achille costacurta

“HO PROVATO A UCCIDERMI CON IL METADONE” – ACHILLE COSTACURTA, IL FIGLIO SCAPESTRATO DI BILLY E DI MARTINA COLOMBARI, È USCITO DAL TUNNEL DELLA DROGA E RACCONTA IL TENTATIVO DI SUICIDIO: “HO BEVUTO L’EQUIVALENTE DI 40 GRAMMI DI EROINA. NESSUNO SA SPIEGARSI COME IO SIA ANCORA VIVO. AVEVO 17 ANNI, ERO RINCHIUSO IN UN CENTRO PENALE A PARMA E NON CE LA FACEVO PIÙ” – I RICORDI DELL’ESPERIENZA NELLA STRUTTURA MINORILE: “UNA VOLTA UN AGENTE MI HA DETTO CHE MI DOVEVA PARLARE. STAVO FUMANDO E GLI HO CHIESTO DI ASPETTARE CHE FINISSI. MI HA SPEZZATO LA SIGARETTA, GLI HO SPUTATO E MI HANNO PRESO A SCHIAFFI IN UNA STANZA. ERO SOLO UN RAGAZZINO” – “HO PROVATO LA MESCALINA, UN ALLUCINOGENO MESSICANO. QUANDO SEI SOTTO, TI SENTI DIO E IO PENSAVO DI POTER AIUTARE IL MONDO INTERO. REGALAVO LE MIE COLLANE D’ORO AI BARBONI…” – VIDEO

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Estratto dell’articolo di Irene Carmina per www.repubblica.it

 

achille costacurta martina colombari

Achille Costacurta cerca ossigeno lontano da Milano. E almeno quello, insieme all’avvio di percorso di rinascita, lo ha trovato a Mondello, dove nessuno gli ha mai chiesto chi fosse o cosa avesse fatto prima. Vent’anni, figlio di Billy Costacurta e di Martina Colombari, un cognome pesante e un passato difficile: droghe, Tso, centro penale minorile, risse, errori. A Mondello ha messo in pausa tutto. E, almeno per quattro mesi, è tornato a nuova vita.

 

Il suo primo giorno in Sicilia.

«Febbraio. Mondello, bar Galatea. Sono appena arrivato. Chiedo informazioni sul supermercato. “Se vuoi ti diamo le chiavi del furgone per andare a fare la spesa”. Eccola Palermo. Cose che a Milano non mi sono mai capitate, neanche con gli amici di una vita».

 

[…]

 

Perché proprio Palermo?

«Avevo bisogno di cambiare aria. Milano mi metteva ansia».

martina colombari achille costacurta

 

La sua giovane vita è stata piena di quelli che lei definisce gravi errori. I peggiori?

«Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone. L’equivalente di 40 grammi di eroina. Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo. Avevo 17 anni, ero rinchiuso in un centro penale minorile a Parma e dopo un anno e sette mesi non ce la facevo più».

 

Adesso come sta?

«Mi sento rinato. Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi, li chiamo».

 

Qual è l’insegnamento più grande che le hanno dato i suoi genitori?

achille billy costacurta martina colombari

«Il rispetto per le donne. Non ho mai alzato neppure la voce con una donna. Me lo ha insegnato papà».

 

Avere dei genitori così l’ha messo sotto pressione?

«Regole rigide a casa, ma fuori ero il “figlio di”. Salti le file, non paghi i concerti, tutti ti conoscono. E su questo i miei genitori non potevano farci nulla».

 

E ora cosa vuole fare?

«Aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down. Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco».

 

Come finì in un centro penale minorile?

achille costacurta

«Mi avevano trovato due coltelli nell’armadietto a scuola. Non volevo fare male a nessuno, ero solo un ragazzo pieno di paranoie».

 

Probabilmente manca qualcosa alla ricostruzione. Ma che ricordi ha del centro penale a Parma?

«È stata durissima, sono entrato che avevo 15 anni. Dieci sigarette al giorno e appena non ti presentavi a colazione, te ne toglievano una. Una volta un agente mi ha detto che mi doveva parlare. Stavo fumando e gli ho chiesto di aspettare che finissi. Mi ha spezzato la sigaretta davanti al viso, gli ho sputato e mi hanno preso a schiaffi in una stanza. Ero solo un ragazzino».

 

Episodi accaduti altre volte?

«A Milano, due anni fa, ho lanciato delle scarpe Gucci fuori dal taxi e ho rotto la telecamera. La tassista ha chiamato la polizia. Ho preso due pugni e ho reagito».

 

Quando ha iniziato con le droghe?

POST DI ACHILLE COSTACURTA

«Al mio diciottesimo compleanno. Sono andato avanti per otto mesi».

 

Che droghe?

«Mescalina, un allucinogeno messicano. Quando sei sotto, ti senti Dio e io pensavo di poter aiutare il mondo intero. Regalavo le mie collane d’oro ai barboni, aiutavo i ragazzi che fumavano crack portandoli a casa a fare una doccia. Ma in realtà mi stavo distruggendo. Le droghe sono il demonio. E il demonio ti prende e ti porta via».

 

Oggi cosa pensa di quella fase?

«Sono stato fortunato ad averla attraversata a questa età. Meglio che scoprirla e caderci a 45 anni con una famiglia sulle spalle. Oggi sono un altro, anche grazie alla Sicilia».

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