Giordano Stabile per www.lastampa.it
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Il mullah Omar, dopo aver imposto un regno del terrore dal 1996 al 2001 in Afghanistan, si è nascosto per anni a tre chilometri da una base americana dove stazionavano oltre mille soldati, compresi reparti delle forze speciali che gli davano la caccia in tutto il Paese e nel vicino Pakistan. La beffa del capo talebano da un occhio solo, che sarebbe morto di malattia nel 2013, è raccontata in un libro scritto dalla giornalista olandese Bette Dam con la collaborazione dell’americana Jessica Donati, “Searching for an Enemy”, a caccia di un nemico.
Nella provincia di Zabul
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Secondo la loro ricostruzione il mullah Omar non è mai fuggito in Pakistan ma ha vissuto nascosto a Zabul, a pochi chilometri da una base americana con migliaia di soldati. Finora l’ipotesi più accreditata era che il capo dei Taleban si fosse rifugiato nella zona di Quetta, in Pakistan, per poi morire per una insufficienza renale in ospedale a Karachi. Dam ha lavorato su pista completamente diversa per cinque anni, con ampie ricerche sul campo.
Il racconto della guardia del corpo
La sua fonte principale è Jabbar Omari, la guardia del corpo del capo dei Taleban. In base alle testimonianze e ai dati raccolti, il mullah Omar, subito dopo l’intervento americano in Afghanistan seguito all’attacco dalle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, ha lasciato Kabul e si è nascosto in un piccolo compound a Qalat, capoluogo della provincia di Zabul. Nel 2004, a soli tre chilometri di distanza, gli americani hanno cominciato a costruire la base avanzata Lagman.
Nascosto dietro una catasta di legna
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Il capo dei Taleban non ha mai rivelato la sua identità alla famiglia che lo ospitava nel compound. Le pattuglie americane per due volte sono state sul punto di scoprirlo. Una volta il mullah Omar e la guardia del corpo Omari erano nel cortile, “si sono nascosti dietro una catasta di legna” ma i soldati sono passati “senza entrare a dare un’occhiata”. Il capo dei Taleban, per prudenza, “evitava le visite dei famigliari” e teneva un diario “in un linguaggio immaginario”. Ascoltava le notizie sulla Bbc in lingua pashto, la più diffusa in Afghanistan assieme al dari, e dalla radio ha appreso la morte di Osama bin Laden, il 2 maggio del 2001.
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Vita da eremita
Evitava comunque di commentare le notizie dal mondo e conduceva “una vita da eremita” fino alla morte nell’aprile del 2013. Un evento che i Taleban hanno tenuto nascosto per oltre un anno, fino alla scelta del suo successore. Nella sua ricostruzione la Dam conferma la morte per malattia nel 2013 ma il fatto che il Omar abbia per anni beffato le truppe americane a poca distanza è un colpo all’Intelligence americana. Ma è anche un punto a favore del Pakistan, che ha sempre negato di ospitare i terroristi e soprattutto che la leadership talebana, la cosiddetta “Shura di Quetta”, abbia il suo quartier generale nella provincia pachistana del Balochistan.
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