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    I CONTATTI CON I PUSHER, I SOLDI, LA DROGA E LO ZAINETTO (O ERANO 2?): TUTTI I BUCHI NEL RACCONTO DELLA FIDANZATA DI LUCA SACCHI – “IMPOSSIBILE A LIVELLO MORALE DIFENDERLA”, DICONO I GENITORI DEL RAGAZZO UCCISO. LA BABY SITTER UCRAINA ORA RISCHIA DI ESSERE INDAGATA - L’AGGRESSIONE FORSE PREMEDITATA, LE TELEFONATE DUE GIORNI PRIMA DELL’OMICIDIO. UNA DELLE IPOTESI È CHE ABBIA RECITATO LA PARTE DELL’INSOSPETTABILE CORRIERE CON I SOLDI NASCOSTI NEL SUO ZAINETTO. LUCA NE ERA A CONOSCENZA? NE AVEVANO PARLATO? LO FACEVA ABITUALMENTE?


     
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    Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il Corriere della Sera

     

    Anastasiya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi, ucciso mercoledì davanti a un pub di Roma, figura chiave in questa vicenda, viene interrogata oggi in procura come testimone. In questa veste non può mentire o rischia di essere indagata per false dichiarazioni.

     

    Ma se confermerà che quella notte aveva partecipato a una compravendita di droga, finirà comunque sotto inchiesta. Un vicolo cieco per la 25enne ucraina che a piazzale Clodio dovrà chiarire tanti dubbi, a partire dalla dinamica dell’aggressione. Una testimonianza finora inedita, riportata nell’ordinanza di convalida dell’arresto dei due killer Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, smentisce la sua versione dei fatti, tanto da far pensare a un’azione premeditata. Del Grosso, anziché rispondere alla reazione di Sacchi nella tentata rapina, sarebbe sceso dall'auto già deciso a sparare.

    luca sacchi festeggiato da anastasiya luca sacchi festeggiato da anastasiya

     

     

     

    La pistola in pugno

    Il teste in questione si chiama Christian Firmino Macchia. Come riporta il gip Corrado Cappiello, la sera di mercoledì scorso il giovane si trovava davanti al distributore di sigarette vicino al «John Cabot Pub»: «La sua attenzione viene attirata da alcuni schiamazzi; quindi nota una persona vicino a una Smart bianca modello four four con luci e motore acceso che cammina verso via Bartoloni con un braccio teso lungo il corpo, come se impugnasse qualcosa; giunto all’altezza dell’incrocio questi alza il braccio e subito dopo si sente un forte fragore e un lampo di luce provenire dalle mani del ragazzo, il quale subito dopo ritorna verso la vettura, allontanandosi».

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    Dunque la pistola sarebbe stata estratta da Del Grosso prima dell’aggressione raccontata da Nastia (nickname della ragazza sui social). La ragazza sostiene invece che Pirino provò a strapparle la borsa, colpendola con una mazza. Luca la difese sferrando un pugno, ma poi fu ucciso dal complice.

     

    Il soldi per la droga

    «Nessuna storia di droga», ha sempre assicurato Nastia. Ma i tabulati telefonici la inchioderebbero, peraltro retrodatando di almeno due giorni l’inizio della trattativa per l’acquisto di circa quattro etti di marijuana. La baby sitter contatta in prima persona i due pusher di San Basilio, che poi mandano sul posto un loro emissario per controllare che lei disponga davvero della cifra necessaria all’affare. In questo scenario, che cancella l’ipotesi dell’acquisto di erba per uso personale, la fidanzata di Luca sembra muoversi con disinvoltura e sangue freddo.

     

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    Il mediatore dei pusher, Simone Piromalli, racconta come la 25enne gli lasci in visione lo zaino con le «due mazzette da 20 e 50 euro (l’ammontare esatto della cifra, forse superiore ai 2mila, euro, è ancora da accertare, ndr) e poi lo riprende in attesa della consegna. Nastia inoltre non lo lascia subito a Del Grosso e Pirino che non hanno la droga con loro, ma li rimanda a un secondo momento per completare lo scambio che sfocerà invece nell’omicidio.

     

    I quattro acquirenti

    Luca e Anastasiya non erano da soli. Lo stesso Piromalli colloca per la prima volta sulla scena i quattro aspiranti acquirenti: «Una ragazza (la 25enne ucraina) e tre ragazzi». Uno di questi sembrerebbe essere lo stesso Sacchi. Un altro testimone, Domenico Costanzo Marino Munoz, amico di Luca, conferma le parole della ragazza sull’aggressione ma identifica il pregiudicato per reati di droga Giovanni Princi, «amico intimo di Luca», come uno di quelli presenti sul posto (ma all’interno del pub).

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    Il giallo dei due zaini

    Il ruolo di Anastasiya si va ridefinendo. Una delle ipotesi è che abbia recitato la parte dell’insospettabile corriere con i soldi nascosti nel suo zainetto. Luca ne era a conoscenza? Ne avevano parlato? Lo faceva abitualmente? E poi: cosa c’era e che fine ha fatto il secondo zainetto che un residente di via Teodoro Mommsen — lo stesso che dalla finestra del bagno di casa l’ha notata arrivare dove il fidanzato era caduto almeno un minuto dopo lo sparo — le ha visto sulle spalle mentre tentava di soccorrere Luca? Punti cruciali sui quali il pm Nadia Plastina, l’aggiunto Nunzia D’Elia e il procuratore reggente Michele Prestipino hanno delegato ampi accertamenti, ai quali però Nastia può fornire già oggi le prime risposte.

