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Jacopo Orsini per “il Messaggero”
Nasce la società della rete unica. Via libera dei consigli di amministrazione di Cassa depositi e prestiti, Tim e Open Fiber, riuniti ieri fino a tarda sera, al progetto che darà vita a una nuova infrastruttura strategica per l'Italia.
Il piano, di cui per ora è stato definito solo il percorso, prevede l'integrazione della rete di Tim, dalla dorsale fino all'ultimo miglio che arriva nelle case, con quella di Open Fiber in un unico operatore che consentirà di ottimizzare gli investimenti, risparmiare sui costi e accelerare i tempi di posa della fibra ottica per le connessioni veloci. Riportando la rete telefonica sotto il controllo pubblico 25 anni dopo la privatizzazione.
dario scannapieco
GLI AZIONISTI
Nel dettaglio Cdp Equity (Cdpe), società interamente partecipata dalla Cassa, l'americana Kkr, l'australiana Macquarie, Open Fiber e Tim, hanno sottoscritto un protocollo di intesa non vincolante relativo al progetto di integrazione tra le due reti. La nuova società avrà la Cdp, attualmente azionista di controllo di Open Fiber con una quota del 60% e di Tim con quasi il 10%, come socio di maggioranza.
PIETRO LABRIOLA
Ad affiancare la Cassa nel capitale ci saranno anche Kkr, già azionista di minoranza Fibercoop, la società dove è stata conferita la rete secondaria dell'ex monopolista, quella in rame che dalle centraline arriva nelle case, e Macquarie, che possiede il 40% di Open Fiber. Il momerandum of understanding approvato ieri dai cda delle società coinvolte fissa come obiettivo di negoziare entro il 31 ottobre prossimo un accordo vincolante che dovrà poi avere il via libera delle autorità di controllo nazionali ed europee.
open fiber fibra ottica
L'ASSEMBLEA
Inoltre, a prescindere da come si deciderà di fare l'integrazione, l'operazione sarà sottoposta all'approvazione dell'assemblea degli azionisti di Tim, dove determinante è il ruolo dei francesi di Vivendi, primo socio del gruppo con il 23,7%.
mario rossetti
Ancora da stabilire tuttavia il perimetro preciso e i valori delle attività che verranno conferite nella nuova società e la governance. L'obiettivo dell'intesa preliminare, spiega un comunicato, «è avviare un processo volto alla creazione di un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato, controllato da Cdpe e partecipato da Macquarie e Kkr, che consenta di accelerare la diffusione della fibra ottica» sull'intero territorio nazionale, permettendo così l'accesso «ai servizi più innovativi ed efficienti offerti dal mercato» alle famiglie, agli enti pubblici e alle imprese.
Alberto Signori - Kkr
Il valore della rete di Tim che verrà ceduta e integrata con quella di Open Fiber viene stimato dagli analisti fra i 17 e i 21 miliardi, mentre si ipotizzano fino a 4-5 miliardi di sinergie dall'unione delle due infrastrutture. Cruciale sarà comunque anche la definizione delle quantità di debito che verrà trasferita alla nuova società.
Nella nota diffusa ieri si afferma soltanto che l'integrazione degli asset dell'ex monopolista con Oper Fiber si potrà articolare attraverso «la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di Tim, mediante un'operazione societaria o combinazione di operazioni societarie da definirsi». Al termine del processo Tim, «sul mercato italiano, potrà focalizzare in via prioritaria le proprie attività nei servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati».
FONDO MACQUARIE
I DIPENDENTI
L'attenzione del governo sulla nascita della nuova società - che fra l'altro sarà soggetta al Golden power, i poteri speciali dell'esecutivo per evitare che gli asset strategici del Paese finiscano in mani straniere - è alta. Ma Palazzo Chigi non è interessato solo a mettere al sicuro l'infrastruttura.
Un rilievo particolare viene dato anche alle garanzie occupazionali. Fra i tanti nodi da sciogliere del progetto c'è infatti quello che riguarda il numero di dipendenti di Tim che verranno trasferiti nella nuova azienda.
fibra ottica pietro labriola sul tetto della sede milanese di tim a via negri kkr pietro labriola