GIUSEPPE BUSIA
1 - OGNI BUSIA HA LE GAMBE CORTE - DRAGHI SVUOTA L'ANAC GUIDATA DA GIUSEPPE BUSIA, FEDELISSIMO DI CONTE: SUPERPOTERI AL PREMIER PER IL RECOVERY - PER LE OPERE DEL PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA ISTITUITO UN UFFICIO ANTICORRUZIONE AL TESORO - L' ARCHITETTURA DELLA GOVERNANCE IDEATA SU PIÙ LIVELLI DA DRAGHI DÀ L' IDEA DI QUANTO "MARIOPIO" ABBIA POCA VOGLIA DI IMPANTANARSI NELLA BUROCRAZIA, O, COME ACCADUTO AL SUO PREDECESSORE, TRA I CAPRICCI DEI PARTITI…
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2 - "PALAZZO CHIGI NON CI HA MESSI ALL'ANGOLO MA L'ANAC HA BISOGNO DI ESSERE POTENZIATA"
Federico Capurso per “La Stampa”
Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, assicura che «sui progetti del Recovery plan vigileremo, abbiamo piena competenza». Lo ripete più volte, nel corso della telefonata, come a voler seppellire le voci circolate in questi giorni in ambienti di governo, su un possibile svuotamento dei poteri dell'Anac.
mario draghi giuseppe conte
Voci nate dopo la creazione, nel decreto Semplificazioni, di un ufficio dirigenziale all'interno della Ragioneria dello Stato "con funzioni di audit del Pnrr e di monitoraggio anticorruzione". Sembrerebbe un doppione dell'Authority guidata da Busia, ma «doppione non è», rimarca il presidente Anac.
«Il fatto che il governo si attrezzi è una cosa utile - prosegue - e io sono felice se c'è qualcuno che fa un primo controllo. Non si può per questo dire che l'Anac venga svuotata. Anzi, i suoi poteri sono stati rafforzati da quel decreto, attraverso l'uso delle banche dati».
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Un problema, però, potrebbe nascere a breve. Perché al nuovo ufficio anticorruzione, nato sotto l'ombrello della Ragioneria dello Stato, verranno dati uomini e soldi. E Busia, pur evitando contrapposizioni, non nasconde la speranza che anche all'Anac «vengano destinate risorse umane e finanziarie, vista la mole di lavoro all'orizzonte. Dovremo presidiare tutti i contratti e serve personale, perché ci sono tanti miliardi in arrivo e tutti da spendere in fretta».
Mettere rapidamente a terra i progetti è più di una necessità. Gli oltre 200 miliardi in arrivo dall'Europa dovranno infatti essere spesi entro il 2026. Ma se da una parte si deve correre, dall'altra c'è «la preoccupazione per il rischio di infiltrazioni criminali - sottolinea- Dobbiamo compensare alcune accelerazioni con una maggiore trasparenza su ogni centesimo che verrà speso. Da queste risorse europee dipende il nostro futuro, ma possono condizionarlo in negativo se finiscono nelle mani sbagliate».
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Le due necessità, di fare in fretta e di fermare gli interessi criminali, per il presidente dell'Anac non sono incompatibili: «Si può fare in fretta senza bloccare nulla. Dovremo solo imporre procedure di affidamento digitali, con software che noi metteremo a disposizione, come ha chiesto la Commissione europea. Altrimenti, mancheremo un impegno con Bruxelles e i soldi non arriveranno più».
Dunque, ripete ancora una volta Busia, «siamo tutt' altro che marginalizzati». Uno dei nodi sensibili, sul fronte del Recovery e della corruzione, riguarda i subappalti: «Una questione che si lega alla sentenza della Corte di giustizia, che ha indicato la soglia come un elemento non funzionale», ricorda.
«Già da ottobre, infatti, abbiamo chiesto fosse introdotta una responsabilità del subappaltatore nei confronti della stazione appaltante e che attraverso le banche dati fossero controllabili anche i subappaltatori. D'altronde, non possiamo dire che si controllano le stazioni appaltanti e poi lasciare eventuali interessi criminali su una percentuale di lavori in subappalto. Che sia del 30, 40 o 50 per cento, sarebbe inaccettabile comunque, perché dobbiamo garantire sempre legalità e parità di accesso per le aziende».
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Nessuno sgarbo quindi- assicura - da parte di palazzo Chigi. Prima dell'approvazione del decreto Semplificazioni, «mi sono sentito più volte con il sottosegretario Garofoli, con gli altri consiglieri di Draghi che hanno seguito questo dossier, come il professor D'Alberti, e con il ministro Giovannini». Erano poi state associate le voci di uno svuotamento dei poteri di Anac a una volontà da parte di Draghi di indebolire uno degli uomini legati a Giuseppe Conte.
E se da una parte Busia non nasconde la sua vicinanza all'ex premier - «Conte lo conosco, sono suo amico personale» -, dall'altra rigetta etichette politiche: «La mia non è stata un'elezione di parte». Quando entrò nell'Autorità di vigilanza sui contrattipubblici (poi confluita in Anac) come Segretario generale, nel 2008, «Conte non faceva politica, i Cinque stelle non c'erano e io ho ricevuto i voti di tutti i partiti che ora sostengono il governo, oltre a quelli di Fratelli d'Italia. Tutti»
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