     

     

    OMICIDIO LUCA SACCHI, I GENITORI: «DIFFICILE DIFENDERE ANASTASIA»

    Alessia Marani e Camilla Mozzetti per il Messaggero

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    Hanno pianto insieme il primo giorno quando i medici dell’ospedale San Giovanni non hanno potuto far altro se non dichiarare la morte cerebrale di Luca Sacchi. Poi è arrivata la distanza, il gelo, per quelle parole non dette da chi oggi può ancora spiegare, mentre Luca non c’è più. Da una parte la famiglia del personal trainer dell’Appio ucciso a 24 anni con un colpo alla testa da Valerio Del Grosso, pasticcere 21enne con il vizio della droga, dall’altra Anastasiya Kylemnyk che oggi sarà ascoltata dal pubblico ministero Nadia Plastina per ricostruire meglio le fasi della sera del 23 ottobre scorso. «Siamo i primi a voler capire la verità», spiegano Armida Decina e Paolo Salice, i legali della famiglia Sacchi, che al contrario, non presteranno alcuna assistenza legale alla Kylemnyk: «Impossibile a livello morale», dicono. Troppo ambiguo il comportamento della baby sitter ucraina.

     

     

    LE INCONGRUENZE

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    La posizione della ragazza, infatti, potrebbe cambiare se non sarà in grado di contestualizzare quanto già dichiarato la notte dell’omicidio ai carabinieri negli uffici del Nucleo Investigativo di via In Selci. Ovvero che i due giovani di Casal Monastero, un quartiere attiguo a San Basilio, erano sbucati all’improvviso e di essere stata colpita con una mazza alla nuca per strapparle lo zainetto. E che quindi Luca sarebbe intervenuto in sua difesa. Soprassedendo, però, sulla presunta compravendita di droga. Soprattutto dovrà spiegare perché sul corpo di Luca l’autopsia, effettuata ieri mattina, a un primo esame, avrebbe rivelato numerose lesioni subite dal giovane agli arti superiori e inferiori procurate da un oggetto contundente probabilmente compatibile con una mazza da baseball. Insomma, anche (o solo) Luca sarebbe stato picchiato.

     

     

     

    Non solo. La Smart utilizzata da Del Grosso e dal suo complice, Paolo Pirino, presa a noleggio da quest’ultimo il 14 ottobre scorso, risulta essere stata riconsegnata alle ore 14 del 24 ottobre, ovvero il giorno dopo il delitto, «con un’evidente spaccatura sul paraurti anteriore, sostituendola - come scrive il gip nell’ordinanza di arresto dei due - con altra vettura dello stesso tipo e targa diversa».

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    Come e da cosa è stata danneggiata la city car? Domande a cui dovrà rispondere la super-perizia disposta sulla mazza metallica nera con una sfera all’estremità fatta rinvenire da Del Grosso agli agenti della Squadra Mobile in un campo a ridosso del Raccordo Anulare all’altezza dell’uscita “Centrale del Latte”. Possibile che oltre la rapina ci sia stata una volontà punitiva nei confronti di Luca per qualche errore del passato? I familiari del ragazzo, piuttosto, sono convinti che Luca fosse estraneo alla compravendita di hashish: non beveva, non fumava, né tantomeno si drogava come confermato dagli esami tossicologici.

     

    GELO E DISTANZE

    Se è vero che i due killer di Sacchi sono stati arrestati, restano moltissimi lati oscuri da chiarire su cosa è accaduto la sera del 23 ottobre di fronte al “John Cabot” pub. A partire, appunto, dalla compravendita di droga che vede protagonista la giovane ucraina fidanzata di Sacchi ma non fa luce sul ruolo avuto da quest’ultimo. All’inizio sembrava che le due famiglie marciassero all’unisono, poi, qualcosa è cambiato.

     

    A tal punto che, nonostante siano soltanto 700 metri a dividere gli appartamenti dove vivono, i rapporti nelle ultime 48 ore si sono allentati. Domani pomeriggio la famiglia di Luca terrà una conferenza stampa all’Appia park hotel. Il padre del 24enne romperà il silenzio. Luca non può più parlare e raccontare cosa sia accaduto quella sera. La sua fidanzata, invece, ha sempre negato che l’omicidio sia avvenuto per motivi legati alla droga salvo poi scoprire che, a precedere il delitto, ci sarebbe stato l’affare, mai concluso.

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    Non c’è traccia della droga né dei soldi che Anastasiya avrebbe avuto nello zaino e che ha sempre smentito di possedere. Ma la sua versione non collima con quella di Valerio Rispoli e Simone Piromalli, i due incaricati da Valerio Del Grosso di capire se in zona Tuscolana le persone che volevano comprare la droga avessero i soldi per pagarla. Il primo ha raccontato di avere incontrato intorno alle 21.30 Giovanni Princi, l’intermediario della cessione di hashish, per accertarsi che nello zaino di Anastasiya vi fosse il denaro. Circostanza a cui Sacchi non sarebbe stato presente. Il Piromalli, invece, ha messo agli atti che all’acquisto della marijuana erano interessati «tre ragazzi e una ragazza visti dinanzi al pub».

     

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    Ossia Anastasiya, Luca, Princi e un altro loro amico. La difesa della famiglia Sacchi, tuttavia, precisa che Princi era un amico di vecchia data di Luca, «con cui però i rapporti erano ripresi solo ultimamente». E che Luca fosse estraneo alla trattativa.

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