DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Buone notizie? Insomma… Lo scatenato “Bullet Train” di David Leitch con Brad Pitt, Aaron Taylor Johnson, Bryan Tyree Henry, l’ultimo blockbuster americano che avrebbe dovuto tirarci su quest’estate con i killer più famosi del mondo chiusi su un treno pronti a farsi la pelle, appena uscito in tutto il mondo (da noi il 25 agosto) sembra che sia terribile, vecchio di vent’anni, brainless-senza cervello. Ma cosa vi aspettavate? Magari funziona lo stesso.
Intanto “The Gray Man” dei fratelli Russo, con tutta questa adrenalina addosso, 200 milioni di budget spesi da netflix per avere un kolossal da tenerci incollati al divano, ha funzionato bene, anzi benissimo, 88 milioni di ore buttate via nel primo weekend in tutto il mondo. Ma l’effetto, ahimè, è durato solo 8 giorni, cioè solo per 8 giorni il film è stato primo nelle classiche netflix. E poi?
Poi basta, ha già rotto i coglioni a tutti, e il simpatico pubblico di netflix, educato poco signorilmente a volere sempre qualcosa di nuovo, dopo otto giorni gli ha preferito un modesto mélo di guerra, amore e diabete, “Purple Hearts” di tal Elizabeth Allen Rosenbaum con Sofia Carson e Nicholas Galitzine, che infatti ora è primo. E non costa 200 milioni di dollari, ma nemmeno 100. E, allora, ci si chiede: è stato un affare buttar via tutti questi soldi per il kolossal dei fratelli Russo? Evidentemente no. E infatti quelli di netflix sono incazzati neri.
Stasera con tutto questo caldo cosa c’è in tv? Devo dire pochino. Vi va l’Angelina Jolie di vent’anni fa quando ancora faceva Lara Croft in “Lara Croft Tomb Rider” di Simon West? Sì lo so, non è bello, però ci sono il papà Jon Voight, Iain Glen e Daniel Craig quando non era ancora James Bond, Canale nove alle 21, 25. Mi ricordo buono “Cuori in Atlantide” diretto dall’australiano Scott Hicks, tratto da un romanzo non horror di Stephen King, con Anthony Hopkins, Hope Davis, Anton Yelchin, David Morse, Iris alle 21, memorie di un fotografo che ricorda la sua infanzia con una misteriosa figura paterna. Il film non funzionò bene come previsto.
Per i fan di Nicolas Cage ci sarebbe “Solo per vendetta” di Roger Donaldson, almeno un buon regista, revenge movie con, appunto, Nicolas Cage, January Jones, Guy Pearce, Jennifer Carpenter, Canale 20 alle 21, 05. Su Rai Movie alle 21, 05 arriva “Tutto tutto niente niente” di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese, un film quasi ‘'tutto tutto'' sbagliato, ‘'niente niente'' del già non perfetto, ma divertente "Qualunquemente", prima avventura dell'onorevole calabrese Cetto Laqualunque, lo scatenato personaggio inventato da Antonio Albanese e Piero Guerrera per il programma di Fabio Fazio "Che tempo che fa", trionfo del politicamente scorretto e della politica senza regole del popolo delle libertà di farsi solo i cazzi propri.
Forte di un incasso di 18 milioni di euro del primo film, miracolo ottenuto sia per la freschezza del personaggio e dei suoi tormentoni ("‘ntu culo!", "Più pilu per tutti!") sia per l'incredibile adesione alla realtà, e con le elezioni in arrivo gradiremo di più anche il sequel, ritroviamo qui lo stesso gusto del grottesco, lo stesso tipo di satira politica eccessiva.
Solo che, forse pensando di non avere abbastanza materiale per un sequel (ma perché?), ci ficcano dentro, quasi a forza, altri due personaggi del vecchio repertorio di Albanese, il pur grande Frengo, edonista strafatto delle Puglie, e il leghista padroncino del nordest Olfo, che prepara la secessione allenando alla lotta svogliate truppe di extracomunitari.
L'idea è che il governo, presieduto da un Paolo Villaggio muto e completamente assente che si limita alla vecchia gag della polpetta mangiata di straforo, ma in realtà controllato da un non meglio specificato Sottosegretario, interpretato con gran divertimento da Fabrizio Bentivoglio, deceduti per un regolamento di conti tre onorevoli, decide di riesumare dal mucchio dei non eletti tre impresentabili personaggi, Cetto, Frengo e Olfo, finiti in galera per motivi diversi. E' un peccato, perché il puro sequel di Cetto Laqualunque è quello che volevamo. Il suo personaggio funziona ancora e si ride vedendolo chiedere "Quanto costano 10.000 voti?".
