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    HAI VOLUTO FARE IL PORCO IN CHAT? E MO' PAGHI - AL VIA IN TRIBUNALE LA PARTITA DEI RISARCIMENTI PER UNA BARISTA DELLA PROVINCIA DI BELLUNO CHE AVEVA VISTO UNA SUA IMMAGINE HOT MANDATA ALL'EX FIDANZATO RIMBALZARE DI CELLULARE IN CELLULARE E DIVENTARE DI DOMINIO PUBBLICO - DEI 16 INDAGATI, OTTO HANNO GIÀ RAGGIUNTO UN ACCORDO: GLI ALTRI PROPONGONO 20 MILA EURO, MA LA DONNA NE CHIEDE 60 MILA - L'ACCUSA È DI DIFFAMAZIONE AGGRAVATA, PERCHÉ ALL’EPOCA DEI FATTI NON C’ERA ANCORA IL REATO DI REVENGE PORN...


     
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    Irene Aliprandi per www.corrierealpi.gelocal.it

     

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    È sempre più probabile che si arrivi a un accordo nella causa intentata da una donna feltrina, vittima di revenge porn, contro gli uomini che avevano diffuso una sua immagine intima privata.

     

    C'è stata l’udienza preliminare, durante la quale sono usciti dal procedimento otto uomini, compreso l’ex (accusato di diffamazione aggravata, perché all’epoca non c’era ancora il reato di revenge porn), dopo aver raggiunto un accordo risarcitorio con la parte offesa, che ieri si è costituita parte civile assistita dagli avvocati Antonio Prade e Massimo Montino.

     

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    Per gli altri otto, difesi dagli avvocati Roberta Resenterra, Liuba D’Agostini, Giovanni Pelosio, Ferdinando Coppa, Enrico Tiziani, Nicoletta Zannin e Silvia Dolif, la decisione arriverà nella prossima udienza del 25 giugno.

     

    Ieri la parte civile ha chiesto un ristoro risarcitorio dei danni materiali e morali di 60 mila euro agli otto indagati rimasti nel procedimento. A loro volta, le difese hanno offerto, banco judicis, una somma complessiva di 20 mila euro.

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    Il pubblico ministero d’udienza Katjuscia D’Orlando (in sostituzione del titolare del fascicolo Simone Marcon) ha considerato congrua la proposta risarcitoria delle difese, definendola offerta satisfattiva, in considerazione del reato contestato e della capacità economica degli indagati.

     

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    La parola ora passa al giudice, Enrica Marson, che nella prossima udienza dovrà dire se ritiene l’offerta congrua o meno. Nel primo caso il procedimento si chiuderà con una sentenza di non luogo a procedere, come per gli altri otto indagati nei confronti dei quali è già stata ritirata la querela.

     

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    Se invece il giudice non dovesse considerare congrua l’offerta, nella prossima udienza preliminare si deciderà per l’eventuale rinvio a giudizio degli indagati e l’apertura del dibattimento.

     

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    I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2019 e la primavera 2020. Il primo a diffondere la foto intima della donna era stato un suo ex, che aveva girato l’immagine ad un amico. A quel punto la cosa è degenerata, con il rilancio della foto in diverse chat, accompagnata anche da commenti sgradevoli e infamanti.

     

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    Ad avvisare la donna era stato un suo amico che aveva ricevuto l’immagine e, durante le indagini, è emerso quanto ormai fosse diventata di dominio pubblico, danneggiando l’onore della donna, che lavora a contatto con il pubblico ed è quindi facilmente identificabile.

     

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    I sedici indagati sono tutti residenti tra il Feltrino e la Valbelluna e molti di loro devono essere stati convinti che scambiarsi foto private di una donna fosse solo una goliardata. A dimostrarlo è anche il nome delle chat incriminate: “ZT Cagate Official”, “Bona la barista”, “Vignui Hot”, “Squirting Club 2019” e perfino “La Mala del Brenta”.

     

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    Con il reato di revenge porn, in vigore dal 9 agosto 2019, con il titolo di “Codice Rosso”, si è voluto mettere un freno ad atti che creano un danno, spesso irreversibile, alla reputazione e all’onore sessuale di una donna. Il revenge porn è un reato grave, che prevede una pena fino a sei anni di reclusione.

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