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    IL DIVANO DEI GIUSTI/1 - CHE VEDIAMO STASERA SULLE PIATTAFORME? - IERI MI SONO VISTO, SU NETFLIX, “LA FIGLIA OSCURA”, TRATTO DAL ROMANZO OMONIMO DI ELENA FERRANTE - E’ UN BUON FILM, CON UN GRAN BEL CAST E UNA REGIA ATTENTA, MA UN FILO NOIOSO - PER FORTUNA CHE DOPO MI SONO SPARATO LA CAFONATA DELLA SERATA, CIOÈ LA PRIMA ESPLOSIVA PUNTATA, TUTTA SESSO MULTIGENDER E SUPERVIOLENZA, DEL DIVERTENTISSIMO “OBLITERATEDSU NETFLIX... - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

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    Che vediamo stasera? Intanto stasera avete la nuova puntata, la terza, di “Slow Horses” con Gary Oldman su Apple tv+. Ieri mi sono visto, appena inserito su Netflix, “La figlia oscura”, opera prima, molto amata dalla critica, di Maggie Gyllenhall, tratta dal romanzo omonimo di Elena Ferrante con Olivia Colman, Jesse Buckley, Dakota Johnson, Paul Mescal, Ed Harris e Peter Sarsgaard, all’epoca marito di Maggie Gyllenhaal, e da poco al centro di un casino, perché l’ha mollata per mettersi con la bellissima Jessica Chastain, sua partner su “Memory” di Michel Franco. Infamello.

     

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    A Venezia, dove il film un anno fa vinse per la migliore sceneggiatura, io lo trovai francamente un filo noioso, ma devo dire che un po’ sbagliavo, perché, rivisto, nella seconda parte, con il personaggio della professoressa, interpretato da Olivia Colman, che si sdoppia in una lei giovane, Jessie Buckley, pronta a lasciare figlie e marito dietro al bel Peter Sarsgaard, ma soprattutto alla sua vita, il film cresce molto. E diventa un film di attori. Colman e Buckley vennero candidate entrambe all’Oscar, ai Gotham vinsero la Colman e il film, agli Spirit Awards ebbe tre premi, regia, sceneggiatura e film.

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    Esattamente come ne “L’amica geniale”, si parte da una vacanza, che la professoressa inglese di letteratura comparata, Olivia Colman, si fa da sola su un’isola greca piena di americani e inglesi. Ma quello che accade sulla spiaggia, dove una giovane madre un po’ scapestrata, Dakota Johnson, civetta con il bagnino inglese, la ormai star Paul Mescal, serve solo per far riemergere nella testa della professoressa i sensi di colpa per le sue scelte di vent’anni prima. E’ un buon film, con un gran bel cast e una regia attenta. Il filo di noia rimane.

     

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    Per fortuna che dopo mi sono sparato la cafonata della serata, cioè la prima esplosiva puntata, tutta sesso multigender e superviolenza, del divertentissimo “Obliterated” su Netflix, diretta da Jon Hurwitz e Hayden Schossberg con la bonissima Shelly Hennig come la capo missione Ana Winter, il bonazzo Nick Zano come l’eroe tutto muscoli McKnight, C. Thomas Howell come il genio degli esplosivi Hagerty, Kimi Rutledge come la smanettona Maya, Paola Lazaro come Angela Gomez e il gigantesco terence Terrell come Trunk. Siamo a Las Vegas, nel pieno di una festa, e già lì parte la missione della equipe di Ana Winter per salvare la città dalla bomba portatile di un cattivissimo russo (“non è comunista, punta solo ai soldi”) che è pronta a esplodere radendola al suolo. Bang! Bang!

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    I cattivi vengono tutti uccisi, a parte il capo, imprigionato in un carcere di massima sicurezza, l’equipe di Ana Winter festeggia il successo dell’operazione con un’altra megafesta a Las Vegas tutta sesso, cosa, ecstasy, polverine e trombate. Il problema è che, mentre il nero del gruppo si fa fare un megaboccaglio sotto la doccia da un tizio, mentre la latina si scopre lesbica, la smanettona si offre con la topa piena di panna al superfusto McKnight proprio nel momento che la bonissima Ana ha deciso di farselo, e su chi scopa chi, sopra e sotto, si apre un dibattito da lotta dei sessi che ammoscia la situazione, la squadra, del tutto strafatta, viene richiamata all’ordine, perché c’è una seconda bomba del perfido russo pronta a scoppiare. Ma nessuno degli eroi americani è proprio lucido, fra trombate e eccessi di polveri di ogni tipo. Non è da vedere. Potete farne a meno. Ma all’una di notte è una bomba.

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