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    IL PIATTO PIANGE - IL FONDO ELLIOTT CERCA UN SOCIO DI MINORANZA PER IL MILAN: GLI AMERICANI HANNO GIA’ SPESO 370 MILIONI PER ACQUISIRE E RINFORZARE LA SQUADRA E NON INTENDONO BRUCIARE ALTRI SOLDI NELLA GESTIONE CORRENTE - UN GRUPPO ARABO POTREBBE FARSI AVANTI PER ENTRARE NELL’AZIONARIATO - L’OBIETTIVO DI SINGER E’ RIVALUTARE IL BRAND MILAN E POI VENDERE…


     
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    Stefano Cantalupi per “la Gazzetta dello Sport”

     

    PAUL SINGER ELLIOTT MILAN PAUL SINGER ELLIOTT MILAN

    L'esperienza araba del Milan potrebbe non essersi conclusa con la sconfitta di Gedda in Supercoppa. Stavolta, però, si parla di assetti societari, non di calcio giocato. Le voci di un ingresso nel club di via Aldo Rossi da parte di un gruppo mediorientale d' investitori avevano iniziato a girare già lo scorso novembre, ma ieri hanno ripreso corpo, anche se manca ancora il nome del soggetto interessato.

     

    Nulla di simile all' offerta di 600 milioni presentata sempre in autunno dal magnate ceco Kretinsky: non è in ballo il controllo del club, bensì una quota di minoranza d' entità non superiore al 30%. L'indiscrezione circola in ambienti finanziari, ma non trova conferme in quello rossonero. Normale, data la delicatezza dell' argomento e la fase ancora embrionale dei contatti.

     

    kretinsky kretinsky

    FINANZIAMENTI

    Il fondo Elliott, proprietario del Milan, non è comunque contrario alla prospettiva di reperire esternamente parte dei fondi necessari a garantire l' operatività del club (e di recente ha aperto all' ingresso di piccoli soci). Nel Cda in cui ha approvato il bilancio 2017-18 (quel -126 milioni su cui la Uefa non si è ancora espressa), s' è discusso anche della possibilità di emettere un nuovo bond, ottenuto il rimborso delle due obbligazioni sottoscritte da Elliott nel 2017. La prospettiva di rivolgersi al mercato dei capitali per finanziarsi - già Inter e Roma avevano esplorato un sentiero simile con Goldman Sachs - era stata considerata plausibile, visto l' appeal esercitato da un club finalmente sgravato dei debiti.

    Ma non se n' è fatto nulla.

     

    SCENARI

    GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS

    In attesa di capire se l' interesse degli arabi si tramuterà in un' offerta concreta, vale la pena fare ordine su motivazioni e possibili conseguenze. La prima domanda da porsi è: un colosso come Elliott ha bisogno di un socio nel Milan? Risposta: no, se ne facciamo una questione di capacità economica. Ma diminuirebbe l' esposizione dell' hedge fund nella gestione corrente, molto onerosa: gli ultimi bilanci del Milan hanno «bruciato» cassa per cifre vicine ai 100 milioni, e la famiglia Singer non è certo entusiasta alla prospettiva di dover iniettare continuamente denaro fino a quando il «segno meno» si trasformerà in «segno più» (processo lungo, anche in caso di qualificazione Champions).

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    STADIO E MERCATO

    Elliott, fin qui, ha effettuato un esborso nel Milan pari a 370 milioni, aggiungendo al prestito iniziale i versamenti e sottraendo il rimborso dei due bond. Una cifra contenuta per l'acquisto di un club come il Milan, a patto però di valorizzarlo e di non dissanguarsi in continue immissioni di denaro. Un nuovo socio non aumenterebbe i ricavi del club (il tallone d'Achille del Milan), ma comporterebbe una ripartizione dei costi e l' impegno a condividere con Elliott i prossimi aumenti di capitale.

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    E concorrerebbe a fissare il prezzo a cui rivendere il club (se per pura ipotesi il 25% fosse ceduto a 250 milioni, il valore di mercato sarebbe di un miliardo). Oltre a rinforzare il brand rossonero nella penisola araba, i soldi per la cessione delle quote potrebbero essere usati per rinforzare la squadra, ma sempre nei vincoli di bilancio Uefa: nulla si modificherebbe sul fronte Fair play finanziario, anche perché non si tratterebbe di un cambio di controllo del club.

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