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    IL CINEMA DEI GIUSTI - IERI MI SONO SPARATO A DOPPIETTA L’HORROR CALABRESE PARLATO IN INGLESE “HOME EDUCATION – LE REGOLE DEL MALE” E POI LA COMMEDIA “LA GUERRA DEI NONNI” - IL PRIMO E' UN HORROR CHE NON METTE AFFATTO PAURA. LEGGO CHE LA REGISTA HA GIÀ FATTO UN CORTO SULLA STESSA STORIA. LO PUOI ANCHE GONFIARE, MA SEMPRE UN CORTO RIMANE - IL SECONDO NON CAPISCO A CHI SIA INDIRIZZATO. MAX TORTORA NON È UN PARTNER ADATTO A SALEMME, TROPPO ALTO, TROPPO ROMANO, TROPPO PREVARICATORE… - VIDEO


     
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    MARCO GIUSTI E PAOLO RUFFINI MARCO GIUSTI E PAOLO RUFFINI

    Marco Giusti per Dagospia

     

    Adoro andare al cinema il pomeriggio. Lo facevo da ragazzino inseguendo spaghetti western e spy all’amatriciana in sale dai nomi mitici, Astra, Rivoli, Odeon, e lo faccio da vecchio. Ieri assieme a Paolino Ruffini ci siamo sparati a doppietta per puro piacere, al cinema Adriano, dopo il gelato, prima l’horror calabrese parlato in inglese “Home Education – Le regole del male”, opera prima di tal Andrea Niada con Julia Ormond, Lydia Page, Rocco Fasano nella terribile Sala 11 e poi la commedia “La guerra dei nonni” di Gianluca Ansanelli con Vincenzo Salemme e Max Tortora, in Sala 1.

     

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    In Sala 11 c’erano sette spettatori, tutti pischelli.  I due davanti a noi erano venuto solo per limonare. Posso capire. Ci ha preso un colpo quando abbiamo visto Julia Ormond, che fu la nuova Audrey Hepburn in “Sabrina” di Sydney Pollack, la Ginevra di Richard Gere e Sean Connery in “Il primo re”, del tutto trasformata. Sembrava mia Zia Lina. Non voglio fare body shaming, a 18 anni pesavo 62 chili e ora 109, ma non me lo aspettavo. Anche se, effettivamente, sembra una donna del sud degli anni ’50. Nel film, per 40 minuti, non accade assolutamente nulla.

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    In una villetta in mezzo al bosco c’è una madre calabrese, la Ormond, che ha le sue idee educative per la figlia, Lydia Page, che inizia a crescere, un padre calabrese defunto che si sta decomponendo in camera da letto e puzza pure, un maschio giovane che ronza attorno alla figlia. La mamma cerca di convincere la figlia che il padre sta tornando nel suo corpo. Francamente non ci pare. Se ne accorge anche la figlia, che inizia a dubitare. Mentre le mosche iniziano a ronzare sul corpo del padre, sento Paolino che russa pesantemente, mentre la coppia davanti seguita a limonare.

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    Non capisco cosa abbia visto la Warner Bros, che distribuisce il film, in questo horror che non mette affatto paura. Leggo che Niada ha già fatto un corto dallo stesso titolo sulla stessa storia. Sempre con attori inglesi, Jemma Churchill al posto di Julia Ormond. Lo puoi anche gonfiare, ma sempre un corto rimane. Siamo quindi scesi alla Sala 1 per vedere “La guerra dei nonni” di Gianluca Ansanelli. La battuta che mi sono segnato è “Lei dileggia?” – “No. Sono di Napoli”. Le altre sono inferiori. Non capisco a chi sia indirizzato. Una signora, dei sette spettatori che erano in sala, rideva.

     

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    Ma non è facile ridere di una storia che vede Salemme cercare di far coppia con Tortora, che non è però un partner adatto a lui, troppo alto, troppo romano, troppo prevaricatore. Salemme funziona solo con i suoi attori, Buccirosso, Casagrande, che fanno quelli che subiscono, alla Peppino. Non puoi far fare Peppino a Salemme e Totò a Tortora. La costruzione della coppia si sbanda.  L’idea è appunto che i due nonni facciano i babysitter di un gruppo di ragazzini di età diverse, dalla quasi teenager, fidanzata di un trapper romano, alla pupetta coi boccoli. Paolino mi dice che è un film per bambini. Mah…

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    Bianca Guaccero, in versione Barbie, vicina di casa che risveglia gli istinti dei due nonni, sembra presa dai set della Rai, i due figli, Luca Angeletti e Ana Caterina Morariu, sembrano scelti per caso. Qualche caratterista, come Augusto Fornari, il padre del trapper romano, se la cava. E, incredibilmente, funziona sempre, dove lo metti lo metti, Herbert Ballerina. Lui un paio di risate te la fa sempre fare. Non solo. Spalla storica di Maccio è perfetto in coppia con Salemme. Perché i ruoli sono giusti. Lo chiamiamo alla fine del film. Stava vedendo “Diabolik, chi sei?”. Perfetto.

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