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Elisa Manacorda per “la Repubblica - salute”
La voce narrante è quella di Goldie Hawn, 71 anni portati con gran classe, e la capacità di stupire le donne americane affrontando con leggerezza un argomento che per tante è sempre un tabù: la menopausa.
Illustrando con ironia tutto quello che accade nel corpo di una donna superati i 50 anni, in Hot Flash Havoc, letteralmente La catastrofe delle vampate, in programmazione sulla rete americana PBS a partire da marzo. Così, con l’aiuto di 40 grandi esperti endocrinologi, ginecologi, psicologi, almeno 90 milioni di donne americane potranno avere le risposte a tutto quello che non hanno mai osato chiedere.
E cominciare a pensare che di menopausa bisogna parlare di più e meglio. Hot Flash Havoc, infatti, non è soltanto un film ma l’inizio di un movimento che ha l’obiettivo di educare donne e uomini, medici e infermieri, clinici e ricercatori, politici e giornalisti al discorso sulla menopausa. E sulle sue di controversie.
Soprattutto quando si parla della Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS), ovvero dell’assunzione di ormoni (estrogeni e progesterone o progestinici, di solito in combinazione) per ripristinare l’equilibrio che si aveva prima. Perché piaccia o no, è stata la Tos a seppellire l’omertà sulla fine della vita fertile, ha sparigliato la vita delle donne con l’idea, forse azzardata, di un vigore perenne.
Ma è anche il perno su cui ruotano le scelte di milioni di ex ragazze incerte perché, dopo i primi bagliori, sulla terapia è calato il dubbio. Hanno pesato i risultati della Women’s Health Initiative: il rischio per alcuni tipi di tumore risultava aumentato (quello alla mammella, in particolare, a fronte di una riduzione in quello al colon), così come l’incidenza di ictus, infarto e trombosi venosa profonda.
Anche a causa dell’impatto dirompente di quello studio, oggi in Italia soltanto l’otto per cento delle donne fa ricorso alla TOS, commenta Andrea Genazzani, presidente della Società Internazionale di Ginecologia Endocrinologica (ISGE), che a Firenze apre il suo congresso. «Noi siamo convinti – continua Genazzani - dei benefici della TOS, personalizzata sulle esigenze di ciascuna donna».
Insomma, dicono gli esperti, la TOS è un metodo efficace per tenere a bada i sintomi e fare la differenza nel benessere e nella qualità di vita di una donna in menopausa. Ma deve essere usata con criterio, perché non tutte possono beneficiarne. Soprattutto ne è sconsigliato l’uso a lungo termine, cioè non oltre i cinque anni: perché la TOS combinata aumenta leggermente il rischio di sviluppare cancro al seno, all’endometrio e alle ovaie, così come quello di eventi cardiovascolari.
Per questo la ricerca continua a lavorare a nuovi farmaci. L’ultimo arrivato è il capostipite di una nuova classe, quella del Tissue Selective Estrogen Complex (TSEC) che può migliorare i sintomi della menopausa con un buon profilo di sicurezza sul rischio di cancro.
Grazie all’associazione tra gli estrogeni coniugati – che agiscono sui sintomi ma anche sull’endometrio, aumentando il rischio di tumore - e il bazedoxifene, già impiegato contro l’osteoporosi, che inibisce gli effetti degli ormoni sull’utero e sulla ghiandola mammaria.
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