Si ride quando gli vediamo recapitare in galera una escort e lui risponde "No, grazie, avevo bisogno proprio di un troione!". Per non parlare di quando chiede al fido Pino, il grande Nicola Rignanese, di mozzargli la mano che ha toccato il pacco del trans Vittorio/a Schisano. E di quando si scopre gay cominciando a entrare in fissa col Tuca Tuca della Carrà. E, infine, di quando elenca tutti gli omicidi ascrivibile al Sottosegretario, a cominciare da quello di tal Ciro Fiammazza detto Fuffi "perché quando sparava abbaiava".
Si ride meno con Frengo che torna dalla mamma, Lunetta Savino, cattolica delirante che lo vuole beato e benedetto dal Papa. E' divertente anche Frengo che spiega la religione cattolica a modo suo: "Cosa c'è dopo la morte? Un centro commerciale...". Ma su tutto domina lo spreco. Di soldi, di battute, di trovate, di grandi personaggi, come Gigi Burruano o Paolo Villaggio, veramente poco più che comparse, per non parlare della sottoutilizzazione di Lorenza Indovina e di Fabrizio Bentivoglio.
Malgrado il pasticcio produttivo, Richard Donner, regista del primo “Superman” cacciato dal set con il 70% di riprese girato e sostituito col pure bravissimo Richard Lester, che rigirò a modo suo parecchie cose, “Superman II” è ancora un grande film di supereroi come si poteva fare negli anni 70, con Christopher Reeve, Gene Hackman, Terence Stamp, Margot Kidder, Susannah York, E.G. Marshall come Presidente, Canale 27alle 21, 10. Manca Marlon Brando perché non si mise d’accordo con i produttori sui soldi, a scene già girate.
Lo scrisse, come il primo, Mario Puzo, che venne però sostituito da Tom Mankiewicz, che tolse parecchi elementi camp. Parecchi anni dopo, nel 2006, venne montato il director’s cut di Donner, su richiesta di Margot Kidder, che sosteneva che il film si sarebbe potuto montare anche solo con quello che lui aveva girato assieme al primo Superman.
Decisamente meno interessante “Killer Shark” di Griff Furst co Kristi Swanson, D.B. Sweeney, Robert Davi, Cielo alle 21, 15. Su Rai Tre alle 21, 20 trovo assolutamente imperdibile il film di calcio comedy “Regine del campo” di Mohamed Hamidi dove l’allenatore di una squadra di calcio francese, quando tutti i suoi giocatori sono interdetti dal campionato, li sostituisce con la squadra femminile e così decide di salvare il campionato. Ci sono notevoli attrici nei ruoli delle calciatrici, Sabrina Ouazani, Celine Sallette e Laure Calamy.
Sono interessato anche al sofisticato spionistico “Page Eight” di David Hare col grande Bill Nighy, Rachel Weisz, Michael Gambon, Ralph Fiennes, Judy Davis. In seconda serata su Rai Movie alle 22, 45 trovate la commedia di Luigi Cecinelli “Niente può fermarci” con Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri. Meglio buttarsi sul vecchio trashione di “Doppio misto”, film per la tv di Sergio Martino girato nello spledore della scalata televisiva berlusconiana con Gigi e Andrea, ma soprattutto le stelle Tinì Cansino e Moana Pozzi e Gianni Ciardo.
Su Cielo alle 23 trovate la replica di “Peccato veniale” di Salvatore Samperi con Laura Antonelli, Alessandro Momo, Monica Guerritore, Orazio Orlando. Meno visto di “Malizia”, più che un rapido sequel è uva variante viareggina. Altra replica eccellente quella di “The Mission”, kolossal di Roland Joffé con Jeremy Irons e Robert De niro, dove Ennio Morricone si scatena con musiche epico-avventurose, Iris alle 23, 15. Su Rai Tre alle 23, 35 siamo ancora in pieva commedia francese con “Quasi nemici” di Yvan Attal con Daniel Auteuil, Camela Jordana.
