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    CUOCHI E FIAMME! DALLA SCOMPARSA DELLA TOVAGLIA ALLA CACIO E PEPE COL LIMONE, IL CRITICO MASCHERATO DEL CORSERA VISINTIN SI CUCINA LA RISTORAZIONE ITALIANA: "NELLE GRANDI CITTÀ 2 LOCALI SU 5 HANNO A CHE VEDERE CON LA MALAVITA - BOTTURA? MI INFASTIDISCE LA SUA RETORICA PRETESCA”


     
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    VISINTIN COVER VISINTIN COVER

    Enrica Belloni per “Oggi”

     

     

    Scrosci di applausi per Massimo Bottura, chef dell’Osteria Francescana di

    Modena, che ha ottenuto il primo posto nella classifica World’s 50 Best

    Restaurants, Oscar della cucina. Ma c’è chi dice «calma, non ha vinto i

    Mondiali».

     

    È Valerio Massimo Visintin, il critico mascherato del Corriere

    della Sera che recensisce i ristoranti in incognito, e sul libro Cuochi

    sull’orlo di una crisi di nervi denuncia i tic della ristorazione

    italiana.

     

    «Diamo il giusto valore al premio: è una classifica stabilita in

    base alle quotazioni di critici che non possono girare tutto il mondo.

    MASSIMO BOTTURA MASSIMO BOTTURA

    Sponsor dell’evento, poi, è Nestlè, che non mi pare incarni i valori

    dell’alta cucina».

     

     

    Come si mangia da Bottura?

    «Purtroppo non l’ho ancora provato, ma dicono sia bravissimo. Mi

    infastidisce la sua retorica pretesca. Anche a New York ha recitato il suo

    mantra:

     

    “La cultura porta conoscenza, la conoscenza apre la coscienza e la

    coscienza porta alla responsabilità”. A me pare il contrario: la cultura

    VALERIO VISINTIN VALERIO VISINTIN

    fiorisce dalla conoscenza. Detto questo, sono felice per lui, ma temo che

    con tutto quest’entusiasmo si finisca per credere che la ristorazione

    italiana vada bene».

     

    Non è cosi?

    «Nelle grandi città due locali su cinque hanno a che vedere con la

    malavita, che gestisce il ristorante, concede prestiti, chiede mazzette. È

    un settore inflazionato in cui molti non sopravvivono e le paghe sono

    inadeguate. Più si parla di cibo, più questo mondo si ammala».

     

     

    Quali sono le malattie?

    «Gli chef famosi che si considerano grandi artisti. All’evento Identità

    golose ho visto Pietro Leeman (titolare di uno dei migliori ristoranti

    vegetariani, ndr) ondeggiare nella nebbia agitando un campanello.

    LEEMANN2 LEEMANN2

     

    Stava pregando l’acqua perché predisponesse le molecole alla cottura. Abbiamo

    oltrepassato i confini: non c’è ristorante di alta fascia che non proponga

    qualcosa di spettacolare».

     

     

    Per esempio?

    IL LIBRO DI VALERIO MASSIMO VISINTIN IL LIBRO DI VALERIO MASSIMO VISINTIN

    «Il Sasso che rotola: è una polpetta che costa come una pepita e quando te

    la servono ti pare un thriller. Il cameriere deve fartela scivolare nel

    piatto; lui è in tensione e tu pure, perché non sai se la polpettina ti

    finirà sulla cravatta o atterrerà sul piatto».

     

     

    E i piatti che si fa prima a mangiarli che a pronunciarne il nome?

    «La dicitura pasta alle sarde non c’è più; ora vige il “pignolesimo”,

    sovrabbondanza di dettagli, per lo più insignificanti, per battezzare la

    ricetta».

     

     

    E gli ingredienti non li vedi…

    LEEMANN LEEMANN

    «È il “puntinismo gastronomico”: la mania di ornare i piatti con puntini e

    virgolette. Mi è successo in un ristorante di lusso. Arriva una portata

    con ingredienti di cui non trovavo traccia. Mi sono concentrato e li ho

    visti controluce in millimetriche palline».

    massimo bottura 9 massimo bottura 9

     

     

    Che mi dice delle mode?

    «Oggi il limone è ovunque, pure nella pasta cacio e pepe. E la tovaglia è

    scomparsa: può nascondere l’esigenza di risparmiare, ma è una barbarie. In

    un ristorante quotato, cenavo su un tavolo.

    PIETRO LEEMANN PIETRO LEEMANN massimo bottura 8 massimo bottura 8

     

    Mi è caduto una briciola di capasanta che è rimasta lì, tra goccioline di vino e briciole di pane. Poi non l’ho più vista. Era appiccicata alla manica della camicia».

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