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    QUEL SOLITO TRANS TRANS – IL “MUSEO NAZIONALE DI STORIA DELLE DONNE” DELLA VIRGINIA CELEBRA TRE TRANS INSERENDOLE TRA LE DONNE CHE HANNO FATTO LA STORIA – L’ENTE, PIEGATO AL PENSIERO UNICO DELL’INCLUSIVITÀ, HA DEDICATO UNO SPAZIO A ANDREA JENKINS, PRIMA DONNA NERA TRANS ELETTA A CARICHE PUBBLICHE NEGLI USA. CECILIA CHUNG, EX PROSTITUTA, LEADER DEI DIRITTI CIVILI. E RACHEL LEVINE PRIMO FUNZIONARIO FEDERALE TRANS NEL GOVERNO STATUNITENSE - HA RAGIONE RICKY GERVAIS: "LE DONNE CON LE OVAIE SONO DINOSAURI. LE NUOVE DONNE HANNO LA BARBA E IL CAZZO"


     
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    Fabrizio Cannone per “la Verità”

     

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    Il sito web Breitbart ci informa che il «Museo nazionale di Storia delle donne» presenta come  figure di rilievo tre «donne» nate uomini!

    Le «trans donne» che meritano di onorare il Museo delle donne sono Cecilia Chung, Andrea Jenkins e Rachel Levine. Andrea Jenkins, nata/o nel 1961, ha il gran vanto di essere «diventata la prima donna nera apertamente transgender eletta a cariche pubbliche negli Stati Uniti nel 2012». Da gennaio scorso è anche presidente del consiglio comunale di Minneapolis. La Jenkins ha «partecipato al movimento Trans Lives Matter» ed è «stata gran maresciallo della Twin Cities Pride Parade».

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    Curriculum impeccabile. Cecilia Chung fa quasi meglio. Nata/o a Hong Kong nel 1965 «è una leader dei diritti civili e attivista per i diritti Lgbt, la consapevolezza dell'Hiv/Aids, la difesa della salute e la giustizia sociale».

    Ex prostituta senzatetto e tossicodipendente, è direttrice delle iniziative strategiche presso il Trangender Law Center. Nel 2019 ricevette il premio di «donna» californiana dell'anno.

     

    Rachel Levine è forse la più famosa del trio. Almeno da quando, nel 2021, ha iniziato a lavorare come assistente segretario alla Salute di Joe Biden. Divenendo così, «il primo funzionario federale apertamente transgender nel governo statunitense». Beh, sicuramente non è roba da tutti.

     

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    Ma il «Museo nazionale delle donne» in tutto questo? Fondato in Virginia nel 1996 dalla donna e femminista Karen Staser, il museo, come spiega il proprio sito, «porta in vita le innumerevoli storie non raccontate di donne nel corso della storia e funge da spazio per tutti per ispirare, sperimentare, collaborare e amplificare l'impatto delle donne - passato, presente e futuro». Bene.

     

    Secondo Wikipedia, il National Women's History Museum (Nwhm) è «un museo e un'organizzazione storica americana che ricerca, raccoglie ed espone i contributi delle donne alla vita sociale, culturale, economica e politica della nostra nazione in un contesto di storia mondiale». Ed effettivamente le donne eccezionali in ogni ramo dello scibile umano sono molte: vanno quindi conosciute e celebrate. Ma allora che senso ha inserire nel Museo a loro dedicato dei cittadini nati maschi, seppur si vestano e si atteggino da donne, scimmiottando ciò che la natura e la cultura attribuiscono, di norma, al sesso femminile?

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    Più spazio e visibilità alle donne, chiedevano un tempo le femministe. Visto però l'aumento costante e non solo in America, degli uomini che si sentono donne, le donne-donne rischiano di avere a termine sempre meno spazio nelle istituzioni ad esse dedicate. E le quote rosa verranno rimpiazzate da quote arcobaleno. Fino a che il rosa si disperda nel frullato.

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