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    IL PESO DEI GUAI - GUSTAVO ARNAL, 52ENNE VICEPRESIDENTE DELLA SOCIETÀ AMERICANA "BED BATH & BEYOND", SI È SUICIDATO LANCIANDOSI DAL 18ESIMO PIANO DEL JENGA BUILDING DI NEW YORK: PARE CHE LA MOGLIE FOSSE IN CASA E LUI SI SIA DIRETTO ALLA FINESTRA SENZA DIRLE UNA PAROLA – L’UOMO ERA FINITO NEI GUAI AD AGOSTO IN CONCOMITANZA CON LA CRISI DELL’AZIENDA CHE AVEVA ANNUNCIATO IL TAGLIO DEL 20% DEI DIPENDENTI: IL MANAGER RISCHIAVA UN PROCESSO PER AVER GONFIATO I …


     
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    Estratto dell'articolo da www.ilmessaggero.it

     

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    Un volo dal 18esimo piano di uno dei grattacieli più iconici al mondo: così si è suicidato il top manager della società americana Bed Bath & Beyond. La tragedia è avvenuta venerdì a New York: Gustavo Arnal, 52enne vicepresidente esecutivo e capo finanziario della nota catena di arredamento domestico, si è lanciato dal «Jenga Building» di Tribeca, nel cuore di Nyc.

     

    A dare conferma dell'identità dell'uomo è stato il New York Post, che non specifica il motivo del gesto ma sottolinea come la società di cui Arnal era a capo stesse attraversando un momento di forti difficoltà finanziarie. 

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    La crisi della società

    La catena ha dichiarato mercoledì che licenzierà circa il 20% dei dipendenti aziendali, chiuderà circa 150 negozi e taglierà molti dei suoi marchi di articoli per la casa interni. La società ha anche affermato di essersi assicurata più di $ 500 milioni di finanziamenti per sostenere le sue difficoltà finanziarie. Arnal è stato nominato imputato in un'azione legale collettiva accusato di gonfiare artificialmente il prezzo delle azioni della società. La causa è stata intentata il 23 agosto presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia.

    gustavo arnal e la moglie gustavo arnal e la moglie

     

    La causa afferma che Arnal e altri hanno rilasciato dichiarazioni e omissioni fuorvianti  in merito ai piani strategici e alle condizioni finanziarie di BBBY e hanno ritardato le divulgazioni sulla detenzione e la vendita delle proprie azioni. La causa sostiene anche che le parti interessate hanno condiviso numeri di entrate falsi e piani aziendali per lo scorporo del suo marchio "Buy Buy Baby" per alimentare una frenesia di acquisto di azioni.

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