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    PARTO PER L'ALDILÀ - I SOMMOZZATORI CERCANO NEL TEVERE LE DUE GEMELLINE DI QUATTRO MESI CHE LA MADRE AVREBBE UCCISO BUTTANDOSI DAL PONTE. IL MARITO: ''SOFFRIVA MA NON LO AVEVO CAPITO''. LA TERZA FIGLIA ERA MORTA DURANTE IL PARTO, PREMATURO, E LE ALTRE DUE ERANO RIMASTE IN OSPEDALE FINO A POCHI GIORNI FA. FINITO IL RICOVERO, AVEVANO ATTACCATO IL FIOCCO ROSA ALLA PORTA, ''PINA SEMBRAVA SERENA. STANOTTE LA POPPATA ALLE TRE E POI…''


     
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    1. LA MAMMA SUICIDA NEL TEVERE AVEVA PERSO UN’ALTRA FIGLIA - SI CERCANO ANCORA LE GEMELLINE

    Rinaldo Frignani per il ''Corriere della Sera''

     

    Da Focene e Fiumicino fino a Ponte Testaccio. Ricerche a ritroso nel Tevere dall’alba di venerdì per trovare le due gemelline di quattro mesi probabilmentegettate nel fiume dalla madre Pina Orlando suicida nelle acque gelide nelle prime ore della mattinata di giovedì.

     

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    Dispiego di forze per Sara e Benedetta

    I vigili del fuoco e la polizia hanno messo in campo due elicotteri, specialisti del Nucleo Saf e della Fluviale, sommozzatori con speciali strumenti per scandagliare i fondali fangosi per individuare dove la corrente potrebbe aver trascinato i corpicini delle piccole Sara e Benedetta, nate premature il 24 agosto scorso al Policlinico Gemelli insieme con una sorellina purtroppo deceduta dopo poche ore.

     

    Loro sono invece rimaste in ospedale fino a novembre la prima e fino al 17 dicembre scorso la seconda prima di tornare nell’appartamento a Testaccio intestato a un parente del loro papà dove lui, Francesco Di Pasquo, e la moglie Pina abitavano per stare vicini alle bimbe prima del ritorno della famigliola ad Agnone, in provincia di Isernia.

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    Le ricerche proseguiranno per tutta la giornata e se necessario a oltranza. Un’impresa non semplice visto che il Tevere è enorme e il percorso fino alla foce è di alcuni chilometri, senza contare i detriti e la corrente, che non ha lasciato scampo alla mamma delle bimbe ritrovata senza vita a Ponte Marconi.

     

    Gli investigatori hanno ormai la quasi certezza che la donna abbia gettato le piccole nel fiume: c’è un video che riprende la donna all’alba di giovedì uscire di casa con le gemelline avvolte in una coperta bianca, la stessa indicata poi dal testimone romeno che l’ha vista lanciarsi nel Tevere. Anche se in quel momento sembrava da sola.

     

     

    2. IL MARITO: SOFFRIVA, NON L’HO CAPITO

    Rinaldo Frignani per www.corriere.it

     

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    «Non ho capito che mia moglie aveva qualcosa, che soffriva, non riesco a darmi pace per quello che è successo». Un uomo disperato siede negli uffici del commissariato Celio. Un giovane ingegnere di Agnone, in provincia di Isernia, Francesco Di Pasquo, passato in un attimo dalla gioia di essere diventato padre di due bimbe finalmente sane al dolore inimmaginabile di averle perdute per sempre, insieme con la moglie, suicida all’alba di ieri nel Tevere.

     

    Pina Orlando, 38 anni, si è tolta la vita alle 6.15 lanciandosi da ponte Testaccio. Forse stringeva le gemelline Sara e Benedetta, nate premature (erano tre, una non è sopravvissuta) nell’agosto scorso al Policlinico Gemelli ma poi dimesse in buone condizioni. La prima a novembre, la seconda solo il 17 dicembre scorso. Un sogno fortemente voluto diventato realtà. «Io però non le ho viste», avverte un panettiere romeno che ha assistito al suicidio. Passava in auto quando si è imbattuto nella donna.

     

    «Era lì, immobile, con una coperta bianca sulle spalle. All’improvviso è salita sul parapetto e mi è sembrato come se scivolasse di sotto. Non ho fatto in tempo ad avvicinarmi», ha aggiunto. Poco prima di mezzogiorno la polizia fluviale e i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno ritrovato il corpo di Pina sotto ponte Marconi.

     

    Nessuna traccia fino a tarda sera delle gemelline: il tragico sospetto è che la corrente le abbia portate verso la Magliana o l’Idroscalo di Ostia. È già successo nel 2012, quando Patrizio Franceschelli, poi condannato a 30 anni, uccise il figlio Claudio di 16 mesi gettandolo da ponte Mazzini, a Trastevere, per fare un dispetto alla ex. Questa volta la speranza in un miracolo è difficile da abbattere.

     

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    «È anche difficile pensare che la madre sia riuscita a salire sul parapetto tenendo in braccio le gemelline, forse però le ha lanciate prima di uccidersi o ha riservato loro un’altra sorte», è l’ipotesi degli investigatori del commissariato che per sicurezza hanno ispezionato ogni angolo di Testaccio (cassonetti compresi) dove la coppia era andata a vivere, dopo la nascita delle bimbe, nell’appartamento di un parente del papà a due passi dallo storico mercato. Un modo per non dover tornare in Molise lasciando le piccole al Gemelli.

     

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    Francesco e Pina — impiegata in uno studio notarile vicino a Isernia — avevano accantonato il lavoro per stare accanto alle figliolette. Felici per le dimissioni dall’ospedale avevano attaccato il fiocco rosa sul portone. Ieri mattina proprio fra i banchi che aprivano al pubblico il padre delle bimbe si è aggirato disperato con i nonni materni alla ricerca della moglie. Poco prima una vicina di casa, Antonella, lo aveva sentito piangere e gridare.

     

    «Ci siamo svegliati alle 3 per la poppata, sembrava tutto normale — ha raccontato l’ingegnere —, ci siamo riaddormentati, o meglio pensavo che anche mia moglie si fosse riaddormentata. Invece si è alzata, ha preso le piccole, le ha avvolte nella coperta bianca sul divano ed è uscita senza chiudere la porta». Pina non voleva che il marito e i genitori si svegliassero. Si è vestita ed è andata via con le bimbe in braccio. Poco prima delle 5 la drammatica scoperta.

     

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    «Le ho cercate, non c’erano. Poi ho visto la porta socchiusa e ho avuto un colpo al cuore». La sua versione coincide con quella dei suoceri: «Mia moglie era solo molto preoccupata per la salute delle bambine, ma non ricordo una frase, un atteggiamento che potesse far pensare a un gesto simile». La depressione post partum è una delle piste seguite dalla polizia che ha ascoltato anche i genitori dell’ingegnere. «Sono una famiglia unita, lo sono stati sempre, anche fra consuoceri. È una tragedia per tutti», spiega chi indaga.

     

     

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