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    CULLE VUOTE, BARE PIENE - IL 2049 È L'ANNO IN CUI IN ITALIA I DECESSI POTREBBERO DOPPIARE LE NASCITE: 788MILA CONTRO 390MILA - DAL RAPPORTO ISTAT EMERGE CHE LA POPOLAZIONE È IN DECRESCITA: DAI 59,2 MILIONI DEL 2021 SI PASSERÀ AI 47,7 MILIONI DEL 2070 – “NEANCHE NEGLI SCENARI DI NATALITÀ E MORTALITÀ PIÙ FAVOREVOLI IL NUMERO PROIETTATO DI NASCITE ARRIVEREBBE A COMPENSARE QUELLO DEI DECESSI”. E TE CREDO: I GIOVANI NON VOGLIONO PIÙ FARE FIGLI…


     
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    Da www.repubblica.it

     

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    Il 2049 è l'anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite: 788mila contro 390mila. E' quanto emerge dal rapporto Istat sulle previsioni della popolazione residente e delle famiglie. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al primo gennaio 2021 a 57,9 mln nel 2030, a 54,2 mln nel 2050 fino a 47,7 mln nel 2070. Ovvero tra 50 anni saremo 11 milioni in meno.

     

    In crescita le famiglie "ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà", sottolinea l'Istat.

    "Da circa 15 anni l'Italia  - scrive l'Istat - sta affrontando un ricambio naturale negativo, alla base della riduzione della popolazione, nonostante la parziale contropartita di dinamiche migratorie con l'estero di segno positivo".

     

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    Gli scenari previsivi di nascite e decessi sono collegati a tale processo, misurando la tendenza a registrare annualmente saldi negativi per il movimento naturale della popolazione. "Neanche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero proiettato di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi. Ad esempio - spiega l'Istat -  il limite superiore dell'intervallo di confidenza al 90% per le nascite (scenario nel quale il numero medio di figli per donna cresce fino a 1,88 nel 2070) identifica un quantitativo di nati più basso dei decessi previsti lungo il limite di confidenza inferiore".

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    Nello scenario mediano, emerge dal rapporto, dove si contempla una crescita della fecondità da 1,25 figli per donna nell'anno base a 1,55 nel 2070, il massimo delle nascite conseguito risulterebbe pari a 424mila unità nel 2038. Dopo tale anno, l'ulteriore aumento dei livelli riproduttivi medi non conduce, quindi, a un parallelo aumento dei nati, in quanto le donne in età fertile tenderanno a diminuire nonchè a invecchiare in media, riducendo il potenziale riproduttivo del Paese.

     

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    "Da analoghe perturbazioni  - rileva l'Istat - di origine strutturale potrà a sua volta dipendere l'evoluzione della mortalità, che proseguirà a esprimere anno dopo anno un numero sostenuto e crescente di eventi di decesso, fino a un massimo di 832mila nel 2058 secondo lo scenario mediano. Questo pur in un contesto di buone aspettative sull'evoluzione della speranza di vita (86,5 e 89,5 anni quella prevista alla nascita nel 2070, rispettivamente per uomini e donne) e, pertanto, in linea con quello che sarà il livello di invecchiamento della popolazione".

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