Tra i film intorno alla mezzanotte ci sarebbe il poliziesco “Il risolutore” di F. Gary Gray, dove Vn Diesel cercava di costruirsi un ruolo meno ripetitivo di quello di “Fast ad Furious”, e per questo il film funzionò meno bene, Italia 1 a mezzanotte precisa, e il più lontano e, per me, di culto, costruito sugli scontri tra i neopunk e i professori “Classe 1984” diretto nel 1982 da Mark L. Lester con Perry King, Michael J. Fox, Merrie Lynn Ross, Roddy McDowell, Rai Movie alle 00, 30.
Trovo notevole e pieno di grandi volti di attori siciliani, da Franco Scaldati a Gigi Burruano a Tony Sperandeo “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore con Sergio Castellitto che porta nella Sicilia miserabile del dopoguerra il sogno del cinema e la giovanissima, allora, Tiziana Lodato, che non diventerà mai la star che si pensava. Su Cine 34 alle 00, 50 torna per la gioia del pubblico più anzianotto “Il corpo” di Luigi Scattini con Zeudi Araya, Enrico Maria Salerno, Leonard Mann e Carroll Baker.
Tra i film della notte vi segnalo “London Boulevard” di William Monahan con Keira Knightley, Colin Farrell, Anna Friel, David Thewlis, Rai Due alle 2, 05. Il film più stracult della nottata penso sia il poliziottesco di Umberto Lenzi “L’uomo della strada fa giustizia” con Henry Silva, che ricorda Lenzi come il regista che urla sempre, Luciana Paluzzi, che da anni vive a Los Angeles, Silvano Tranquilli, Claudio Gora e il francese Raymond Pellegrin. Ricordo “Puro cashmere” di Biagio Proietti come giallo-comedy prodotto da Rai Uno con Mauro Di Francesco protagonista, Paola Onofri, che non fece, ahimé, molta strada, Anna Galiena, Antonio Cantafora.
Biagio Proietti, che è morto da poco, è stato un signore che ha scritto per la rai un numero incredibile di gialli e che non è mai stato celebrato come si sarebbe dovuto. Trascurerei il musicarello con Little Tony “Riderà” (sottotitolo “Cuore matto”), diretto da Bruno Corbucci e interpretato da Little Tony, Marisa Solinas, Oreste Lionello, Cine 34 alle 4, 10, ma solo perché quando uscii non mi sembrò così interessante dal trailer. Al punto che fu tra i pochissimi film del 1966 che non vidi. Magari sbagliando.
Vidi, ma non mi piacque nemmeno la commedia pensata per la tv ma uscita al cinema “La locandiera” diretta da Paolo Cavara, poco adatto al genere, con Claudia Mori, Adriano Celentano, Paolo Villaggio, Gianni Cavina, Marco Messeri e Lucio Montanaro, Rai Movie alle 5.
storia di una monaca di clausura 1
Chiudo con il decisamente più interessante, c’è chi lo considera il migliore dei tonaca-movies, “Storia di una monaca di clausura” diretto nel 1973 da Domenico Paolella, ma prodotto e ideato da Tonino Cervi, che già avevano avuto un grande successo con il loro “Le monache di Sant’Arcangelo” l’anno prima, con Catherine Spaak in versione bisex, Suzy Kendall (che prese il posto pensato per Joan Collins) come madre superiora, Martine Brochard, Paola Senatore e Eleonora Giorgi che si spogliano per tutte e offrono la vera chiave di sex-ploitation al film.
storia di una monaca di clausura
Ma ci sono anche Umberto Orsini e Tino Carraro per nobilitarlo un po’ in mezzo a tanti nudi, Iris alle 5, 10. Rispetto al primo film, torna solo Martine Brochard, ma con un personaggio diverso, mentre non ci sono più né Anne Heywood né Ornella Muti.
bullet train mission 3l uomo della strada fa giustizia 1l uomo della strada fa giustizia 2l uomo della strada fa giustizia 3classe 1984 1mission 1classe 1984 3mission 2bullet train 9tutto tutto niente niente 5la locandiera 1bullet train 6bullet train 8tutto tutto niente niente 2regine del campo 1regine del campo 3peccato veniale 2angelina jolie lara croftpeccato veniale 3puro cashmere 1zeudy araya il corpo il corporyan gosling the gray man chris evans the gray man vin diesel il risolutore quasi nemici – l’importante e avere ragionepurple hearts 1rachel weisz page eight niente puo fermarci ana de armas the gray man niente puo fermarci 1nicholas cage solo per vendetta cuori in atlantide 2killer shark 2cuori in atlantide 1bullet train 1
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