costume più importanti del secolo scorso. L’artista oggi viene celebrato nella mostra Avedon: beyond beauty alla galleria Gagosian di Roma fino all’11 aprile 2015. Ieri sera, a Villa Bonaparte (sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede), il marchio Dior insieme all’istituzione culturale ha organizzato una cena per dare l’avvio definitivo a una delle esposizioni più importanti per capire come può e deve cambiare la fotografia di moda oggi.

 

E non è un caso se l’attenzione su questa mostra arrivi proprio al termine di un mese di passerelle: tutto il settore, dai designer agli amministratori delegati, dalla stampa specializzata agli addetti ai lavori, si sta interrogando su come gestire il proprio passato glorioso e come affrontare le sfide spinose della rivoluzione mediatica.

 

Il titolo della mostra romana dà subito una risposta all’interrogativo: “beyond”, ovvero oltre. Nato nel 1923 e scomparso nel 2004, Avedon fu innanzitutto un creativo contro e oltre le convenzioni. I suoi scatti oggi possono sembrare classici, ma quando furono realizzati apparvero come rivoluzionari. Avedon iniziò da dilettante, come assistente nella Marina militare americana. Era un po’ come un “instagrammer” dell’epoca, nella Seconda guerra mondiale ebbe il compito di scattare foto identificative.

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Più tardi arrivarono le grandi collaborazioni con Harper’s Bazaar, quella storica con Vogue e infine con The New Yorker . Detestava porre limiti al suo lavoro, non tollerava chi faceva differenza tra fotografia commerciale e artistica e trattava la moda come una componente vitale, un soggetto più che un accessorio dei suoi ritratti. Sul set provocava le modelle perché la smettessero di atteggiarsi a statue o a manichini.

 

Le voleva vive, curiose, intelligenti. Passò dalla bellezza aristocratica di Gloria Vanderbilt nel ‘53 alla forza selvaggia di Tina Turner nel 1971 senza fare una piega. Tutto era bello, bastava guardarlo dal verso giusto. Questa sua mancanza di snobismo, questa sua curiosità sono la componente più profonda della mostra: gli 85 scatti, molti dei quali mai visti in Italia, vanno quindi considerati come la possibilità, anzi, la necessità di andare oltre ciò che si sapeva e quindi ciò che si sa in fatto di immagine.

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Il problema del fashion system e della fotografia di moda contemporanei, infatti, è la nostalgia del passato: gli scatti di Avedon, al contrario, dimostrano quanto l’avanguardia sia da sempre una condizione necessaria. Non è un caso, quindi, che un colosso come Dior abbia scelto di legarsi alla Fondazione Richard Avedon per una serie di progetti importanti che verranno svelati nei prossimi mesi.

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